mercoledì 20 luglio 2011

Alcune tristi verità sul famoso scrittore Roberto Saviano


Qualcuno ricorderà che il 7 ottobre 2010 a Roma andò in scena una manifestazione di solidarietà ad Israele. Sì, avete letto bene: non di solidarietà ai palestinesi dei territori occupati ai quali distruggono le case coi bulldozer e che non possono nemmeno ricevere aiuti umanitari perché l'esercito israeliano attacca con violenza inaudita persino chi si azzarda a fornire beni indispensabili agli arabi confinati nei ghetti israeliani.
No, una manifestazione di solidarietà ad Israele.

Di norma non ci occuperemmo di un simile evento dato che siamo tristemente abituati alla maniera in cui il potere usa la neolingua orwelliana (in questo caso si tratta della creazione di un nuovo ossimoro: "solidarietà agli oppressori") ed alla maniera in cui esso cerca di nascondere i propri misfatti con azioni di propaganda.


Il fatto rilevante è che fra i ferventi sostenitori di questa manifestazione troviamo Lucio Dalla, Massimo Ranieri (forse adesso qualcuno comprende bene com'è che si diventa famosi nel mondo della canzone), Raiz, Walter Veltroni, Piero Fassino, Furio Colombo, Francesco Rutelli, Giovanna Melandri, Rita Levi-Montalcini (figura di spicco del CICAP, nota bene), Umberto Veronesi (e meno male che é vegetariano!), Paolo Mieli, Pierluigi Battista, Giorgio Albertazzi (un elenco più preciso in fondo all'articolo).
Ma dulcis in fundo ecco il nome che nessuno s'immaginava di trovare fra i partecipanti a quest'evento dal titolo altisonante Per la verità, Per Israele: Roberto Saviano.

E cosa ha detto? Che Israele è una democrazia sotto assedio (mamma mia come l'ha sparata grossa, e questo sarebbe il serio ricercatore che studia la mafia campana e poi scrive un libro-inchiesta di grande successo?), che in Israele i gay hanno libertà di manifestare le proprie tendenze sessuali e che addirittura ci sono organizzazioni israeliane che accolgono arabi gay che sfuggono al carcere o addirittura alla pena di morte nel loro stato. Non posso negare questo fatto (al momento non ho indagato, è un dettaglio ben poco rilevante), ma non è certo questo particolare positivo che può cancellare le violenze sistematiche del governo di Israele (non certo degli israeliani in quanto nazione o degli ebrei in quanto gruppo religioso) sui Palestinesi. Vedi ad esempio quanto denunciato dal seguente video: Microonde e fosforo bianco: le armi che ufficialmente non esistono.



A pochi mesi dai tremendi fatti del convoglio di aiuti umanitari fermato con la violenza delle armi dall'esercito israeliano il fatto che Saviano non abbia fatto nemmeno un cenno ai crimini dello stato d'Israele è veramente scandaloso, né si può pensare che egli non sappia o non possa informarsi sulla realtà dei fatti; semplicemente ha fatto una selezione dei fatti da presentare nel suo intervento, cassando tutte le peggiori azioni dello stato d'Israele e presentando i suoi aspetti migliori. Pura demagogia insomma.

E, diciamolo pure, il fatto che sia di origini ebraiche non vuol dire niente, altrimenti io dovrei difendere a spada tratta tutto quello che si fa in Sicilia solo perché vi sono nato, magari fino al punto di ignorare o negare il fenomeno mafioso.

Una buona parte dell'intervento di Saviano alla suddetta manifestazione è dedicato poi alla narrazione di un suo ricordo d'infanzia, relativo al nonno che gli intimava di pensare sempre a Gerusalemme prima di tutto. L'aneddoto che di per sé è di ben poco rilievo nel contesto dell'evento, viene per altro narrato senza nemmeno sottolineare il pesante indottrinamento a cui egli veniva sottoposto da bambino.

Qui sotto una registrazione del discorso in oggetto:


Ed ecco l'ottima risposta a Saviano, sempre in video, realizzata dall'attivista per i diritti umani VIttorio Arrigoni:


A corollario del video quattro righe tratte dal sito http://guerrillaradio.iobloggo.com/
Anche ieri 4 bambini palestinesi rapiti durante un raid dell’esercito israeliano: a uno dei bambini hanno sparato alle gambe.
I genitori dei rapiti non hanno idea di dove si trovino i loro figli, l’unica certezza sono le torture e gli abusi che in queste ore stanno subendo.

Mentre il parlamento israeliano si appresta a tramutare in legge l’emendamento fascista sulla cittadinanza che come descrive Gideon Levy [il quale, come è evidente dal nome e cognome, è una persona ebrea - N.d.R.] tramuta Israele  in un nuovo stato etnocratico, teocratico, nazionalista e razzista (...)
Ma allora perché Saviano prima denuncia coraggiosamente la camorra e poi non ha il coraggio di difendere i diritti dei palestinesi oppressi? Solo per una sorta di pregiudizio ideologico instillatogli dal nonno? Faccio fatica a crederci e forse la verità sta altrove.

Siamo sicuri ad esempio che il suo romanzo Gomorra sia davvero una coraggiosa e veritiera inchiesta sulla camorra napoletana? Senza necessariamente arrivare all'estremo affermando che quel libro sia tutto inventato (tante cose sappiamo benissimo purtroppo che sono vere, e ce lo confermano non solo i dati raccolti dagli inquirenti, ma persino gli articoli dei giornali) possiamo pensare che sia un po' troppo romanzato, e spesso impreciso. Piccoli peccati veniali, ai quali spesso si perdona quando si legge un libro scritto così bene, in così bello stile (dobbiamo proprio ammetterlo, Saviano è un abile e sapiente narratore) specie se chi legge il libro è di sinistra ed ha sempre denunciato il fatto che le istituzioni fin troppo spesso sono venute a patti con la mafia.


Ma leggetevi l'analisi del libro Gomorra scritta da Sebastiano Gulisano, una persona che all'inizio ha difeso Saviano, ma poi leggendo attentamente il libro ha notato diverse "stranezze" che lo hanno lasciato perplesso, e che devo dire, hanno lasciato perplesso anche me quando di recente ho letto quel libro. Dall'articolo di S. Gulisano riporto qui sotto alcune note particolarmente significative: 
Confesso di avere riso quando ho letto con che facilità il protagonista del romanzo fosse entrato nelle grazie di Xian-Nino, il mafioso cinese che se lo porta in tournée mentre deve sbrigare i propri affari, rendendolo partecipe dei propri traffici, iniziandolo alla conoscenza del Sistema dal "di dentro". Ma ho letto tanti di quei fumetti che anche questa, sebbene inverosimile, l'ho digerita senza particolare difficoltà. Allo stesso modo, ho riso ogni volta che il protagonista, grazie all'intraprendenza o all'"invisibilità", riusciva ad infiltrarsi qua e là e ad assistere a riti che può avere immaginato ma non certo avere vissuto (Pikachu e Kit Kat che lo introducono ai segreti delle paranze; la vicenda dei Visitors; l'incontro, ad Abardeen, col camorrista scozzese). Quando il camionista Pasquale, già «miglior sarto sulla terra», lo salva dai Visitors materializzandosi col suo camion, m'è tornato in mente un racconto di Riccardo Orioles che pubblicammo su I Siciliani nell'86: una storia d'avventure caraibiche, col protagonista-eroe e la sua bella che, quando la storia si avvia verso la conclusione, sono gettati in mare dai pirati e destinati a morte sicura, ma lo scrittore decide di salvarli e lo motiva così: l'autore sono io e m'invento quel che mi pare. Ecco: Pasquale che salva il protagonista di Gomorra (già dentro una situazione di per sé inverosimile: gli spacciatori che testano il taglio dell'eroina sui tossicomani e considerano parte del paesaggio il nostro eroe) a me sa tanto di «l'autore sono io e m'invento quel che mi pare», con la differenza che Saviano non lo dice, altrimenti l'editore, nel risvolto di copertina, non avrebbe potuto scrivere che si tratta di «un libro scrupolosamente documentato». E il lettore, magari, si sarebbe immedesimato un po' meno essendogli chiaro di avere in mano un fumettone e non «un libro in cui il giovanissimo autore è sempre coinvolto in prima persona».

(...)

Il mito dei Casalesi.

Non intendo star qui a raccontarvi e a confutare in maniera puntuale tutte le fesserie che Roberto Saviano scrive a proposito del presunto rapporto di «soggezione» (pag. 209) di Cosa Nostra nei confronti della camorra in generale e dei Casalesi in particolare, ché mi ci vorrebbe un libro grande almeno quanto il suo: e, comunque, chiunque può agevolmente rendersi conto di tali falsità leggendo qualche relazione della Commissione Antimafia, qualche libro di Isaia Sales e/o di Francesco Barbagallo (i massimi studiosi italiani della camorra), che inquadrano, documenti alla mano, l'evoluzione storica dei fenomeni camorristi e il loro relazionarsi con le altre mafie (e con la politica), specie con Cosa Nostra siciliana a cui il gotha delle organizzazioni criminali campane è stato affiliato (leggasi: subordinato) fin dagli anni 70, incluso il capostipite dei Casalesi, Antonio Bardellino. Ed è questo il motivo, ad esempio, per cui la struttura organizzativa piramidale dei Casalesi è simile a quella della mafia siciliana.
Che pensare a questo punto di Saviano? Innanzitutto che egli come Marco Travaglio (altro noto filo-sionista), non si cura né di signoraggio, né di massoneria, né di scie chimiche. Bisogna dire che Travaglio arriva a negare apertamente l'esistenza del signoraggio e delle scie chimiche, nonostante le prove evidenti, mentre Saviano non arriva a tanto, ma possibile che egli viva davvero così isolato dal mondo, che sappia guardare il cielo, non sappia utilizzare internet?

Certo, potrebbe essere in fondo che egli sia in buona fede, che abbia scritto un'inchiesta sulla camorra un po' troppo romanzata e imprecisa, che si sia inimicato alcuni boss mafiosi, e che i suoi pregiudizi non gli fanno vedere con obiettività quale sia la realtà sullo stato d'Israele e sulla sua politica. Ma potrebbe benissimo essere che egli sia lo strumento delle élite criminali che ci governano, alle quali sta bene che si parli di questioni tutto sommato note - chi non conosce la mafia? - evitando che il discorso vada troppo in profondità e che si denuncino i veri artefici del connubio tra stato e criminalità organizzata. In fondo cosa ha rivelato di nuovo Saviano nel suo libro? Ben poco, o forse niente, come chiunque può notare ad un'attenta lettura, e quel poco di nuovo che c'è sembrerebbe persino esserselo inventato.



Forse qualcuno storcerà il naso leggendo che io sospetti che la figura di Saviano non sia così bella e autentica come sembrerebbe a prima vista, ma a costoro consiglio di leggere integralmente i miei dossier sulle scie chimiche, sulle vaccinazioni anti-influenzali, e poi l'articolo su Giulietto Chiesa. Ma se Giulietto Chiesa ed i suoi rapporti con le stesse élite che egli a parole dice di combattere non ci sono dubbi, sul vero ruolo di Saviano ancora non mi pronuncio con certezza, ed in mancanza di prove definitive sospendo il giudizio lasciandovi con tutti gli interrogativi che ho sollevato.

NB: Quanto ai pacifisti che tanto si impegnano per i diritti umani dei palestinesi e che si oppongono alla violenza dello stato d'Israele, non pensiate però che siano neanche loro delle persone tanto coerenti, altrimenti perché tacerebbero tutti (tranne uno) sul fenomeno delle scie chimiche?



Appendice: da http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=6&Id=2431 un elenco incompleto dei sostenitori di quell'evento

Hanno aderito all’iniziativa, fra gli altri: José Maria Aznar, Fiamma Nirenstein, i direttori dei quotidiani "Il Foglio" (Giuliano Ferrara), "Libero" (Maurizio Belpietro), "Il Tempo" (Mario Sechi), "Il Riformista" (Antonio Polito), "L'Occidentale" (Giancarlo Loquenzi); il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici; i cantanti Lucio Dalla, Massimo Ranieri, Chiara Iezzi e Raiz (ex "Almamegretta"); gli scrittori Roberto Saviano, Nicolai Lilin, Rosa Matteucci; ia regista Cristina Comencini; il produttore di eventi musicali David Zard; il produttore Riccardo Tozzi (Cattleya); la scienziata e senatrice a vita Rita Levi Montalcini; il professore e senatore Umberto Veronesi; i giornalisti Paolo Mieli, Toni Capuozzo, Peppino Caldarola, Alain Elkann, Carlo Panella, Ernesto Galli Della Loggia, Maria Latella; Pierluigi Battista, Barbara Palombelli; Giorgio Israel; Daniele Scalise; Anita Friedman; Yohanna Arbib; moltissimi parlamentari, tra cui Walter Veltroni, Furio Colombo, Enrico Pianetta, Francesco Rutelli, Italo Bocchino, Gianni Vernetti, Benedetto Della Vedova, Giovanna Melandri, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, Margherita Boniver; Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia; Dounia Ettaib, presidente dell'Associazione Donne Arabe d'Italia; Dore Gold, ex ambasciatore di Israele all'Onu; Bruce Bawer, scrittore; Amir Fakhravar, dissidente iraniano in esilio; Farid Ghadry, dissidente siriano in esilio; i parlamentari europei Hannu Takkula (Finlandia), Marco Scurria (Italia), Bastiaan Belder (Olanda), Corina Cretu (Romania), Pablo Arias (Spagna), Magdi Cristiano Allam (Italia)

integralmente tratto da scienzamarcia