mercoledì 30 maggio 2012

Nuovo inceneritore a Salerno? Speriamo di no!

Se venisse realizzato, potremmo aspettarci un relativo incremento della casistica di tumori nelle aree contigue all'impianto. Per parziale fortuna delle nostre zone, i venti dominanti nel 75% dei casi veicoleranno lontano dal Cilento i fumi tossici.
Rimarrà da fare i conti col rimamente 25%...
Mentre in Europa nessuno più pensa che bruciare la spazzatura sia una soluzione razionale, Salerno si distingue per stupidità o criminalità - fate voi - con la manifesta intenzione di costruire in tempi brevi un impianto di incenerimento della spazzatura, che la solita ipocrisia corrente si ostina a definire "termovalorizzatore".
In realtà, l'unico valore creato da un impianto di bruciatura dei rifiuti è di tipo economico per chi è beneficiato dall'appalto, in genere parente o connivente dei politici che riescono a far passare il progetto criminale.
Ma siccome nulla si crea e nulla si distrugge, neanche la spazzatura, il corrispettivo costo sociale dell'arricchimento monetario di pochi si paga in termini d'inquinamento ambientale dell'aria che respiriamo e con la ricaduta degli agenti tossici al suolo che finiscono per inquinare colture e falde acquifere.
Un vero disastro ambientale, oltre al quale ci sono i costi economici di mantenimento della struttura.
Non è neanche vero che un bruciatore di rifiuti sia conveniente dal punto di vista energetico, come ipocritamente vogliono far credere i suoi sostenitori.
Ammessa e non concessa l'onestà intellettuale di chi vuole realizzare impianti del genere, bisogna prendere atto allora della loro totale ignoranza sull'enorme impatto ambientale creato da un inceneritoree quindi della loro totale incompetenza in materia di trattamento dei rifiuti.
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Eppure, basterebbe che si documentassero approfondendo le loro conoscenze scientifiche e informandosi sulle soluzioni adottate e che stanno adottando Paesi più evoluti del nostro, che a quanto pare rimane ancorato a metodi che potevano andare bene quando i rifiuti erano composti esclusivamente da materiali legnosi ma non certo oggi quando i rifiuti sono costituiti all'80% circa da materiali d'imballaggio, quasi tutti plastici.
E sappiamo che dalla plastica si sviluppa diossina, una delle sostanze più tossiche in assoluto, già a partire da temperature di 70°C.
Piombo, andride solforosa e molte altre sostanze tossiche sono quello in cui viene trasformata la spazzatura con la combustione.
Da tener presente che se viene bruciata una tonnellata di spazzatura o di qualsiasi altra cosa, vengono prodotti fumi che assieme alle ceneri residue pesano più di una tonnellata in quanto qualsiasi combustione consiste in un legame del combustibile con l'ossigeno e quindi alla fine del processo, il prodotto della combustione pesa per forza di cose di più del solo combustibile.
Basterebbe questa consapevolezza per capire che bruciare i rifiuti non è una soluzione praticabile.
Tra l'altro, una grossa quantità di rifiuti può essere vantaggiosamente riciclata per cui bruciarli costituisce un ulteriore spreco energetico.
Le strade da percorrere per abbattere draqsticamente l'impatto ambientale ed i costi provocati dai nostri rifiuti passa obbligatoriamente e convenientemente da tre punti fondamentali:
- una riduzione della massa dei rifiuti all'inizio della catena, preferendo merci sfuse o imballate senza materie plastiche, e già questa scelta da sola sarebbe in grado di dimezzare il problema!
- una raccolta seriamente e severamente differenziata;
- un oculato riciclaggio.

Si può fare, conviene, non si capisce perché nel 2012 esiste ancora qualcuno che, sprecando denaro, pensa a trasformare la spazzatura in rifiuti altamente tossici e cancerogeni.
Anzi, forse si capisce troppo bene.

articolo di riferimento:
integralmente tratto da Impatto Antropico

martedì 29 maggio 2012

Brutto segno


Da tre giorni a questa parte, si vede un elicottero-cisterna scuro che sembrerebbe un Erikson-Sikorsky S64E della protezione civile (?) svolazzare, sicuramente a nostre spese, sul golfo di Santa Maria di Castellabate in quelle che sembrano a tutti gli effetti delle esercitazioni di aspirazione e scarico (2 tempi...) di acqua marina.
Una piccola distrazione per chi si trova in quei momenti sul lungomare a passeggio piuttosto che al lavoro.
Niente di strano ma la cosa fa presagire, chissà perché, l'avvio di una nuova stagione di incendi boschivi... .
Ricordando che un elicottero può essere usato vantaggiosamente per estinguere incendi ma anche per appiccarli, suggerisco di stare in guardia se possedete una villetta in campagna o un terreno agricolo produttivo ma magari pieno di sterpaglie e sito alla base di qualche collina battuta dalla brezza marina... .

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lunedì 28 maggio 2012

La canapa e il Grillo

Come ho già avuto modo di osservare commentando un articolo di terzi, Grillo (Beppe) non mi preoccupa tanto per quello che dice quanto per quello che omette. Infatti porta avanti battaglie condivisibili ed è innegabile come sia diventato un punto di riferimento importante per l'informazione in genere, non starò a sindacare se di regime o di qualità. Ma a volte pecca di omissioni, facendo finta per scelta o per imposizione che alcune realtà, ancor più scottanti di quelle di cui si occupa, non esistano. Tuttavia ecco un argomento reale e condivisibile.


Il filmato in cui parla dell'incredibile messa al bando planetaria di... una pianta, risale ad un spettacolo inscenato a Genova nel 1997 ma, finché permarrà questo inconcepibile divieto, rimarrà sempre d'attualità.

E d'attualità lo è certamente oggi in quanto ormai tutto il mondo "occidentale" (tranne i suoi governanti) s'è accorto che è ora di rivedere tutte le nostre politiche industriali ed energetiche.


Il genio industriale di Henry Ford, che era americano e non europeo come sostiene Grillo, gli permise nel 1941, un periodo di guerra in cui i derivati del petrolio erano più preziosi che mai, di concepire una vettura sganciata dalla logica dei combustibili fossili, alimentata com'era ad etanolo di soia e poi della più conveniente canapa (e non ad olio come sostiene qualche sito, perciò era mossa da un motore a ciclo Otto e non Diesel).
Non solo: la stessa carrozzeria ("body" = corpo) dell'avveniristica vettura e tutti i rivestimenti interni erano realizzati in fibra di canapa, a parità di peso più resistente dell'acciaio.
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La Hemp Body Car del 1941
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Un'altra (imperdonabile?) inesattezza pronunciata da Grillo nel video è che la mitica Hemp Body Car fosse denominata "modello T". In realtà, la model T fu la vettura più prodotta al mondo a partire dal 1908 fino al '27 anno in cui uscì definitivamente di produzione e che quindi non aveva nulla a che vedere con la Hemp Car.
La T, a differenza di quanto sostengono inoltre alcuni siti, non aveva parti in canapa ed era alimentata a benzina.
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La model T del 1916
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Un breve estratto da un filmato d'epoca sulla Hemp Body Car:
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articolo già pubblicato su heymotard.it
a questa pagina più completa di notizie
[aggiornamento 17/02/2017: sito off line, N.d.R.]

venerdì 25 maggio 2012

A volte, il linguaggio del corpo...


Per manifestare i propri desideri o per cominicare le proprie intenzioni, gli animali non hanno bisogno di ricorrere ad elaborati codici linguistici come facciamo noi, probabilmente perché le cose che hanno da dire sono talmente elementari ed intuibili che a loro bastano poche decine di atteggiamenti del corpo e del muso sottolineati al massimo da qualche segnale sonoro. Sicuramente è stato così anche per noi, almeno fino a quando non abbiamo codificato un linguaggio elaborato e convenzionalmene accettato allo scopo di comunicare le nostre visioni astratte di homo technologicus, ormai troppo complesse per essere rappresentate da pochi simboli elementari.
Però, quello che a volte sfugge alla nostra pretenziosa razionalità è che la capacità di utilizzare ed interpretare il semplice linguaggio del corpo non l'abbiamo mai persa con l'evoluzione ma solo... sovrastata da un mare di chiacchiere spesso inutili.
Così, ci tradiamo con facilità se cerchiamo di mentire davanti ad una persona che ha ripreso la saggezza atavica del linguaggio corporale e siamo a nostra volta informati e condizionati più di quanto non crediamo dai messaggi facilmente intellegibili che ci provengono da altri... volti e corpi.
Ora, in una società come la nostra in cui imperano menzogna ed ipocrisia, vogliamo convincere noi stessi e gli altri che sia necessario e moralmente indispensabile imporci delle regole di comportamento sociale improntate al rispetto ed al quieto vivere, solo che per far questo ne demandiamo agli altri l'onere. E dopo aver scelto, secondo i nostri gusti ed il nostro credo, un paccheto di pensiero (o ideologia) tra quelli che ci vengono imposti... pardon proposti, col tempo ci convinciamo sempre più che quella sia l'unica etica razionalmente possibile. Dimenticando che etica&morale hanno sovente molto di culturale e ben poco di logico e naturale.
Non farò un'apologia dell'anarchia che, contrariamente a quello che si vuole far credere. è un sistema basato sulle regole, sulla parità assoluta e sul rispetto reciproco ma voglio solo porre in evidenza alcuni limiti dei pacchetti di pensiero preconfezionati rappresentati dalla ideologie e dalle religioni, che all'atto pratico sono la stessa cosa.
Prima di tutto, qualsiasi ideologia o religione presenta sempre dei limiti applicativi in base ai diversi contesti climatici, culturali, etnici, economici e sociali in cui si tenta di adottarla. Poi dovrà sempre superare critiche e obiezioni generate dalla diversa visione del mondo di ogni individuo singolo o identificantesi in gruppi che formano la collettività. Inoltre, anche se all'inizio sembra rispondere razionalmente a qualsiasi esigenza possa presentarsi, succederà prima o poi che qualsiasi idea, per quanto elaborata, dovrà confrontarsi con un evento eccezionale che si pone - diciamo così - in una terra di nessuno posta esattamente a metà tra i due concetti accettati e riconosciuti di bene e di male.
Non dimentichiamo poi che nell'analisi e purtroppo nel giudizio di ogni accadimento, tutti noi ci basiamo sui dati a nostra disposizione che riteniamo esatti e certamente non su quelli che ignoriamo.
Così facciamo noi, così fanno tutti dalle dispute politiche del Bar Sport alle Aule dei Tribunali.
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Recentissimo fatto di cronaca nera che ha rilanciato la notorietà del Comune di Castellabate, questa volta in senso negativo, l'omicidio di un cittadino di Santa Maria da parte del padre di una minorenne che aveva tentato di violentare, è stato detto.
I particolari della cronaca sono noti alla gente del posto ma a beneficio di chi non lo sia, riporto a margine dell'articolo il link di uno dei servizi giornalistici che mi sembrano fatti meglio.
La tragedia riguarda gli attori ed i loro parenti e non è mia intenzione entrarvi in merito ma gli aspetti su cui vorrei soffermarmi sono di valenza sociologica e riguardano principalmente le reazioni dei cittadini ed alcuni aspetti dei personaggi coinvolti trascurati dalla cronaca.
Leggendo tutte le cronache che ho rapidamente reperito, tutti i commenti inseriti ed ascoltando delle voci di popolo in paese, ho messo insieme alcune notizie che aggiungono poco o nulla ad una sorta di istruttoria ma completano il quadro del contesto in cui si è compiuto il delitto, anzi i delitti.
In rigoroso ordine di età:
- del morto ammazzato, credo che fino ad ora nessuno in paese si sognasse di immaginare che fosse un molestatore di minorenni ma i fatti sembrano aggiungere questa nota al profilo del personaggio, pur non particolarmente simpatico a nessuno.
- del padre della ragazza, mi risulta unanime in paese il giudizio che lo reputa una brava persona, salvo le prime razioni isteriche alla stringata notizia dell'omicidio da parte di un marocchino di merda ai danni di un povero italiano... da notare che i tunisini residenti nel posto devono subire costantemente la loro classificazione come "marocchini" nonostante non risulti essere residente nel Comune di Castellabate nessun cittadino marocchino.
Il tunisino ha portato a termine la vendetta davanti alla Stazione dei Carabinieri e poi ha loro detto: "Ho fatto il mio dovere, adesso fate il vostro!". Un uomo di altri tempi, come non ce ne sono più nel Cilento, forse anche a causa dell'epurazione piemontese dell'ottocento.
- della figlia, il personaggio forse più ambiguo dei tre che mi risulta fosse una ragazza fin troppo sbarazzina negli atteggiamenti, e qui mi riallaccio alla premessa che ho fatto.
Ovviamente, in base ad un'indignazione che non lascia spazio a obiezioni, c'è chi non vuole neanche prendere in considerazione che ella possa aver avuto un ruolo attivo o responsabile nella faccenda ma la realtà dei fatti può essere riassunta nell'esclamazione di un autista di bus che tempo addietro, commentando sarcasticamente il comportamento troppo disinvolto della sua passeggera, ha avuto da esclamare "Questa mi fa passare un guaio" alludendo al possibile effetto delle sue provocazioni.
La realtà dei fatti, è anche che un morto ammazzato ed il padre in galera POTREBBERO essere ascrivibili o scatenati ANCHE da comportamenti, o perché no, da testimonianze irresponsabili da parte della ragazzina.
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A partire dalla deriva femminista che ha subito il mondo occidentale, il significato del linguaggio del corpo femminile è stato represso e ritualizzato sotto una valanga di merda ideologica (mi sembra l'accezione più adatta)  che ne ha fatto perdere il significato socialmente accettato ma non certo quello percepito inconsciamente!
Così, abbiamo assistito ad una ritualizzazione dei codici di seduzione femminile non più finalizzati al loro scopo originario ma alla sola affermazione della personalità della femmina.
Ai maschi, di conseguenza, è stato imposto socialmente e culturalmente di ignorare tali messaggi reprimendo le loro reazioni naturali e positive dal punto di vista evolutivo.
Il risultato è che le donne di oggi si propongono come nel secolo scorso non avrebbero avuto il coraggio di proporsi neanche le prostitute di strada e questo ci sembra normale, e ci sembra anche normale che un uomo sia considerato "equilibrato" e socialmente accettabile quando rimane praticamente indifferente a tali ostentazioni di sessualità.
Mah, io avevo un concetto diverso della normalità eppure sono tutt'altro che un moralista bigotto, specifico: tutt'altro. Si tratta solo di trovare una collocazione razionale al limite del buon senso, il principio ispiratore, guarda un po', di ogni società anarchica.
Il problema è anche che le donne giocano oltre i limiti del buon senso con questi messaggi "a vuoto" mentre gli uomini tendono ad interpretarli esattamente come un milione di anni fa: qualcuno deve stabilire al più presto se sia lecito o no interpretare tali messaggi com'era normale per l'Uomo delle caverne - e allora eventuali richieste di accoppiamenti vadano presentate ai maschi in regolare carta intestata con almeno due foto e curriculum (grazie) - o si debba tornare di comune accordo a dare il giusto peso ad un linguaggio dimenticato per convenzione sociale.

approfondimenti sul fatto di cronaca: uno degli articoli reperiti in rete:

aggiornamento del 27:
Come al solito fuori dalla vita del paese, ingnoravo una realtà riguardante il morto ammazzato: pare che, contrariamente a quello che ho ipotizzato nell'articolo, egli avesse effettivamente una certa inclinazione verso le giovani ragazze. (E chi non ce l'ha? Magari qualcuno ne ha di più ma ogni società civile impone il rispetto di determinati limiti.)
Tanto è dovuto alla cronaca.

ipotesi popolare del 28:
Altre voci suggeriscono la possibiltà che la ragazza si sia inventata la violenza (che in effetti lascia qualche dubbio per quanto riguarda la dinamica) per giustificare la sua perdita di virtù, diciamo così, al di fuori di un matrimonio eventualmente concordato dalle famiglie.
Ma qui siamo nel campo delle pure speculazioni che tra l'altro non andrebbero ad aggiungere né a togliere nulla al risultato finale del doppio dramma di un morto ammazzato e della detenzione del suo assassino.
E' una probabilità questa, più drammatica di qualsiasi altra e riguarda retaggi culturali ed imperativi morali che non fanno (più) parte della nostra cultura.

altre notizie del 29:
Sarebbe stato meglio che non mi fossi occupato di questa vicenda sempre più ingarbugliata nella sua genesi: altri elementi emergono e riguardano presunti precedenti legami mercenari tra il morto ammazzato e la moglie del suo assassino, quarto personaggio a rientrare di pieno diritto nella storia. Ci sarebbe stata una lite prima dell'accoltellamento nel corso della quale la vittima avrebbe esplicitato anche questa verità. A questo punto mi sento in dovere di non pronunciarmi oltre.

lunedì 14 maggio 2012

Cacciatori di tendenze


Un mio amico che nel corso dei suoi decenni lavorativi si è fatta un'idea molto realistica del Mercato e delle sue tendenze, mi ha sempre fatto notare come in Italia succeda esattamente ciò che succede negli USA ma con una ventina d'anni di ritardo. E come nell'ambito della nostra stessa nazione, questo fenomeno si riproduca in maniera molto simile tra sud e nord con un'asincronia di un paio di anni ovvero di stagioni di esercizio commerciale.
Chi è cosciente di questo fenomeno lo sfrutta a suo vantaggio ed io stesso ho cavalcato per anni questa onda acquistando in Liguria ed in Toscana moto di cui il mercato si era nel frattempo disinteressato ma ancora molto richieste in Campania.
Questo non è spiegabile solo con la naturale maggior richiesta - quindi apprezzamento - dell'usato in aree di minor benessere economico ma proprio con la gradualità di diffusione sul territorio che hanno le mode.
Non a caso, nel periodo in cui ho costruito la mia prima supermotard, mi divertivo ad ascoltare i commenti di chi guardava con un misto di curiosità e disgusto quella strana Honda XR dotata di ruote stradali che tenevo ben in vista nel parcheggio del mio negozio di moto.
Questo succedeva nella provincia salernitana nel 2000 mentre in Francia il 'motard era da tempo un fenomeno più che consolidato, con tanto di campionati nazionali, e nel nord Italia i ragazzi facevano a gara per derivare la motard più efficace ed a buon mercato dalla loro vecchia enduro o motocross. Da notare che in quell'anno il mercato del nuovo offriva già un'interessante gamma di modelli da supermotard sia dilettantistico che competitivo. Eppure molti ragazzi ancora ignoravano questa tendenza.
Quando poi alla XR affiancai una fiammante Husqy SMR che usavo per le gare, molti avventori del negozio, per quanto "appassionati" di motorismo, strabuzzavano gli occhi quando vedevano quella, anzi quelle (la mia e quella del mio compagno di squadra) bellissime moto da cross "rovinate" da due gomme slick!!


Questa premessa è utile per farsi un'idea più vicina alla realtà di come si avvicendino e si propaghino nel mondo le tendenze ed i cambiamenti che ne conseguono.
Anche dal punto di vista socio-economico l'Italia, in quanto colonia statunitense, non può prescindere dalla realtà americana e fenomeni come il consumismo spinto all'assurdo, l'inquinamento ambientale, la convenienza di acquistare prodotti i nuovi invece di riparare i vecchi, la totale dipendenza economica e culturale dalla banche private, il bipartitismo, le leggi liberticide e perfino i serial-killer e mille altri aspetti tragicomici della nostra vita quotidiana si sono riprodotti da noi in maniera assolutamente identica - salvo qualche indispensabile adattamento di forma - dopo che si erano verificati e consolidati da anni negli USA.
Questo per non parlare del vero e proprio plagio culturale che subiamo da sempre: non è solo per esigenza di mercato che la festa pagana di Halloween sia entrata di forza nelle nostre tradizioni e si vedono ormai parecchi imbecilli andare in giro su chopper e custom ostentando la bandiera americana anche stampata in fronte e sul sedere, ove possibile.
Ma lasciamo stare gli imbecilli, che neanche loro sono l'oggetto del discorso, tanto saranno sempre imbecilli visto che Pirandello affermava che è loro peculiarità quella di non cambiare mai opinione.
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Esattamente come negli USA, la nostra classe dirigente politica è designata e Washington ben prima della farsa elettorale: personaggi come Berlusconi, Monti, Napolitano sono stati tutti decisi a tavolino oltre oceano prima di venire eletti o meno (nel caso di Monti) nel nostro, anzi nel loro, Paese.
Ma negli USA, proprio in questi ultimi mesi, gli eventi hanno subito una tale accelerazione che l'Italia fatica a seguire, complici i media di regime che si guardano bene dal riportare notizie significative a riguardo.
E così, proprio mentre da noi in Europa si sta instaurando una polizia federale, l'Eurogendfor, che al di sopra di ogni controllo nazionale e delle polizie locali andrà ad occuparsi direttamente del mantenimento forzato dello Status Quo, negli States, per la precisione nel New Mexico si è già verificato un episodio in cui la Guardia Nazionale armata ha messo in fuga, Costituziione americana alla mano, una squadra di federali che pretendevano di dettar legge ai locali sull'allevamento degli animali e sulle metodiche agricole!
Allo stesso modo a noi, e per quanto possibile anche agli stessi States, viene tenuto nascosto con tutti i mezzi possibili addirittura l'esistenza del più importante candidato alla presidenza degli USA, il repubblicano Ron Paul.
A differenza di tutti gli altri suoi colleghi allineati e sottomessi al potere bancario, repubblicani e non Obama compreso, ecco il suo programma:
  • ABOLIRE o ridimensionare fortemente il potere de LA FEDERAL RESERVE: la Fed è una banca privata esattamente come lo è da noi la Banca d'Italia che attraverso il crimine del Signoraggio Bancario controlla tutti gli aspetti del Paese ed induce lo Stato, cioè tutti noi cittadini, in una perenne condizione d'indebitamento pubblico;
  • Ripristinare l'osservanza della Costituzione, adesso anche da noi surclassata da leggi che la contraddicono e dalla superiore autorità del Trattato di Lisbona, cioè dalla Costituzione Europea in vigore sotto mentite spoglie;
  • Cessare l'ingerenza della Governo Federale sulla vita dei singoli Stati, in osservanza della Costituzione, e questo potrebbe essere applicabile anche da noi conferendo maggiore autonomia agli Enti locali;
  • CESSARE OGNI INTERVENTO MILITARE DELL'ESERCITO DEGLLI STATI UNITI AL DI FUORI DEL SUO TERRITORIO, quindi annullare di fatto il programma imperialista americano;
  • RITIRARE TUTTO IL PERSONALE MILITARE IN MISSIONE ALL'ESTERO, compresi quindi i 60.000 uomini di stanza in Italia nelle basi extraterritoriali americane.
Non è un programma da poco ma bensì di portata epocale, direi globale, ed il suo auspicabile effetto, supportato dalla stragrande e censurata maggioranza dei consensi di cui gode tra l'elettorato repubblicano e non solo, potrebbe comportare una liberazione che in Italia si potrebbe finalmente celebrare con tutte le ragioni.
Ciò nonostante, i nostri media di regime sono ancora tutti impegnati a parlare della caccia all'evasore e degli stipendi ai parlamentari come se si trattasse di argomenti veramente rilevanti per la deriva che sta subendo il nostro Paese. E molti italiani credono che realmente sia così.



In perenne ritardo sulle tendenze del nostro Paese-guida, molti italiani non solo sono all'oscuro del fenomeno del Signoraggio Bancario ma ragionano ancora in termini dicotomici destra/sinistra e non hanno ancora neanche capito che lo stesso bipartitismo è una truffa.

approfondimenti:

domenica 6 maggio 2012

La sicurezza stradale si ottiene (anche) riducendo il PIL

Poco tempo fa ho pubblicato, per il sito heymotard.it, una pagina in cui ho inserito le foto delle principali moto utilizzate dal gruppo di motociclisti di cui facevo parte nei mitici (per i motociclisti e non solo) anni '70; di spalla ho inserito delle considerazioni sul cambiamento dei tempi e sul fatto che la maggior parte delle "imprese" motoristiche compiute in quegli anni sarebbero oggi improponibili oltre che parecchio rischiose.
Ma perché, se le strade e gli stessi veicoli sono più sicuri di quarant'anni fa?
L'articolo che segue è stato già pubblicato sul sito gemello heymotard.it
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Il problema è il traffico, aumentato in maniera esponenziale e non solo in rapporto diretto all'aumentare della popolazione.
Andare fuori strada per conto proprio o sbattere contro un oggetto fisso è un'evenienza piuttosto difficile da verificarsi in una strada deserta, per quanto infida e sconnessa possa essere, se a guidare è una persona dotata di sufficienti capacità di guida e senso della misura.
Ma col traffico tutto cambia, non è più sufficiente l'autocontrollo e... l'autodeterminazione per evitare incidenti ma diventa necessario tener costantemente conto delle azioni del prossimo fino addirittura a prevederle!
In moto, veicolo che non dà la falsa sicurezza conferita da un'auto, s'impara subito a "prevedere il futuro" intuendo in anticipo un comportamento a rischio di un veicolo che ci segue, ci precede, sopraggiunge in senso contrario, sta per attraversarci la strada o sta semplicemente fermo (fino a prova contraria...).
Ad esempio, la cosa più normale per un motociclista esperto e previdente è tener d'occhio la ruota anteriore del veicolo che si sta sorpassando per anticiparne eventualmente un'imprevedibile sterzata a sinistra. Superando veicoli a tre ruote come l'Ape, questo diventa già più difficile. Infatti l'Ape rappresenta una vera minaccia per i motociclisti, sia per la difficile visibilità della ruota sterzante, sia per la rapidità da record tra tutti i veicoli con cui tali mezzi riescono a cambiare direzione.
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Ma, a parte la prudenza ed i comportamenti a rischio, ci sono due fattori fondamentali che stanno alla base della sicurezza nel traffico:
  • la differenza di velocità tra i veicoli che percorrono la stessa carreggiata
  • la densità veicolare
Che la differenza di velocità sia un importante fattore di rischio, è perfettamente noto negli Stati Uniti che, pur avendo una cognizione del traffico quasi esclusivamente urbana, sono ben coscienti che in un intenso flusso veicolare è bene che TUTTI i veicoli procedano quanto più possibile alla stessa velocità. Infatti negli States multano anche chi va troppo piano ed è (realmente, non come in Italia) proibito alle moto di risalire le code: quest'ultima sembra un'esagerazione ma non lo è affatto se si pensa alla disinvoltura con la quale certe persone per scendere dall'auto aprono lo sportello all'improvviso senza curarsi di guardare prima se sopraggiunge qualcuno; e questi comportamenti sono frequentissimi nella vita convulsa delle città.

C'è da dire che se nelle nostre città più trafficate s'impedisse realmente ai veicoli a due ruote di risalire una coda o di sorpassare DOVUNQUE rimanendo più o meno in corsia, l'utilizzo di tali veicoli ai fini di ridurre i tempi di percorrenza diverrebbe a quel punto inutile: meglio allora viaggiare in maggior sicurezza e comfort in auto, con stereo e climatizzazione accesi. Ciò si rifletterebbe in maniera estremamente negativa sul traffico stesso e sulla sua scorrevolezza; una dimostrazione di quello che potrebbe accadere in una città come Roma facendo semplicemente rispettare il Codice della Strada si è potuta osservare pochi anni fa quando un gruppo coordinato di motociclisti, esasperati dalle multe che ricevevano quasi quotidianamente per "eccesso di velocità" percorrendo tragitti casa-ufficio, mise in pratica una singolare protesta: un gruppo compatto di un centinaio di moto attraversò la città rispettando in maniera assoluta i limiti di velocità imposti. Il risultato fu la paralisi del settore urbano che attraversavano.
Questa esperienza dimostra che siamo ben lontani dall'aver compreso il modo di gestire il traffico: i limiti di velocità, ad esempio, così come sono concepiti svolgono egregiamente solo due funzioni, quella di tutelare il gestore delle strade da responsabilità dovute al loro stato di manutenzione (imponendo limiti bassi, qualunque incidente avvenuto a velocità superiori è per definizione colpa del conducente) e quella di costituire una costante fonte di finanziamento per le casse dei Comuni.
C'è anche da notare che i limiti di velocità vengono fatti rispettare dalle Forze dell'Ordine ma vengono apposti da enti che spesso non hanno alcuna competenza in materia circolatoria.
Un'ultima considerazione: qualunque utente abituale della strada sa bene che anche in una situazione in cui il traffico scorre regolare ma intenso, è sufficiente un minimo intoppo per trasformare una situazione ordinaria e controllata in un caos totale: un mini-tamponamento senza conseguenze per le persone è sufficiente a paralizzare per chilometri a monte dell'incidente, un'arteria intensamente trafficata.
La densità di circolazione è determinata dal rapporto tra la capacità di "drenaggio" del sistema viario (considerando il numero di corsie per ogni senso di marcia, la loro larghezza, la conformazione del tracciato, la presenza ed il numero di deviazioni e di incroci, ecc.) ed il numero di veicoli in transito orario, considerate anche le loro dimensioni.
E' chiaro che in un territorio morfologicamente tormentato e densamente abitato come il nostro (e la Campania sotto questo aspetto "eccelle"), intervenire sulla scorrevolezza delle strade è molto difficile oltreché costoso.
Rimane il problema del numero di veicoli in transito...
Ma qualcuno si chiede mai 'ndo va tutta 'sta ggente, per dirla alla romana?
Dove, e soprattutto PERCHE' nella (non) vita che ci siamo... anzi che ci hanno costruito, abbiamo l'esigenza di spostarci continuamente?
Sinteticamente, le principali motivazioni che stanno alla base del traffico veicolare e di persone:
  • La distanza tra residenza e posto di lavoro, o scuola per gli studenti, e la stessa necessità di doversi spostare per lavorare o per seguire lezioni;
  • La distanza tra residenza e zone di reperimento (acquisto) delle necessità quotidiane e la stessa necessità di doversi spostare per trovare quello che ci serve quotidianamente o quasi;
  • La costante ed assurda richiesta di acqua imbottigliata, bevande, alimenti e merci varie (di cui gran parte inutili) provenienti da zone lontane centinaia di chilometri se non, in molti casi, addirittura da altri continenti!
  • La distanza e la stessa necessità di doversi spostare per doversi curare, ed in questo caso dovremmo guardare alla malattia come un effetto dovuto al nostro cattivo stile di vita e non tanto una causa che motiva la necessità di doversi spostare.

Ho volutamente escluso il traffico di ordine voluttuario perché a mio giudizio è l'unico traffico sul quale non è lecito intervenire: ognuno dev'essere libero di poter andare dove gli pare quando gli pare.

Il pendolarismo è uno dei principali mali del secolo: fonte di stress, di cattiva qualità della vita e di enormi costi per la collettività. Lavorare per cancellarlo dalla faccia della Terra è uno degli obiettivi primari per riportare le Cose al loro ordine naturale. Non è possibile pensare ad un sistema di vita che prevede la necessità di dover passare una considerevole parte della giornata a compiere inutili spostamenti che sottraggono tempo sia alla propria vita, sia alla capacità produttiva di ognuno. E' ridicolo, assurdo, inconcepibile, è necessario ingegnarsi per far tendere a zero questa necessità.

Il radicamento al territorio di ognuno di noi è una delle componenti negative: questo dipende sia dalla sfera affettiva dalla quale ci allontaniamo con riluttanza, sia dal fatto che in Italia, almeno per il momento, oltre l'80% della popolazione è proprietaria, per via diretta o parentale, della casa dove abita ed un certo attaccamento alla proprietà di famiglia è lecito e comprensibile.
Negli States ad esempio non è così e, sia per la loro pragmaticità data dalla loro "freddezza", sia per la vivacità del mercato: per gli statunitensi è assolutamente normale vender casa e trasferirsi se si presentano buone opportunità lontano da dove si risiede.
In Giappone - un altro Paese lontano anni luce dal nostro modo di concepire la vita - i grossi centri industriali comprendono e dispongono di tutti gli indotti necessari per la residenza del personale dirigente o impiegato, in modo da evitar loro il pendolarismo, che comunque rimane estremamente intenso nelle grandi città.
Così ad esempio la Kawasaki di Akashi, nel territorio limitrofo ai suoi enormi impianti industriali (dove costruiscono di tutto, dalle moto alle petroliere passando per il settore utilitaristico ed aeronautico) mette a disposizione alloggi, centri di ritrovo, negozi, servizi vari, ristoranti, scuole, centri medici e perfino un ospedale: in pratica, i lavoratori-abitanti del territorio, si allontanano solo per esigenze voluttuarie, per divertimento e senza stress da pendolarismo.
Non si vede perché soluzioni come queste non siano applicabili, se pur molto gradualmente, anche nel nostro Paese.
Il frazionamento dei servizi. Costruire grossi centri esclusivamente burocratici, residenziali, lavorativi, commerciali o ludici sortisce l'effetto di creare traffico dal nulla: molto meglio a quel punto FRAZIONARE tutti questi servizi ad aggregarli in gruppi completi ed autosufficienti.
Si eliminerebbero così i quartieri-dormitorio di ispirazione tristemente sovietica, il presupposti stessi del pendolarismo, la necessità di dover attraversare la città o addirittura la regione per ottenere un documento.

Le assunzioni dovrebbero avvenire tenendo conto, come parametro imprescindibile per legge, della distanza tra residenza e posto di lavoro, fino ad applicare una penale chilometrica - e non certo un rimborso - sia al datore di lavoro che al dipendente: questa penale potrebbe andare a costituire un fondo statale dedicato alla manutenzione delle strade. I lavoratori, a parità di qualifica richiesta, più vicini al posto offerto dovrebbero quindi vedere il proprio "punteggio" aumentare rispetto a quelli più lontani.

La richiesta di merci provenienti da lontano andrebbe dissuasa allo stesso modo, con l'applicazione di una penale chilometrica a beneficio dello Stato. In questo ambito, visto che il nostro Paese è ricco di acqua potabile - e quando manca, vuol dire che qualcuno se ne è appropriato indebitamente - l'acquisto di acqua imbottigliata proveniente da lontano andrebbe tassato in maniera drastica: se proprio uno vuole bere, contro ogni logica e razionalità, in Sicilia l'acqua imbottigliata sulle Alpi invece di aprire semplicemente il rubinetto di casa bevendo acqua ugualmente potabile che per di più paga dalle 250 alle 500 volte di meno, almeno paghi un Euro in più al litro che vada a coprire il costo sociale ed ambientale della sua scelta. Ed è giusto che sia così, per dissuadere e debellare un comportamento idiota e autolesivo tipicamente italiota come quello di trasportare continuamente enormi quantità d'acqua imbottigliata su e giù per la nazione producendo traffico e costi sociali inaccettabili.
Disporre a casa di merci provenienti da lontano, magari da altre culture, sminuisce inoltre il piacere  di viaggiare e le motivazioni stesse del viaggio e spiana pericolosamente la strada alla globalizzazione rendendo il mondo sempre più simile in ogni punto ed orribilmente piatto dal punto di vista culturale.

I servizi on-line. Non si vede perché, almeno con le tecnologie attualmente a disposizione di tutti (per non parlare di quelle esclusivamente elitarie...), non sia possibile risolvere un problema o un'incombenza burocratica direttamente da casa: se esiste la posta certificata, il valore legale di una comunicazione e-mail e la possibilità di identificare con assoluta certezza chi è impegnato in un collegamento on-line, allora DEVE esistere la possibilità di evitare di recarsi personalmente in un ufficio comunale o statale.

Potenziare il settore comunicativo di un ufficio pubblico, creerebbe moltissimi posti di lavoro, finanziati direttamente dall'enorme risparmio di costi sociali dovuto alla diminuzione del traffico e del conseguente inquinamento (fino a che non riusciremo a spostarci senza inquinare: le tecnologie in merito non mancano, manca solo la voglia ed il coraggio di applicarle).

Successivamente a questa visione delle cose, potranno diventare realmente risolutive soluzioni applicate direttamente al traffico come ad esempio il potenziamento dei collegamenti marittimi che in un Paese "acquatico" come il nostro non sono mai stati sfruttati abbastanza se non dalla gestione borbonica del Regno delle Due Sicilie... .
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Correggere tutte queste scelte, avrebbe come risultato indotto una sana riduzione del Prodotto Interno Lordo, formato in gran parte da spese e produzioni inutili o dannose, con benefici effetti sulla stabilità monetaria, sui costi e sulla sicurezza sociale, sulla qualità della vita in generale. Anche il PIL, esattamente come il traffico, va considerato per quello che è: un effetto delle nostre scelte, non una causa e tanto meno un fine.
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mercoledì 2 maggio 2012

La bicicletta come Soluzione Finale...

...della sovrappopolazione mondiale.



In questi ultimi tempi, pressoché simultaneamente in Italia ed in Gran Bretagna, si è cominciato a parlare molto dell'incidentalità legata all'uso della bicicletta ove inserita in un contesto di traffico veicolare. In effetti se ne parla come per altri problemi affrontati dai media (di regime): senza una gran cognizione di causa, in maniera allarmistica e girando attorno al vero problema in modo da deviare l'attenzione su aspetti marginali e poco significativi. Secondo la mia esperienza stradale, formatasi nell'arco di oltre mezzo secolo on the road con i veicoli più disparati tra cui ovviamente la bicicletta, i problemi legati alla sicurezza nell'uso della bici sono pochissimi ed estremamente semplici:
  • I comportamenti "a rischio" da parte di chi la utilizza;
  • La sua assoluta incompatibilità col traffico motorizzato e non solo: anche con quello pedonale.
I comportamenti a rischio
Su questo c'è poco da dire o da dimostrare: chiunque si trovi a percorrere frequentemente un'area pedonale a piedi oppure una strada aperta al traffico alla guida di un qualsiasi mezzo motorizzato, avrà infinite occasioni di osservare come tanti ciclisti utilizzino il proprio mezzo in barba alle più elementari norme del buon senso e della circolazione, come in preda ad una strana ebbrezza o delirio d'invulnerabilità: le bici sono utilizzate con gran frequenza nelle aree pedonali a velocità (relativamente) "folli" ovvero pericolose come se la mancanza di un motore rendesse impunibili ed al di sopra delle leggi chi le guida; sono altrimenti utilizzate nelle strade aperte al traffico molto spesso senza alcun rispetto della segnaletica in generale, dei segnali d'arresto (stop, semafori) e del senso di marcia. I ciclisti cosiddetti "professionisti" in allenamento alla guida di biciclette da corsa si dimostrano essere molto spesso i meno "professionisti" di tutti nel traffico sottovalutandone il pericolo con comportamenti ad altissimo rischio come procedere in formazione di tre, quattro o più su strade strette e trafficate sulle quali il semplice buon senso imporrebbe di procedere tassativamente in fila indiana. Un altro comportamento a rischio è semplicemente quello di "esistere" in un contesto nel quale il traffico procede ad una velocità media ben superiore a quelle loro possibili "manifestandosi" all'improvviso davanti al veicolo più veloce ad esempio in una curva priva di visuale. La cognizione con cui parlo di queste cose deriva anche dall'utilizzo quasi quotidiano che faccio della bici, nonostante tutto, stando SEMPRE bene attento a non compiere le imprudenze più comuni tra le quali quelle sopra descritte.
Incompatibilità
Nel traffico pedonale, la bici può essere utilizzata con sicurezza esclusivamente a patto di un'estrema prudenza di condotta ma per le sue caratteristiche dinamiche rimane comunque un veicolo che ha una sua dinamica ben precisa, inserito in un contesto in cui ci si muove a piedi con dinamiche ben diverse!
Nel traffico veicolare la bicicletta, mossa dal suo motore umano e per tanto limitato ad una potenza inferiore al cavallo, non possiede neanche lontanamente le doti di accelerazione sufficienti per trarsi d'impaccio da una situazione di pericolo. Inoltre, come se non bastasse, il concetto di "specchietto retrovisore" e con esso l'irrinunciabile sicurezza che conferisce nell'informarci di cosa stia succedendo alle nostre spalle, è relegato alle bici-giocattolo da bambini che poi, crescendo, diventeranno tanto audaci ed irresponsabili da smontare i loro specchietti ed abituarsi a non utilizzarli mai più. Inutile aggiungere che solo ultimamente, anche se spesso a livello di accessorio alla moda, si cominciano a rivedere dei dispositivi d'illuminazione sulle bici, forse perché oggi ormai alimentati a batterie invece che con la vecchia dinamo che ci appesantiva la pedalata.
Conclusioni
Se è vero com'è vero che non esiste alcuna prova storica che da Hitler o da chi per lui sia mai stato impartito un ordine di sterminio poi definito "Soluzione Finale" su base etnica, pardon razziale, e ciò nonostante si continua a parlare di Olocausto nei termini hollywodiani ai quali siamo abituati fina da bambini (ed anche prima) è anche vero che i 2500 ciclisti statisticamente morti negli ultimi 10 anni, andrebbero classificati come suicidi e non come vittime del traffico, essendo le bici assolutamente INCOMPATIBILI con i veicoli motorizzati a causa delle incolmabili differenze dinamiche che presentano rispetto ad essi: per cui, chi ha scelto di inserirsi con una bici in un contesto di traffico motorizzato, o ne conosce appieno gli enormi rischi ed è un suicida, un temerario oppure un semplice imbecille. Inoltre non è chiaro quali vantaggi debba apportare la bici alla salute quando utilizzata respirando gas di scarico a pieni polmoni.
Soluzione
L'unica soluzione razionale per "mettere in sicurezza" l'utilizzo della bici è riservarne la circolazione su percorsi appositamente dedicati, le famose "piste ciclabili", e vietarne o almeno dissuaderne fortemente la circolazione su strade pedonali o aperte al traffico motorizzato.
In attesa di vederne realizzate in abbondanza e con tutti i crismi in maniera da rendere sicuro e conveniente l'uso della bici, si raccomanda a tutti gli utilizzatori indefessi di... non fare i fessi e salvaguardare la propria pelle (e quella degli altri) adottando le opportune norme di prudenza dettate dal semplice buon senso.
Come suggerimento, in provincia di Salerno abbiamo, lungo la litoranea che congiunge il capoluogo ad Agropoli, un esempio lampante di come NON vadano realizzate le piste ciclabili:
  • scegliendo aree che rendano necessaria una deforestazione;
  • realizzandole troppo strette e circoscritte da staccionate per poterle utilizzare comodamente ed in sicurezza nei due sensi di marcia;
  • pavimentandole, anzi NON pavimentandole in maniera adeguata ovvero utilizzando materiali inerti non legati (brecciolino) tali da renderne la percorrenza pericolosa, faticosa ed a rischio bucature.
Tanto è vero che la maggioranza dei ciclisti "litoranei", loro malgrado preferiscono utilizzare la pur trafficatissima sede stradale lasciando la pista ai pedoni (che a rigor di segnaletica ne sarebbero esclusi), a qualche motorino, qualche utilitaria e perfino ad un trattorino-bar ambulante che ho avuto la sorpresa di vedere proprio oggi procedere a tutta velocità su tale sede.
Evitando gli errori appena elencati, ci auspichiamo un fiorire di piste ciclabili tanto sviluppate, invitanti e ben fatte da dissuadere tutti i ciclisti dalla tentazione di farsi ammazzare sulle normali strade aperte al traffico.
Paso

integralmente tratto da heymotard.it