domenica 8 luglio 2018

Categorie privilegiate

Fresco di stamattina lo spunto per scrivere questo post. Guidando il mio furgone lungo la strada provinciale che percorro tutti i giorni, ho appena assistito a questa scena emblematica:
davanti a me una FIAT "500" (le virgolette servono per evitare di attribuire un valore di cilindrata alla vetturetta) che procedeva nel mio stesso senso di marcia si trova davanti una coppia di ciclisti da corsa. Trovandoci in salita, la loro velocità era molto prossima a quella della morte (cioè zero) e la 500, pur in presenza di striscia continua, oltrepassa la mezzeria per allontanarsi di quel metro e mezzo di distanza che una nuova e delirante disposizione prescrive nel sorpassare dei ciclisti.
Brava la 500 ligia ad una norma del CdS violandone però un'altra, solo che:
- nel corso della manovra, uno dei due ciclisti - strafottendosene come è d'uso
alla categoria, di ciò che succede attorno a lui - non trova di meglio da fare che sorpassare il suo compagno di pedale, spingendo la 500 ad invadere quasi del tutto l'altra corsia;
- contemporaneamente, nell'altra corsia sopraggiungeva in velocità consentita dal Codice un motociclista che si è visto costretto ad infilarsi nell'esiguo spazio rimanente nel quale è transitato solo grazie al fatto che il margine della strada non era limitato da un albero o un muretto. In pratica, ha avuto la possibilità di far sporgere l'estremità destra del manubrio fuori dalla carreggiata, altrimenti cosa sarebbe successo?

Notare al lato la pista ciclabile del tutto inutilizzata

In pratica, quasi tutti i giorni dal mio pur limitato punto di osservazione, ho continue testimonianze del pericolo generato dalla circolazione di biciclette sulle normali strade aperte al traffico motorizzato.
Pericolo che nasce da due fattori basilari: 
1) la differenza di velocità tra veicoli, particolarmente significativa in salita tra veicoli motorizzati ed a trazione animale, che è uno dei parametri fondamentali riguardo le cause d'incidente;
2) il comportamento dissennato e strafottente degli utenti del pedale che oltre a ritenere di non avere il dovere di rispettare il CdS, dimostrano anche scarsa capacità di valutazione del pericolo, immettendosi nel traffico motorizzato con veicoli del tutto inadatti al flusso: dotati di prestazioni inadeguate all'attuale sviluppo tecnologico, privi di retrovisori e di dispositivi luminosi (obbligatoriamente accesi per tutti gli altri veicoli!!), privi di sospensioni che possono evitare la destabilizzazione del veicolo a causa di una buca o di un ostacolo.

Poche chiacchiere: in un Paese civile ed evoluto, soprattutto attento alla salute pubblica, le bici non dovrebbero avere accesso alle strade trafficate da veicoli motorizzati. E' pericoloso per tutti e nuoce alla salute degli stessi ciclisti (non solo) a causa dell'intensa respirazione dei gas di scarico.

Non si capisce perché la morale perversa che si è instaurata nel Paese, all afaccai delle uguaglianze e del rispetto di tutti gli esseri umani in pari modo, preveda una serie di categorie privilegiate come quella dei ciclisti, delle donne, dei magistrati, degli stranieri (all'interno della quale, si distingue tra zingari, africani, orientali, ecc.) ed altre che godono di attenzioni e privilegi particolari da parte delle leggi a fronte di altre categorie come quelle dei maschi, dei patrioti, degli imprenditori, ecc. che invece vengono sospettate, perseguitate e condannate dal Sistema a prescindere dalle loro reali responsabilità.
Ci vorrebbe una vera moralizzazione con la quale dovrebbe cessare ogni forma di razzismo e discriminazione, non privilegiare una categoria a danno di un'altra, altrimenti si troveranno sempre nuove categorie da proteggere e chi ha la sfortuna di non rientrarci dovrà subire ogni genere di soprusi.