sabato 27 aprile 2013

Il "mistero" della Stradina Magica a San Giovanni di Sala Consilina

Ecco un caso emblematico che illustra il diffuso rifiuto di accettare la realtà quando la sua accettazione comporta una revisione critica delle proprie convinzioni.
L'approccio mostrato dagli attori con un fenomeno (a loro) sconosciuto è quello tipico dei negazionisti di qualsiasi manifestazione non sia spiegabile col proprio bagaglio culturale o con la propria intelligenza.

Come in tante altre parti del mondo, vicino Sala Consilina (SA) c'è, o pare ci sia, una salita che dal punto di vista fisico si comporta come una discesa.
Per evitare fraintendimenti e... illazioni, diciamo subito che - stando al video che vado a presentare - nessuno ha ancora accertato da quale parte pende realmente la stradina perché questo si può fare SOLO ricorrendo ad un rilievo di tipo GEOMETRICO e non fisico!
Ripeto: se la pendenza non viene accertata tramite delle misurazioni d'angolo eseguite mediante l'uso di teodoliti o altri mezzi idonei, nessuno può affermare con assoluta certezza da quale parte penda la strada.
Perché una salita è per definizione tale solo se percorrendola si sale di quota cioè ci si allontana dal centro geometrico della Terra ovvero dalla linea di fede costituita dal livello convenzionale del mare; magari tenendo anche conto, per più pignoli, che il geoide su cui viviamo non è propriamente una sfera perfetta!

Premesso questo, da qualsiasi parte penda la strada rispetto alla linea dell'orizzonte ovvero rispetto a quello che per noi, fisicamente e geometricamente, rappresenta l'orizzontalità, bisogna prendere in considerazione la possibilità che dei rilievi di tipo fisico contraddicano quelli geometrici.
Ad esempio, la battuta non tanto idiota (forse l'unica ipotesi intelligente di tutto il servizio) con cui si conclude il video, quella della possibilità che vi sia una potente massa magnetica sotterranea capace di attrarre masse ferrose deviando il vettore gravitazionale, rappresenta una possibilità REALE, per quanto remota ed improbabile che sia.
E se ci si presuppone di eseguire delle prove SCIENTIFICHE, nessuna verifica va scartata a priori, altrimenti nessun test può essere considerato probante.

Ora, a parte il fatto che il servizio non solo è titolato con la parola "mistero" tra virgolette (e questo già denuncia il tipo di approccio) ma parte subito con l'affermazione, da parte del conduttore, che ci si trovi di fronte ad una "leggenda metropolitana", avvalorata poi dall'intervento di un qualificato barista che afferma si tratti di una "diceria", il test fisico effettuato dal bravo carpentiere NON PUO' ESSERE PROBANTE ai fini della determinazione della reale pendenza.
Il motivo è molto semplice: se in loco esiste un'aberrazione gravitazionale, ovvero una deviazione del vettore gravità, che per sua natura non agisce solo su masse ferrose come può fare un campo magnetico ma su qualsiasi materiale, eseguire una misurazione della pendenza con un livello a bolla non può fornire NESSUNA INDICAZIONE UTILE se non che il vettore gravitazionale in quel punto è normale (cioè perpendicolare) al livello stesso.
Non ci dice se il vettore risulta disassato, o più esattamente diretto verso un centro di gravità diverso rispetto ad un altro vettore individuato per esempio a 100 metri di distanza dove la gravità sembra o risulta "normale".

Non rappresenta una prova certa ma è interessante notare che il muro che costeggia la strada in questione è rastremato in alto in modo da confermare la pendenza della stradina ed in base a questo fatto è possibile fare tre ipotesi:
1) l'allineamento orizzontale fu eseguito a suo tempo con un livello a bolla e quindi all'epoca della costruzione del muro non vi era alcuna aberrazione gravitazionale per cui la salita si comportava... da salita!
2) per allineare il muro ci si basò su riferimenti geometrici esterni, quindi riferendosi otticamente ad opere preesistenti tanto lontane dal sito da non risentire della presupposta aberrazione.
3) il muro è stato realizzato (volutamente?) in modo da creare l'illusione della pendenza inversa: è la più improbabile delle tre ipotesi ma è anche la più facile da smentire: basta traguardare ad occhio l'orizzontale della sua sommità confrontandolo con un orizzontale di riferimento sicuro come l'orizzonte stesso o una casa vicina.
Se il muro risultasse allineato come orizzontale, non può esserci alcun dubbio: la salita è geometricamente una salita ma dal punto di vista fisico si comporta come una discesa.
Alla faccia delle conclusioni a cui sono indebitamente giunti gli attori del servizio.

Quindi è chiaro che il test eseguito nel video non fornisce risposte definitive, dimostrando lecita qualsiasi speculazione. 
Anzi, paradossalmente per chi lo ha condotto, un test così effettuato potrebbe costituire una conferma dell'aberrazione gravitazionale del sito, una volta accertata GEOMETRICAMENTE l'effettiva pendenza della stradina rispetto all'orizzonte.

Lo posto solo per illustrare su quali basi inconsistenti e presupponenti sono fondate le opinioni più diffuse.

Interessante, dal punto di vista sociologico, anche andare sull'account di YouTube per constatare che la maggioranza dei commenti sono in totale sintonia con le teorie preconcette quanto infondate esposte dal servizio.
 
Avrei voluto postare un commento ma non ci sono riuscito a causa di impedimenti telematici che non sono riuscito a superare e allora... ho scritto questo articolo.
Spero che qualcuno di "loro" lo legga per aprire la propria mente al dubbio; anche per questo motivo, nel titolare questo post ho ricalcato esattamente il titolo del video.

Sopportate questa visione, è interessante per capire in mezzo a che tipo di mentalità comune ci troviamo.
Da un rilievo statistico, pare che l'85% della popolazione non sia in grado di analizzare obiettivamente un fenomeno. E questa è tutta gente che va a votare e con la quale dobbiamo fare i conti tutti i giorni.
 

venerdì 26 aprile 2013

Ricarica rapida per i bus elettrici

I bus elettrici si ricaricheranno a induzione
 
Rendere le ricariche dei veicoli elettrici sempre più snelle e rapide è uno dei traguardi che molte aziende stanno cercando di ottenere così da avere, in un futuro il più prossimo possibile, una ricarica elettrica della stessa durata di uno stop alla pompa di benzina. Una delle tecnologie più promettenti a riguardo consiste nel ricaricare la batteria del mezzo con l’induzione, ovvero senza l’utilizzo di cavi e prese elettriche, che ne limiterebbero la mobilità, ma mandando l’energia in modalità wireless a speciali batterie che saranno in grado di riceverla e immagazzinarla.
 
Bombardier, azienda canadese leader nel settore aeronautico e dei trasporti, ha battezzato questa tecnologia Primove e ha deciso di passare ai test su strada con alcuni bus elettrici, dopo 5 anni di sviluppo in laboratorio.
La città prescelta per questi test è Montreal, non tanto per il fatto che è canadese quanto per il fatto che le condizioni climatiche durante l’anno sono molto impegnative per dei test del genere, considerando che in inverno si scende agevolmente anche a 30 gradi sotto lo zero e in estate si superano con altrettanta facilità i 30 sopra lo zero.
 
Dopo questi test sul circuito dell’Ile-Ste-Helene, nel 2014 il banco di prova si sposterà in Germania, per la precisione nella città di Mannheim, dove il Ministero Federale dei Trasporti ha finanziato questo progetto per 3.3 milioni di euro.
Nel caso tutti i test si rivelassero positivi è probabile che nel futuro potremo aspettarci altri mezzi di trasporto dotati di questa tecnologia, considerando che in teoria è applicabile sia a mezzi più grandi come tram o piccoli treni, sia a mezzi più piccoli come le comuni auto.
Ad ogni modo, non saranno solo le batterie dei veicoli a dover essere adeguate per l’utilizzo dell’induzione come metodo di ricarica in quanto dovranno essere installate sotto il manto stradale apposite apparecchiature in grado di mandare l’energia quando necessario, e qui potrebbero risiedere le resistenze maggiori.
 
Tratto da E-cology.it

mercoledì 24 aprile 2013

Come non si deve guidare in città...

...ma attenzione: il video sotto presentato e destinato a dei consumatori bambini, non è diseducativo solo per questo!

Infatti, proseguendo nell'opera di condizionamento delle menti messo in atto dal Sistema, la pratica d'inserire vistose scie aeronautiche un po' dappertutto senza un motivo particolare, almeno in apparenza, ha contaminato tutto il mondo della pubblicità e molte delle animazioni destinate ai più giovani.
Addirittura, nell'ottica di una riscrittura orwelliana della storia, si possono osservare scie aeree in alcuni vecchi film recentemente restaurati e digitalizzati inserite in scene nelle quali prima non c'erano!
Lo scopo, facilmente intuibile, è quello di indurre una normalizzazione ovvero una passiva accettazione del fenomeno delle irrorazioni aeree, confondendolo anzi spacciandolo per fenomeno naturale.

Sappiamo invece che la formazione delle scie di condensa avviene esclusivamente in presenza di tre parametri FONDAMENTALI e CONTEMPORANEI quali una temperatura dell'aria attraversata dal velivolo che sia inferiore ai  -40°C, un'umidità relativa superiore al 70%  ed una quota superiore agli 8000m s.l.m. .
 
Queste condizioni imprescindibili hanno la possibilità di verificarsi tutte assieme in meno del 3% dei casi, infatti alle nostre latitudini le vere scie di condensa sono un fenomeno riservato quasi esclusivamente a delle giornate invernali particolarmente fredde ed umide.
Inoltre, le vere scie di condensa tendono a sublimare ovvero scomparire nell'arco di una cinquantina di secondi o al massimo, in condizioni ancor più particolari, di qualche minuto.
Se permangono in cielo fino ad espandersi ed a modificarne l'aspetto, si può star sicuri che si tratta del frutto di irrorazioni aeree intenzionali e pianificate.
 
Precisato tutto questo, signori bambini non vi sognate un giorno di guidare così, almeno in città!!
 

 

domenica 21 aprile 2013

Dalla Volvo un dispositivo automatico salva pedoni ed animali

 
Nel rapporto 2009 dell’Istat si può trovare il dato relativo agli incidenti stradali in Italia dovuti a scontri contro ostacoli accidentali, tra i quali gli animali. In quell’anno eventi di questo tipo sono stati in tutto 8.280, con 311 morti e 10.289 feriti; nello specifico, gli incidenti mortali per “animale evitato” sono stati 22 e quelli dovuti a “manovre di evitamento” 481.
Anche il bollettino di morti animali è devastante: l’Aidaa - Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente, ha specificato che nei primi dieci mesi del 2010 sono stati investiti sulle strade italiane 1.798 cani, 788 gatti e 1.465 animali selvatici (ricci e volpi soprattutto), oltre a 65 tra pappagalli, furetti e conigli. Un destino crudele soprattutto per gli animali domestici abbandonati (130.000 circa ogni anno) che all’80% vengono coinvolti in incidenti stradali anche mortali.
 
Cosa si può fare contro queto fenomeno? Alcune case automobilistiche hanno iniziato a mobilitarsi. Volvo ad esempio, dal 2010 ha cominciato a installare su alcuni modelli il Pedestrian Detection, un dispositivo - ancora in miglioramento - che permette di identificare un movimento “umano” e compiere una frenata di sicurezza. Grazie a un radar e a una telecamera, il macchinario funziona anche con gli animali, facendo frenare la macchina qualora uno di loro attraversasse la strada e il conducente non se ne accorgesse.
 
Per i guidatori italiani è indispensabile sapere che dal 13 agosto del 2010 il codice della strada (legge 29 luglio 2010 n.120) prevede che nel caso in cui si investa un animale l’automobilista si fermi e presti soccorso. Per l’occasione la Lav - Lega Antivivisezione ha pubblicato una Guida con informazioni relative a cosa fare e a chi rivolgersi se un animale è coinvolto in un incidente stradale. Le sanzioni per chi non dovesse rispettare queste regole possono superare i 300 euro.
 
integralmente tratto da VIRGILIO GO GREEN

sabato 20 aprile 2013

Sete di sangue - a volte ritornano

Doveroso tornare sull'argomento visto che per domani nel territorio del Comune di Castellabate è stata annunciata una nuova sessione di donazioni del sangue.
 
A parte la ricorrenza, non c'è nulla da aggiungere rispetto a quanto esposto nell'articolo sottoindicato ma che tuttavia vale la pena di riproporre e rileggere:
A Castellabate, fate ancora in tempo a NON donare il sangue

mercoledì 17 aprile 2013

Casco per moto: rischi e protezione

Con l'avvento della "bella stagione"(*) molti si ricordano di avere una moto in garage e la tirano fuori proprio ora che comincia a fare caldo, quando tra un po' diventerà impossibile equipaggiarsi con un abbigliamento sufficientemente protettivo ed il casco diventerà insopportabile a chiunque non abbia il metabolismo di un rettile.
Ma quest'abitudine è considerata la "normalità", concetto che non ha nulla a che vedere con la razionalità.
Personalmente, da animale a sangue caldo quale sono, come da sempre in questi periodi considero pressoché chiusa la stagione favorevole all'uso della moto e rimando il piacere di guidarla al prossimo inverno.
 
Un promemoria per chi assieme alla moto rispolvera anche il casco.
 
L'uso del casco sulla moto
Nel 1986, con una delle solite leggi apparentemente concepite per la salvaguardia della salute del cittadino, veniva introdotta l'obbligatorietà d'uso di un casco omologato per la guida di ciclomotori e motoveicoli.
La campagna mediatica di sensibilizzazione (leggi: "creazione del consenso") che accompagnò tale legge, si adoperò per estrapolare dalle statistiche tutti quei casi in cui la mancanza del casco aveva causato seri danni o la morte a traumatizzati a seguito di incidenti motociclistici.
Sempre come al solito, tra lanci giornal-terroristici e commenti a margine, un mare di sciocchezze accompagnava tali cronache.
Un tipico lancio disinformativo utilizzato all'epoca - ma a volte ancor oggi - suggeriva come CAUSA diretta di un (grave) incidente di moto, la mancanza del casco obbligatorio, confondendo causa ed effetto, sicurezza attiva e sicurezza passiva.
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In realtà, è possibile anche dimostrare il contrario ovvero che l'uso del casco può essere causa stessa dell'incidente. Ciò nonostante, non è affatto consigliabile utilizzare un veicolo a due ruote (bici compresa) senza un abbigliamento protettivo, casco compreso.
Non è di questo che voglio parlare ma si possono effettivamente configurare alcune situazioni realistiche in cui il casco stesso può costituire un pericolo ovvero può incidere negativamente sulla cosiddetta Sicurezza Attiva, condizione che studia le cause dirette degli incidenti. Sommariamente, l'ottundimento dell'udito e la limitazione del campo visivo che derivano dall'uso del casco e l'ingresso di un insetto all'interno dello stesso, possono essere le principali cause di incidenti ascrivibili direttamente all'uso del casco.
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Al contrario, il casco può evitare di incorrere in un incidente proteggendo la testa dall'urto con un oggetto contro il quale si può impattare PRIMA di cadere. A me stesso, sono capitati almeno due casi che confermano la maggiore sicurezza (in questo caso passiva ed allo stesso tempo attiva) assicurata dal casco: in un'occasione, sbattendo violentemente la testa non protetta contro... un'altra testa (quella di un pedone imprudente almeno quanto me) sono svenuto sul colpo prima di cadere e questa è stata l'unica causa della caduta stessa. Se avessi avuto il casco, certamente non avrei perso i sensi, quasi sicuramente non sarei caduto ma probabilmente il povero pedone sarebbe morto. In un'altra occasione invece, il casco ridusse significativamente l'impatto contro un grosso ciottolo caduto dal cassone di un camion tipo "Pellicano" e poi rimbalzato sull'asfalto fino all'altezza della mia fronte.
Quindi per queste ed altre esperienze, nonché la prudenza che finalmente mi contraddistingue, io consiglio SEMPRE di utilizzare il casco ma...
...è necessario sottolineare alcuni aspetti derivanti dall'uso del casco, che i media giornal-terroristici si guardano bene dall'affrontare:
  • Il 70% circa dei traumi al cranio derivanti da incidenti di moto interessano il distretto maxillo-facciale: questo vanifica di fatto, nella stessa percentuale, la protettività offerta dai caschi di tipo jet o, peggio, del tipo a "scodella" di stampo scooter-custom-ippico-demenziale. Quindi un casco realmente protettivo non può che essere di tipo integrale. Meglio lasciare i jet ai piloti di caccia e le scodelle ai buffoni su due ruote.
  • L'inerzia di un casco nel caso di un impatto o di uno scuotimento, aumenta quella della testa anche di oltre il 30%. Questo si può tradurre con uno sforzo aggiuntivo ed anomalo per le vertebre cervicali.
  • Per il motivo di cui sopra, la stessa presenza del casco, sia a causa delle dimensioni "fuori sagoma" rispetto alla testa, sia della sua massa, possono costituire causa diretta di un impatto che a testa nuda si sarebbe evitato, soprattutto nel caso di un rotolamento sull'asfalto. Quindi, rilevare un segno sul casco dopo una caduta non vuol dire automaticamente che senza casco si sarebbe battuto il cranio da qualche parte!
  • Tornando alle possibili conseguenze sulle vertebre cervicali, il casco con i suoi ingombri può anche favorire il verificarsi di sollecitazioni non fisiologiche all'anatomia vertebrale; in altri termini, il casco potrebbe costringere la testa a piegarsi in maniera eccessiva nella dinamica di un incidente.
  • Un casco jet è imprudente, un casco a scodella è idiota ma anche un integrale senza visiera (o con la visiera perennemente aperta) indossato senza occhiali può essere molto pericoloso: non a caso, in alcuni Paesi come una volta sicuramente la California, per la guida delle moto è obbligatorio indossare gli occhiali ma non il casco! Evidentemente, il legislatore lascia libero il motociclista di rischiare la testa a suo piacimento ma vuole tutelare gli altri dalla perdita di controllo del veicolo che può derivare da un insetto o da polvere che possano finire negli occhi del motociclista. Non è un caso forse che di quelli che si vedono in giro guidare tranquillamente moto a "occhi nudi", gran parte di essi siano in-de-fessi utilizzatori di scodelle.
 
*) "Non esistono brutte stagioni,
esiste solo un cattivo modo di vestirsi."
[antico proverbio nordico la cui versione cilentana è:
 "E' arrivato 'u vierno p'i male vestuti"
 cioè l'inverno è un problema per chi è mal vestito]
 
Già pubblicato su heymotard.it

mercoledì 10 aprile 2013

Bazzecole, quisquilie, pinzellacchere!

L’Italia sprofonda ed i grillini pensano prima di tutto a trans ed adozioni gay

I grillini hanno presentato le loro prime proposte di legge, ed è un insulto all’intelligenza.

Le imprese chiudono, i disoccupati aumentano giorno dopo giorno, alcuni si uccidono. E qual è la loro prima proposta di legge?
Matrimoni omosessuali – con annesse adozioni – e “lotta” alla transfobia, evidentemente “frequentano” come un ex governatore laziale.
[Ci si riferisce al caso Marrazzo ma va tenuto conto che molti scandali più o meno inventati ma di grande rilevanza mediatica sono orditi dallo stesso Sistema contro chi cerca di scardinarlo. NdR]
 
Il ddl – diciamo così – più importante, è quello che chiede “modifiche al codice civili in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate dallo stesso sesso”.
 In vocabolario italiano sono i matrimoni e adozioni omosessuali.
I grillini vorrebbero anche il via alla maternità surrogata e il contrasto a omofobia e transfobia.
 
In sostanza: non sono contro il Sistema, sono il Sistema nella sua fase finale.
 
tratto da VoxNews