giovedì 14 febbraio 2013

Inquinamento e stress da locomozione: come risolvere i problemi alla radice

Uno dei metodi più efficaci per ostacolare il diffondersi dell'informazione non è quello di cercare di contrastarla con degli argomenti logici - che per altro scarseggerebbero - ma salire sul carro della stessa cercando di deviarne la traiettoria.
Un trucco che funziona quasi sempre è quello di spostare l'attenzione e la focalizzazione della discussione dalle cause agli effetti. Su di essi si può discorrere all'infinito e perfino trovare soluzioni transitorie apparentemente efficaci (come un farmaco per una malattia) senza scalfire minimamente le cause.
Così, per quanto riguarda cause ed effetti relativi ai costi sociali, a quelli ambientali, agli effetti negativi sulla qualità della vita comportati dal traffico intenso e dalla densità circolatoria sulle strade, non si fa altro che discutere nonché ideare inutili palliativi costituiti da nuove norme circolatorie, divieti e deviazioni ad orari prestabiliti, potenziamento delle linee pubbliche ed altre amenità che non solo non migliorano ma - in genere - peggiorano la situazione in quanto se esiste una determinata quantità di persone e merci costrette a raggiungere un determinato punto, l'unica cosa che si può fare è quella di omogeneizzare il flusso evitando punte orarie e canalizzando il traffico su direttrici ad alta capacità di smaltimento. Tutte stronzate, insomma, che lasciano per forza di cose inalterato il flusso nella sua consistenza e con esso quasi inalterati i costi, l'impatto ambientale e le perdite di tempo.
 
L'unica svolta radicale a 180° per abbattere drasticamente, e non solo nascondere sotto al tappeto i mille problemi creati dal traffico, non è quella di ideare trasporti pubblici fantascientifici su monorotaia a -levitazione magnetica o auto iper-ecologiche che in maniera totalmente automatica ed indipendente dalla vostra volontà vi portano con estrema sicurezza al macello ma è quella di ABBATTERE I PRESUPPOSTI DEL TRAFFICO, come vado predicando da decenni, intervenendo per una volta sulle CAUSE e non sugli effetti.
 
Bene, giunti a questa determinazione, è innanzitutto necessario individuare i VERI motivi che spingono un'enorme percentuale di cittadini, ogni giorno della loro vita lavorativa o per il soddisfacimento delle necessità quotidiane, ad allontanarsi tanto dalla loro residenza da dover ricorrere ad un mezzo di trasporto motorizzato, privato o pubblico che sia.
 
Allora, da CHI è formato il traffico?
A seconda degli orari presi in considerazione, escludendo gli inevitabili addetti alla manutenzione urbana, stradale ed impiantistica come netturbini, stradini, idraulici del Comune ed elettricisti, artigiani e professionisti che operano a domicilio per la stessa natura della loro prestazione, nonché gli intoccabili turisti, si può supporre con sufficiente approssimazione che il traffico su cui si può intervenire, riducendolo drasticamente ricavandone più vantaggi che svantaggi, sia composto da categorie del genere:
  • Artigiani, burocrati, commercianti, operai, personale scolastico, professionisti che risiedono lontano dal loro posto di lavoro. In una parola: pendolari;
  • Studenti che risiedono lontano dall'edificio scolastico;
  • Cittadini costretti ad andare di persona, magari allontanandosi dal posto di lavoro, presso un ufficio pubblico o privato per espletare pratiche burocratiche;
  • Trasportatori di merci, con particolare attenzione ai generi alimentari, acqua e bevande comprese, in viaggio quotidiano da un capo all'altro del Paese;
  • Commercianti ambulanti;
  • Gente costretta ad allontanarsi per acquisti di prima e seconda necessità;
  • Personale medico e pazienti di ospedali, nosocomi vari, ambulatori, (inutili) centri di benessere o riabilitazione e quant'altro.
Soluzioni, nell'ordine ai punti elencati:
  • Incentivare, con mirati strumenti fiscali e creditizi supportati dallo Stato qualsiasi attività lavorativa che non comporti pendolarismo del titolare ovvero che si svolgono in prossimità della loro residenza. Rilasciare, senza difficoltà da parte del richiedente, licenze per nuove attività insistenti in zone perfiferiche a bassa densità abitativa o circolatoria e dal contrario non rilasciarne più tante nei centri già più che serviti e congestionati (questo provvedimento potrebbe incrementare il traffico locale di zone poco frequentate sgravando tuttavia in parte i centri urbani, con positivi effetti sull'inquinamento e sui tempi morti derivanti dai semafori e dalla ricerca dei parcheggi) 
  • Decentrare i plessi scolastici in piccole strutture di quartiere sfruttando anche le possibilità offerte dall'informatica, invece che accorparli in strutture sempre più grandi dai costi proibitivi e che da sole sono capaci di paralizzare il traffico della zona in cui insistono negli orari di ingresso ed uscita dei corsi;
  • Snellire ed informatizzare la burocrazia in maniera seria e radicale in modo da poter espletare da casa, magari a qualsiasi ora del giorno, la maggior parte delle pratiche e decentrando gli uffici in piccole unità di quartiere per i casi in cui sia realmente indispensabile la presenza del cittadino allo sportello. Abolire enti inutili come le Province, non per centralizzare il potere come immagina qualcuno, ma altrsì per decentrarlo agli enti locali ovvero ai Comuni che funzionavano benissimo nel Medio Evo e non si vede perché non possano funzionare oggi;
  • Detassare DEL TUTTO i prodotti alimentari a km 0 (diciamo non superiori a 10 oppure che non provengono da altri Comuni. Si potrebbe ideeare un vistoso marchio obbligatorio sulle derrate che ne identifica il Comune di provenienza). Tassazione extra "a chilometro" per la merce proveniente da distanze maggiori. Supertassa a chilometro sull'acqua imbottigliata in vetro. Ipertassa non inferiore ad 1€/litro su quella imbottigliata in plastica, da destinare ai costi di smaltimento senza combustione delle materie plastiche. Parallelamente alla supertassazione dell'acqua imbottigliata, sfruttare i proventi derivanti per migliorare la rete di distribuzione dell'acqua potabile e la sua qualità ricorrendo alla minore quantità possibile di additivi chimici. Una buona acqua potabile dal rubinetto dovrebbe essere anche gratuita ed a qualità garantita per ogni cittadino. Una fontana di quartiere a flusso continuato e magari utilizzato infine per irrigazioni (siamo in Italia e ce lo possiamo permettere) può contribuire ad evitare sedimenti e proliferazioni batteriche e vegetali nelle condutture;
  • Il commercio ambulante è folkloristico, in qualche caso costituisce anche una scelta di vita del titolare ma, non so, credo che prima o poi dovremmo farne a meno assieme ai mercati rionali e non che spesso, invece di costituire un occasione di risparmio per gli acquirenti, costituiscono solo una diminuzione dell'incasso giornaliero per i commercianti di zona in sede fissa. Ho riscontrato di persona, ad esempio, che negli ultimi anni in un piccolo ma ricco capoluogo di provincia toscano che conosco molto bene, il prezzo/qualità offerto al mercato cittadino del mercoledì non è migliore o è addirittura inferiore per pari prodotti reperibili in città;
  • L'aspetto dello shopping è da affrontare anche lavorando sulle coscienze e sulle abitudini che spingono i consumatori a fare abitualmente acquisti lontano dalla propria residenza invece di preferire i commercianti locali. La grande distribuzione rende difficile la concorrenza dei piccoli ma ci sarebbe sempre il metodo degli incentivi e dei disincentivi... .
  • L'ultima è la più facile di tutte: basta smettere di ammalarsi o di farsi convincere che si è ammalati tanto da doversi rivolgere a strutture e personali medici. Come fare? Semplicissimo: stressare lo stress, alimentarsi in modo corretto e condurre una vita salutare nonché ricca di soddisfazioni.
Con questi consigli, auguro a tutti una buona salute.