venerdì 26 aprile 2013

Ricarica rapida per i bus elettrici

I bus elettrici si ricaricheranno a induzione
 
Rendere le ricariche dei veicoli elettrici sempre più snelle e rapide è uno dei traguardi che molte aziende stanno cercando di ottenere così da avere, in un futuro il più prossimo possibile, una ricarica elettrica della stessa durata di uno stop alla pompa di benzina. Una delle tecnologie più promettenti a riguardo consiste nel ricaricare la batteria del mezzo con l’induzione, ovvero senza l’utilizzo di cavi e prese elettriche, che ne limiterebbero la mobilità, ma mandando l’energia in modalità wireless a speciali batterie che saranno in grado di riceverla e immagazzinarla.
 
Bombardier, azienda canadese leader nel settore aeronautico e dei trasporti, ha battezzato questa tecnologia Primove e ha deciso di passare ai test su strada con alcuni bus elettrici, dopo 5 anni di sviluppo in laboratorio.
La città prescelta per questi test è Montreal, non tanto per il fatto che è canadese quanto per il fatto che le condizioni climatiche durante l’anno sono molto impegnative per dei test del genere, considerando che in inverno si scende agevolmente anche a 30 gradi sotto lo zero e in estate si superano con altrettanta facilità i 30 sopra lo zero.
 
Dopo questi test sul circuito dell’Ile-Ste-Helene, nel 2014 il banco di prova si sposterà in Germania, per la precisione nella città di Mannheim, dove il Ministero Federale dei Trasporti ha finanziato questo progetto per 3.3 milioni di euro.
Nel caso tutti i test si rivelassero positivi è probabile che nel futuro potremo aspettarci altri mezzi di trasporto dotati di questa tecnologia, considerando che in teoria è applicabile sia a mezzi più grandi come tram o piccoli treni, sia a mezzi più piccoli come le comuni auto.
Ad ogni modo, non saranno solo le batterie dei veicoli a dover essere adeguate per l’utilizzo dell’induzione come metodo di ricarica in quanto dovranno essere installate sotto il manto stradale apposite apparecchiature in grado di mandare l’energia quando necessario, e qui potrebbero risiedere le resistenze maggiori.
 
Tratto da E-cology.it