giovedì 18 maggio 2017

Perché l'Uomo ce l'ha con gli alberi?

In realtà bisognerebbe chiedersi perché l'Uomo ce l'ha con la natura intera, vista la mole di offese quotidiane che le arreca senza neanche rendersi conto che egli ne costituisce parte integrante e che quindi agisce, così facendo, contro sé stesso.
Ma per trovare una risposta bisognerebbe essere certi dell'effettiva origine della specie umana ed il discorso si farebbe troppo complesso.

L'antropizzazione del territorio corrisponde in par misura alla distruzione degli ecosistemi: c'è poco da fare, a meno di non immaginare che una città offra maggiori opportunità  di sopravvivenza di un ambiente naturale per alcune specie di animali allo stato brado come topi ed piccioni... .



Agricoltura: insostenibile per definizione

L'attività umana più devastante sugli ecosistemi è ovviamente, e di gran lunga su tutte le altre, l'agricoltura. In nome della produzione industriale di  derrate per lo più inadatte all'alimentazione umana come cereali, legumi, patate e riso, si sono deforestate enormi aree del globo relegando la vita selvaggia in aree che vengono ora definite "protette" ma che in realtà sono riserve simili, nell'economia dell'intero globo, a degli zoo in cui preservare un minimo di biodiversità per la paura egoistica di depauperare irreversibilmente il nostro ambiente.
Con l'agricoltura, si è inculcato nell'Uomo il fascino perverso ed il desiderio di vedere una natura "allineata e coperta" definita da forme geometriche e deterministiche che offendono e delimitano gli ecosistemi.
Il "bosco di sera" non fa paura solo nella vecchia canzone di Gigliola Cinquetti ma anche a tutti i benpensanti che si sentono più sicuri nelle loro città, illuminati da lampade al mercurio ed in una condizione innaturale di densità di popolazione che spinge di per sé alla violenza ed all'intolleranza.

Nel Cilento - ma non solo - quando si provvede a distruggere una macchia, si sente sempre qualcuno asserire convinto che "Hanno fatto pulizia" (come se della vegetazione spontanea costituisse sporcizia) e "Che ci voleva, se no ci fanno gli animali!". Senza tener presente che se un luogo è popolato da animali, è garanzia che torni utile anche all'Uomo e non il contrario, perché vuol dire che vi si trova acqua, cibo e riparo a sufficienza.
Ma anche nella città in cui vivo, in centro Italia, osservo un accanimento costante quanto isterico contro la vegetazione presente in città, a cominciare dal parco nel quale ho casa. Nel secolo scorso si trattava di una città molto più verde, comprensiva di diversi boschetti prosperanti all'interno del perimetro urbano: quasi una città quasi ideale.
Col tempo, alcune aree naturali sono state rimpiazzate da costruzioni e va bene, anche se non va bene, ma il problema è che le restanti aree verdi, sono state tutte metodicamente disboscate e trasformate in una sorta di giardino botanico zen in cui al centro di un patetico prato si permette di vegetare, quasi scusandosi della sua esistenza, qualche striminzito alberello.
Le motivazioni che stanno alla base di queste devastazioni riguarderebbero l'ordine pubblico, la "pulizia" e la decenza: in pratica, in ambito urbano si ha paura che zone "troppo" naturali ed accoglienti costituiscano territori elettivi e di caccia per la delinquenza ed il degrado. Invece di "farci" gli animali, ci "fanno" i delinquenti... .

Nei luoghi in cui si è scelto - chissà perché, forse per un rigurgito di coscienza - di non abbattere alberi secolari e meravigliosi, è stato compiuto qualcosa di altrettanto offensivo: la capitozzatura.

La capitozzatura è una pratica gravemente lesiva delle piante, messa in atto essenzialmente allo scopo di far lucrare delle cooperative rosse, distogliendo così fondi cittadini da opere utili alla comunità.
Applicata con la scusa di mettere in sicurezza gli alberi insistenti in territorio urbano, in pratica ottiene l'effetto opposto e, una volta messa in atto, richiede interventi continui di aggiustamento garantendo fonti di reddito costanti alle citate cooperative e disagi continui per i cittadini che si vedono depauperati, oltretutto, dell'ombra e della costante azione di purificazione dell'aria attuata dalle piante. Un vero crimine.

Rimando ad un link indicato a margine, un approfondimento sulla pratica della capitozzatura.

In nome del Calcio, qualsiasi scempio è ammissibile

Notizia attuale, a Cagliari sono stati sradicati degli alberi per far posto ad uno stadio e si discute ora di "ricollocarli", ammesso che sopravvivano all'espianto.

Un appunto che feci una volta ad una mia cugina che cambiava casa: "Ti porti dietro una pianta che ha le radici ma tieni in gabbia un uccello che ha le ali." Molte manifestazioni umane sono totalmente assurde eppure considerate normali.

In Italia è sempre difficile trovar posto per cose importanti ma quando si tratta di trovare spazio per un'area destinata ai giochi a palla, sembra che la nazione diventi improvvisamente spaziosa, disponibile e tollerante.
La diffusione su questi passatempi demenziali la dice lunga sullo stato mentale del cittadino medio. Il tempo e le energie dedicate ad ossevare gli altri a giocare a palla (e discuterne poi animatamente fino a litigare!) potrebe essere utilizzato dai cittadini per fare sport o per seguirlo, per informarsi, per studiare, per fare insomma qualcosa di utile e costruttivo. Invece no: meglio guardare palle che vanno e che vengono in modo da evitare di pensare fino a perderne l'abitudine.

Nella natura per la Natura

E' sempre più vero che le uniche attività che non ledono anzi preservano e valorizzano il territorio pretendendo che rimanga intatto, sono la caccia ed il fuoristrada. Ci sarebbe anche l'alpinismo, ma solo quando non presuppone l'istallazione di chiodi alle pareti... .

Link di riferimento: