lunedì 6 giugno 2016

L'involuzione dell'autoriparatore


Un vecchio luogo comune sui meccanici – che per la verità non si sente più e andrebbe oggi se mai ascritto alle Case costruttrici - è che siano tutti “ladri” nel senso di usi a truffare l’ignaro utente magari sostituendo parti in buono stato o… non sostituendole affatto e farsi pagare lo stesso il ricambio e l’intervento.

Nella mia lunga esperienza in entrambi i ruoli (riparatore e cliente di riparatori) che comincia negli anni '70, posso dire che al di là di molti accertati casi  di comportamento disonesto da parte di meccanici senza scrupoli, esiste una solida base di utenti paranoici e presuntuosi che spesso raggiungono la convinzione di essere truffati solo in base alla loro ignoranza in ambito motoristico. Sono loro che hanno creato e diffuso questo luogo comune spesso privo di fondamento.

Necessita infatti sempre una consolidata ignoranza di fondo per creare un luogo comune.

Comunque non volevo parlare di questo ma di come è cambiata negli anni questa figura che dovrebbe essere definita “professionale” ma non sempre lo è, grazie alla vecchia disdicevole pratica della formazione basata unicamente sulla pratica lavorativa.

Gli albori della motorizzazione
 Quando, dopo le prime sperimentazioni, si cominciarono a produrre veicoli motorizzati da rivendere ad una nascente utenza motoristica, i costruttori vendevano direttamente i loro prodotti al pubblico che si premuravano d’informare con dettagliati libretti d’uso e manutenzione sulle principali procedure di manutenzione cosicché ogni proprietario arrivava a possedere un’indispensabile conoscenza tecnica del proprio veicolo che lo metteva in grado di risolvere almeno problemi tecnici elementari che potevano manifestarsi su strada. Quando per le riparazioni necessitavano attrezzature e competenze non disponibili agli utenti, essi non avevano che da rivolgersi a maniscalchi o falegnami che all'occorrenza potevano ingegnarsi nella ricostruzione di un particolare. Nei casi più gravi, i veicoli venivano riportati in qualche modo ai costruttori che provvedevano direttamente alle riparazioni oppure fornivano all’utente il necessario pezzo di ricambio.

Inizialmente, ogni Casa costruiva tutti i particolari dei propri veicoli, dai motori ai telai, dalle carrozzerie alle tappezzerie, dai numerosi componenti in legno alle gomme non ancora pneumatiche, non esistendo ancora un’industria specializzata in componenti specifici come succede oggi per pistoni, bielle, cerchi, pneumatici, candele, cuscinetti ed una miriade di altri componenti, tanto che i costruttori odierni al confronto con quelli primordiali sembrano più assemblatori che metalmeccanici. Erano i tempi in cui non esisteva ancora neanche una rete di distribuzione di combustibili e carburanti e gli stessi venivano acquistati da droghieri, farmacisti e aziende agricole o distillerie trattandosi spesso nel primo caso di oli vegetali e nel secondo di alcoli di varia origine. Non appena la nascente lobby petrolifera si arrogò l’esclusiva di fornitura, si cominciarono ad usare esclusivamente derivati del petrolio e nacquero le prime reti di distribuzione.

Le reti di assistenza
 Lo sviluppo più naturale delle reti di distribuzione di prodotti petroliferi destinati all’autotrazione è che cominciassero ad offrire tutti i servizi che erano via via richiesti dagli utenti motorizzati: dagli oli lubrificanti ai materiali d’usura come le gomme diventate nel frattempo pneumatiche grazie a Dunlop e che quindi cominciavano a forarsi e bisognose di essere riparate.
Come per le locande destinate a chi viaggiava in carrozza o a cavallo, nacque un indotto formato da locali di ristoro e pernottamento collocati in vicinanza di ogni stazione di servizio, antesignani dei motor-hotel (o più brevemente motel) americani e degli autogrill.
Auto, moto e camion circolanti potevano quindi anche rompersi e lo facevano spesso, complici le strade non ancora del tutto concepite per l’utilizzo di veicoli semoventi su ruote e più veloci di carri e carrozze: si creò quindi la richiesta di un'assistenza tecnica distribuita sulle strade che vide nascere i primi professionisti del settore non legati direttamente ad una Casa anche se spesso si erano formati lavorando presso una di esse. Naturalmente, coloro che si dedicavano alla libera professione dovevano spesso ingegnarsi nell’affrontare riparazioni su veicoli che non conoscevano cercando di comprenderne al volo la tecnologia e, altrettanto naturalmente, non sempre ci riuscivano… . Per di più, allora non esistevano specialisti e ogni meccanico doveva essere in grado – e comunque era chiamato a farlo – di risolvere qualsiasi problema potesse occorrere ad un veicolo, dalla rottura di una balestra da riparare in fucina alla foratura di una gomma, da un qualsiasi problema motoristico ad uno di carrozzeria, eccetera.

Le specializzazioni
 Con la crescita del parco circolante e le sempre maggiori complessità dei veicoli e loro differenziazione tecnica tra modelli e tra una marca e l’altra, divenne conveniente istruire personale allo scopo di creare officine specializzate in una sola branca motoristica e dotate di attrezzature specifiche ad esempio per le sole gomme, le balestre ed i radiatori, componenti che più spesso di altri richiedevano interventi. In seguito, il crescente utilizzo di dispositivi elettrici complessi rese necessario personale dotato di competenze specifiche in elettromeccanica tanto da essere capace, all’occorrenza, anche di saper rifare l’avvolgimento di un generatore o di un motorino d’avviamento, così come molti meccanici, per rimettere in marcia un veicolo, dovevano essere capaci di ricavare un componete per lavorazione meccanica, non esistendo ancora un vero mercato del ricambio generico.

A quei tempi quindi, un autoriparatore degno di questo nome doveva possedere assolutamente una formazione professionale completa che partiva dalla capacità di lavorare i metalli per fucinatura, saldatura, limatura, lavorazione con macchine utensili per finire alla capacità di assemblare e disassemblare componenti, acquisita principalmente grazie ad una formazione tecnica di base. E con questo criterio viene formato ancor oggi personale destinato all’autoriparazione, anche se...

Le conseguenze del capitalismo avanzato
 In un simile regime economico, con l’aumento della produttività e l’economia di scala, era inevitabile che i costi di produzione di ogni singolo componente e anche di interi complessivi, potessero risultare inferiori al costo di una loro riparazione, stante anche l’aumento del costo della manodopera. Questa situazione ha permesso l’affacciarsi sul mercato dell’assistenza ai veicoli di figure para-professionali meno competenti, capaci non più di riparare un componente ma solo di sostituirne uno individuato come danneggiato o difettoso.
Queste figure tutt'altro che professionali, o comunque in possesso di capacità e conoscenze di livello molto inferiore alla media del passato, hanno comunque trovato spazio lavorativo e "rischiano" di trovarne sempre più grazie anche ai sistemi di autodiagnosi su cui è sufficiente rimanere informati ed attrezzati alla bisogna. Sicuramente esistono campi lavorativi in cui le loro limitatissime conoscenze sono sufficienti, basta stare attenti a non fare troppo affidamento sulla loro competenza così come ad un estetista non chiederemmo un parere medico o un intervento chirurgico!
E siccome ancora al giorno d'oggi c'è qualcuno che è convinto che l'anzianità di servizio possa sostituire una seria e completa formazione professionale, è necessario che sia impedito in ogni modo a personale incompetente di cercare di formarsi una discutibile professionalità "per anzianità" sperimentando ed operando su veicoli destinati alla circolazione stradale senza possedere una professionalità accertata. Ogni giorno, troppi incidenti anche con gravi conseguenze sono dovuti all'imperizia ed alla mancanza di formazione professionale di chi ha messo le mani sui veicoli.
E fino a che, ai fini di una certificazione di professionalità, si terrà conto dell'anzianità di servizio senza indagare seriamente la competenza del personale addetto alle riparazioni, nessuno sarà al sicuro sulle strade.