giovedì 3 novembre 2016

Ancel Keys e la Dieta Mediterranea vista da casa sua


Ancel Keys era un fisiologo americano giunto in Italia al seguito delle truppe d'occupazione nonché inventore della "razione K" che già in patria aveva condotto degli studi sull'alimentazione umana, ad esempio sottoponendo alcune decine di obiettori di coscienza ad una dieta di 1800 calorie giornaliere in un arco di tempo in cui ne consumavano 3000... .

Catapultato nell'Italia meridionale del dopoguerra - ove rimase per 40 anni - dal suo Minnesota, notò subito di una bassa incidenza di malattie cardiovascolari nella gente del posto, rilievo statistico che lo spinse a condurre una serie di studi epidemiologici comparati alle loro abitudini alimentari e di vita.
Keys si stabilì nei pressi del paesino costiero cilentano di Pioppi ma per i suoi studi si avvalse anche di dati provenienti da altri Paesi.
In particolare, confermò le sue teorie sulla Dieta Mediterranea comparando dati provenienti da USA, Finlandia (finlandese era uno dei suoi collaboratori), Yugoslavia, Giappone, Olanda, Italia e Grecia.
Ma evitò di pubblicare dati provenienti da altri 15 Paesi che l'avrebbero sconfessato: ad esempio, non fu mai capace di spiegare perché i norvegesi, nonostante mangiassero molti più grassi degli statunitensi, presentassero livelli di colesterolo nel sangue nettamente inferiori ed una più bassa incidenza di patologie cardiovascolari... .

Piramide della Dieta Mediterranea
I suoi studi sulla Dieta, cominciarono sistematicamente dagli anni '60 e, almeno per quanto riguarda la popolazione locale, probabilmente non tennero conto del fatto che i centenari che intervistava erano i primi figli della distruzione del Regno ed erano sopravvissuti a due guerre mondiali. In pratica, nella loro vita, avevano attraversato almeno tre lunghi periodi contraddistinti da privazioni traducibili in sostanza con una dieta ipocalorica, l'unico genere di dieta per il quale è statisticamente accertato che allunghi la vita... .

Inoltre, il vero regime alimentare tenuto dai cilentani variava, e non di poco, tra la costa e le zone più elevate e lontane dal mare. La stessa popolazione costiera - ma questo Keys probabilmente lo ignorava - aveva ben pochi legami culturali e di sangue con quella del Cilento "alto" in quanto le zone costiere di quell'area geografica furono (ri)popolate solo a partire dalla fine delle scorribande saracene e ad opera di gente che proveniva soprattutto dalla costiera amalfitana e del Golfo di Napoli, infatti ancor oggi è possibile rilevare sulla costa una maggiore presenza di cognomi che non sono tipicamente cilentani, fenomeno ampliato certamente anche dalla lenta ma costante immigrazione di "napoletani" che dopo il boom turistico avviatosi negli anni '60 hanno deciso di stabilirsi definitivamente nel Cilento costiero.

Santa Maria a Mare
Uno dei tanti riscontri della contaminazione culturale tra la Costiera Amalfitana ed il Cilento, oltre alla presenza di cognomi tipicamente amalfitani solo nei borghi cilentani costieri, sono le proporzioni della statua di Santa Maria a Mare (nonché lo stesso toponimo della frazione di Castellabate) che le conferiscono l'aspetto caratteristicamente "tracagnotto", identico a quello della stessa statua adorata ad Amalfi. Sottolineo questo, a beneficio di chi pensa che le madonne cristiane siano plurime e diverse a seconda della loro rappresentazione fisica e così si trova a discutere su quale sia più miracolosa: quella di Lourdes oppure quella di Medjugorje anche se l'adorazione di immagini e rappresentazioni terrene era fortemente "sconsigliata" dai dettami biblici... .

Tornando alle discrepanze tra la Dieta Med e la realtà locale, nel Cilento "alto" ed arcaico, il consumo di prodotti ittici è stato fino a pochi decenni fa praticamente nullo, cioè fino a quando la qualità delle strade e la crescente motorizzazione privata non hanno consentito ai pescatori di espandere la loro clientela andando a vendere il loro pesce (soprattutto di bassa qualità come le sarde) direttamente nelle zone più interne. Eppure i prodotti ittici sono ampiamente contemplati nella Dieta Mediterranea.

Per il consumo di cereali invece, fino all'epoca delle bonifiche su vasta scala, nel Cilento c'erano ben pochi terreni adatti a tali colture in quanto le già scarse estensioni pianeggianti erano in gran parte costituite da acquitrini e paludi. Però le popolazioni costiere potevano avvalersi più facilmente dei commerci marittimi per variare ed integrare la loro dieta con cereali provenienti dalle coltivazioni del casertano.
Il pane ed i farinacei in genere, prima di allora nel Cilento erano ottenuti dalle castagne, più raramente anche dai ceci, ma molto difficilmente dal grano o da altri cereali che però compaiono in abbondanza nei dettami della Dieta.

Anche la poca carne contemplata, era in realtà ancor meno presente in quella tipica delle popolazioni locali in quanto gli stessi allevatori e pastori, raramente potevano permettersi di macellare ad uso proprio le loro uniche fonti di sostentamento!

Regresso evolutivo dell'Homo Dulcis


Certo è che, per quanto sbilanciata ed inosservante delle realtà locali che possa essere, anche una Dieta Mediterranea così codificata, è sempre meglio dello smodato uso di zuccheri, cereali e latticini consumati abitualmente dagli statunitensi. Questo dato di fatto di sicuro dà ragione a Keys, e solo per questo ho pubblicato qui questo articolo e non nel blog de I Truffatori!