lunedì 27 dicembre 2010

Qualità dell'aria e qualità della vita

Rimanendo nell'ambito dei falsi problemi (vedi articolo precedente) alcune ricorrenti deviazioni dell'attenzione si possono notare in quasi tutte le proposte di soluzione all'inquinamento cittadino da gas e polveri sottili.
Ecco tre delle più inflazionate, secondo le quali per migliorare la qualità dell'aria in città si dovrebbe...:

Utilizzare di più i mezzi pubblici.
Se uno sceglie di utilizzare un veicolo privato è perché può risultare più comodo, spesso più rapido, più capillare, permette di trasportare oggetti di notevoli dimensioni, bambini molto piccoli ed animali senza fatica o difficoltà e soprattutto permette di farlo senza essere soggetti a biglietti, orari strampalati e non coincidenti e fermate lontane dalla propria residenza o dall'obiettivo del viaggio, attese a volte interminabili magari esposti alla pioggia e allo smog. Il mezzo privato mette al riparo da borseggi, contagi per vie aeree, indebite richieste di danaro, prepotenze sulla persona ad opera di bulli da metrò e odori molesti. Inoltre, c'è da dire che un mezzo pubblico, per il suo peso e per le sue dimensioni, crea un impatto sull'ambiente urbano molto molto più deciso del più grosso SUV esistente: questo nuovo bisogno imposto del mercato pur essendo particolarmente inviso agli ecologisti (di facciata) ed agli... invidiosi di ogni sorta, di certo non necessita di adeguamenti della rete viaria come è indispensabile per un bus di 13 metri e 20 tonnellate. Se ci pensate bene, le nostre città risultano stravolte e condizionate nell'urbanistica proprio dagli inevitabili adattamenti necessari al traffico pesante. Se nelle città si utilizzassero solo veicoli a due ruote, non esisterebbero problemi di viabilità né di parcheggio: utopia? No, se si eliminasse il PRESUPPOSTO della necessità di utilizzare un veicolo a più di due ruote, pubblico o privato che sia: continuate nella lettura!

Rinnovare (forzatamente) il parco circolante.
Incentivi ed istillazione di sensi di colpa nell'utente sono utili soprattutto alle Case produttrici di veicoli, molto meno all'utente stesso che si ritrova a spendere soldi (che spesso non ha) senza una vera necessità.
Sostituire un vecchio veicolo con uno nuovo significa principalmente gravare l'ambiente di tutto l'inquinamento inevitabilmente prodotto per fabbricare i materiali base, trasportarli fino alle fabbriche, costruire e trasportare il nuovo veicolo fino alla concessionaria.
Per produrre un'auto è necessaria un'enorme quantità di energia (prodotta come?) e circa 150.000litri d'acqua.
Smaltire o riciclare un veicolo vecchio non è gratis per l'ambiente: serve energia (prodotta come?) ed è inevitabile contaminare l'ambiente con diossine, idrocarburi combusti ed incombusti, acidi e materiali delle batterie, plastiche, gomme ecc. non tutti e non interamente riciclabili.
Se ci tenete all'ambiente, curate la vostra vecchia auto e rimandate il più possibile l'acquisto della prossima (possibilmente usata): i ricambi che vi potranno servire sono già stati prodotti e giacciono inutilmente nei magazzini o nelle demolizioni col rischio di essere prima o poi smaltiti (nell'ambiente) in quanto non più richiesti.
E se il nuovo veicolo inquina l'aria un pò meno (sul quanto, non fatevi illusioni) di quello vecchio, per compensare l'inquinamento prodotto con la sua fabbricazione dovrete utilizzarlo almeno per i prossimi 50anni... .

E visto che sto sguazzando nel politicamente scorretto (cioè nella verità) lancio anche una proposta politicamente scorrettissima ma realmente ecologica: una tassazione extra, diciamo una super IVA del 40%, sui veicoli acquistati nuovi - quale indennizzo per il loro impatto sull'ambiente - e l'esenzione perpetua della tassa di possesso per i veicoli acquistati usati.(*)
*) Ricordiamoci che pochi decenni fa, l'IVA sfiorò realmente questa aliquota raggiungendo il 38% per i beni considerati "di lusso" come le pietre preziose, le auto oltre 2000cc a benzina (!) e le moto oltre 350cc (!!!)

Utilizzare veicoli elettrici.
Bene, anzi benissimo. Solo che prima dovete rassicurarmi sul metodo utilizzato per produrre (e trasportare) l'energia elettrica necessaria e trovare la soluzione per altri piccoli inconvenienti... date un'occhiata a questo vecchio articolo di heymotard.it : http://www.heymotard.it/electric.htm e ad un link a cui rimanda http://www.heymotard.it/vs.htm !!

Incentivare l'utilizzo delle due ruote.
In effetti, mentre alcune amministrazioni locali continuano stupidamente a fare la guerra alle moto, altre hanno finalmente capito che un traffico formato da veicoli a due ruote non può fisiologicamente generare ingorghi né altri disagi di alcun genere; anche perché strade concepite per auto e, a stento, per veicoli pesanti non hanno problemi a drenare un traffico così composto.
Se ci si vuole limitare a lavorare sul traffico senza prenderne in considerazione i presupposti, non si può fare a meno di constatare lo snellimento che consegue preferendo la moto a veicoli a più di due ruote.
E mi riferisco alle moto, ovvero alle due ruote motorizzate e NON alle bici, in quanto se queste ultime possono andar bene per il tempo libero a patto di utilizzarle esclusivamente in aree ad esse dedicate, sfido chiunque a dimostrare che possano essere usate VANTAGGIOSAMENTE e SENZA RISCHI per l'incolumità e per la salute nell'ambito di una normale giornata lavorativa.


L'unica soluzione possibile

Se si analizzassero i problemi a partire dai loro presupposti, non si commetterebbe l'errore di concentrarsi sugli effetti trascurando le cause.

Le domande serie da porsi sono:

1) Da cosa è composto l'inquinamento atmosferico?

2) Quali sono i PRESUPPOSTI del traffico? Ovvero: perché è NECESSARIO spostarsi continuamente anche se non si è d'indole nomade...?

Risposte:

1) L'inquinamento atmosferico è composto da innumerevoli sostanze gassose (escluso la CO che è innocua*) e particolati provenienti da diverse fonti. Per quanto riguarda l'ambito di cui stiamo parlando, l'autotrazione ovvero i trasporti urbani, sappiamo che il "contributo" apportato dai mezzi mossi da motori a combustione è pari a circa il 16% del totale.
Il resto proviene dalla produzione industriale, dai riscaldamenti (particolarmente concentrati nelle realtà urbane), dai malefici inceneritori e dalle irrorazioni aeree intenzionali e non (cioè: scie chimiche e traffico aereo). Perciò bisogna essere coscienti del fatto che anche se riuscissimo ad abbattere del 50% le emissioni dovute al trasporto motorizzato, il suo effetto sull'atmosfera si limiterebbe ad un -8%: un primo passo positivo per l'ambiente, ma non certo la soluzione definitiva.
*) nonostante quello che si vuole far credere ultimamente, la quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera dalle attività umane è trascurabile se la paragoniamo a quella emessa dal solo mare durante la sua respirazione (quindi senza neanche considerare animali e piante terrestri). Perciò anche ammettendo che abbia realmente un impatto sull'atmosfera, riducendo a zero quella prodotta dall'Uomo l'atmosfera stessa molto probabilmente non se ne accorgerebbe neanche... .
Quello della CO, in definitiva, è un altro dei tanti FALSI PROBLEMI in cui inutilmente ci dibattiamo.

2) L'assurdo sistema di cui facciamo parte ci obbliga a spostarci ed a spostare merci continuamente per esigenze che potrebbero essere risolte a monte:
- snellendo la burocrazia attraverso leggi più moderne ed un utilizzo più popolare e diffuso dell'informatica: in tal modo sarebbe minore la necessità di recarsi di persona presso gli uffici pubblici;
- decentrando e frazionando gli uffici pubblici: nell'era dell'informatica nella quale si è virtualmente presenti in tutti i luoghi, non ha senso creare colossi burocratici violentando palazzi settecenteschi in pieno centro magari in piena zona ZTL invece di creare sportelli multifunzionali di quartiere la cui gestione costerebbe meno e sarebbero più efficienti;
- incentivando i commercianti a trasferire la propria attività in zone meglio servite dalla rete viaria pubblica e privata, in particolare per quanto riguarda attività per le quali non è di fondamentale importanza averle sotto casa;
- ridurre al massimo il pendolarismo: uno dei più grandi sprechi di risorse umane ed economiche che incide pesantemente sulla qualità della vita di milioni di persone e sul volume del traffico che vanno a creare, potrebbe essere progressivamente ridimensionato razionalizzando in primo luogo i criteri per le assunzioni in modo che tengano conto, come parametro fondamentale, della distanza della residenza del soggetto dal luogo di lavoro: in tal modo anche il mercato immobiliare dei fitti, delle vendite e dell'edilizia popolare ne risentirebbe positivamente;
- limitare fino ad IMPEDIRE il commercio di bevande e derrate alimentari sulle lunghe distanze. Una volta era stupidamente proibito trasportare privatamente, senza scopo di lucro, olio e vino da una regione all'altra: sarebbe bene invece che oggi fosse vietato trasportare per fini commerciali alimenti in genere su distanze superiori ad una determinata quota: 300, 200 o perché no, solo 100Km a meno che localmente o a breve distanza non esista un'alternativa valida all'importazione. Mi riferisco in particolare alla strana abitudine che vede gli italiani al primo posto al mondo (quanto a stupidità) per quanto riguarda il consumo di acque imbottigliate provenienti da... il più lontano possibile! Bere in Sicilia acqua imbottigliata sulle Alpi e viceversa è una cosa IDIOTA, non ci sono altre definizioni plausibili soprattutto se oltre allo spreco energetico dovuto al trasporto si considera (anche) la proliferazione batterica che ha luogo nelle bottiglie e, quando sono di plastica, il rilascio di bisfenolo A e ftalati. Il turismo enogastronomico nato forse nel nostro Paese grazie alla sua varietà culturale ha come presupposto la conoscenza di un luogo soprattutto attraverso i sapori e pretendere di mangiare una buona mozzarella di bufala in Veneto, una buona pizza lontano da Napoli, una porchetta decente lontano dal suo triangolo d'elezione nell'Italia Centrale, il panforte lontano da Siena, ecc. secondo me è da sprovveduti: se in futuro venissero adottate soluzioni come da me proposte, sulle strade i fiumi a corso torrentizio di tristi pendolari loro malgrado e di sbuffanti autotreni trasportanti acqua da fonti remote e salmone svedese per l'IKEA verranno sostituiti da allegri rigagnoli di famiglie alla riscoperta dei sapori locali.

sabato 25 dicembre 2010

DIMOSTRAZIONE SPETTACOLARE ANTI HIV (?)

Singolare dimostrazione per sensibilizzare l'attenzione, sopratutto sui giovani, il continuo e non passato problema dell'HIV, è stato organizzato, con oltre 200 ragazzi, dentro un preservativo gigante per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della lotta all'Aids: e' l'iniziativa promossa dalla onlus Cesvi e dall'Universita' Iulm di Milano, davanti alla cui sede questa mattina e' stato gonfiato un mega condom trasparente che ''ha ospitato'' al suo interno gli studenti.

L'iniziativa è partita in una sorta di comunicazione su Facebook e sul socialnetwork dell'associazione, Cesviamo.org, in cui e' possibile scommettere con i propri amici di raccogliere una certa somma da destinare ad un progetto umanitario. ''In questo caso, la scommessa simbolica era riuscire ad entrare almeno in 100 dentro il condom'' ha spiegato Chiara Magni, responsabile Cesvi della campagna. E' nato cosi' quello che viene definito un flash mob, ovvero un evento in cui un gruppo di persone si riuniscono all'improvviso in uno spazio pubblico grazie al passaparola.


''I dati ci dicono che il 45% dei nuovi infetti da HIV sono giovani tra i 15 e 24 anni. Quest'esperienza e' un modo con cui vogliamo spingere i ragazzi alla prevenzione, unica via per debellare l'HIV''
ha concluso la Magni.

Commento

La soprariportata potrebbe sembrare a prima vista un'iniziativa lodevole - e senz'altro lo spirito degli ignari partecipanti è stato puro ed onesto - ma come spesso accade, la deviazione dell'attenzione è il metodo preferito dal Sistema per evitare che la Pubblica Opinione individui le VERE CAUSE di un problema.

In questo caso, i presupposti che rendono vana quest'azione contro l'AIDS - ma utile nell'interesse delle Case produttrici di profilattici - sono almeno due:
  • Ammesso che il fantomatico HIV - il virus che nessuno è mai riuscito a vedere né a fotografare - esista veramente, esso sarebbe circa 700 volte più piccolo della normale porosità di un profilattico in lattice, per cui quest'ultimo risulterebbe assolutamente inutile ai fini di una protezione dal contagio;
  • Dopo l'allarme iniziale, nessun ricercatore è mai riuscito a dimostrare che l'HIV sia realmente responsabile della sindrome in questione tenendo conto che le sue tracce sono state rilevate indifferentemente sia in soggetti sani che affetti dalla sindrome e soprattutto sono state trovate solo in una parte dei soggetti portatori conclamati di AIDS!!
Invece, in base alle ricerche pubblicate già da tempo dalla Dott.ssa Hulda Clarck, l'unico dato epidemiologico certo che costituisce una costante tra gli affetti da AIDS è la presenza di benzene nei loro fluidi organici, e la dottoressa ha anche fornito al mondo scientifico un'articolata spiegazione più che plausibile sui meccanismi d'insorgenza della sindrome che infatti risulta pienamente e facilmente curabile eliminando il benzene dall'organismo.
Alla luce di tali ricerche, la presenza dell'HIV risulta essere molto più una conseguenza che la reale causa dell'immunodeficienza acquisita.

Quindi, per aggiungere una doverosa precisazione alla soprariportata raccomandazione della Magni: prevenzione SI ma per evitare l'AIDS, non tanto il suo effetto collaterale HIV, e non certo attraverso il preservativo ma eliminando le contaminazioni da benzene e da altri pericolosi solventi assimilabli per via aerea, per contatto o per ingestione.

Attenzione: come si può evincere dall'articolo sopra e sotto suggerito sul benzene, esso non è presente solo nella venefica benzina "verde" ma anche in molte altre fonti più o meno insospettabili come diverse basi solventi, prodotti per l'igiene personale, fumo di sigaretta, alcune bibite gasate, alimenti cotti alla brace, caffè decaffeinato, ecc. e perfino negli stessi preservativi in lattice che, lungi dal preservare dall'AIDS, addirittura ne favoriscono l'insorgenza!!!

Per concludere, va detto che il profilattico, pur essendo più dannoso che inutile ai fini preventivi dell'AIDS, è comunque capace di proteggere sia dalle comuni malattie veneree che dalle epatiti, sempre che non avvenga per altre vie uno scambio di fluidi organici (ad es. la saliva) tra un soggetto portatore ed uno sano.
Da tener sempre presente però, che i profilattici possono facilmente essere a loro volta veicoli d'infezione visto che la loro produzione ed il loro confezionamento NON avviene comunemente in ambienti sterili ma in normali catene industriali dove tra l'altro vengono maneggiati a mani nude dagli operai. In genere.

Lascio al lettore la valutazione dell'opportunità o meno di utilizzare tali presidi , con i rischi che ne conseguono, affidandosi - com'è d'uopo - all'opinione di un medico qualificato e soprattutto INFORMATO: se non lo è sull'argomento in questione, provate a fargli leggere questo articolo ed i suoi links.

Articolo correlato:
- http://heymotard.blogspot.com/2009/11/benzina-verde...

martedì 7 dicembre 2010

Alcool e sicurezza alla guida

"Guidare in autostrada richiede attenzione e tempi di reazione ridotti. Anche un modesta quantità di alcool, apparentemente innocua e senza effetti visibili, genera una dimunizione della prontezza di riflessi che limita la capacità di reazione. Da recenti studi è infatti emerso che il 30% degli incidenti gravi è causato da soggetti sotto l'effetto dell'alcool."
Così si legge nella sezione "luoghi comuni sbagliati" del sito autostrade.it sugli effetti dell'alcool per chi guida.
Analizziamo la smentita del luogo comune secondo il quale una quantità "moderata" di alcool non modifica sostanzialmente l'attitudine alla guida di veicoli:

1) "Guidare in autostrada richiede attenzione e tempi di reazione ridotti."
Si, ma ridotti rispetto a quale altra condizione?
Se è vero che le velocità sono superiori ad altre condizioni di guida, è vero anche che gli spazi a disposizione sono maggiori e le dinamiche sono spesso meno pericolose per la guida che per quanto si verifica nei centri urbani ad alta densità di circolazione o su strade extraurbane a doppio senso di marcia, magari in condizioni critiche di viabilità.
Per cui, è più corretto dire che la guida... al di fuori del proprio garage richiede attenzione e tempi di reazione "ridotti". Sempre.

2) "Anche un modesta quantità di alcool, apparentemente innocua e senza effetti visibili, genera una diminuzione della prontezza di riflessi che limita la capacità di reazione."
Bah, strano perché uno studio degli anni '60 dimostrava esattamente il contrario, con tanto di test effettuati sull'autodromo di Monza... .
Comunque non esiste alcuna "modesta quantità d'alcool" ma solo una quantità d'alcool relativa al proprio peso corporeo, alla disponibilità endogena dell'enzima alcooldeidrogenasi ed alle condizioni dell'apparato digerente: se ad esempio si beve a digiuno, l'alcool "rimbalza in testa" immediatamente anche in modiche quantità mentre se si beve dopo aver ingerito sostanze oleose o grasse, il suo assorbimento da parte dell'organismo (che, ricordiamo, è un ambiente "esterno" all'apparato digerente) risulta essere notevolmente abbattuto.
Tuttavia, il punto non è quello dei riflessi, come tanti "esperti" vogliono farci credere, o almeno non è SOLO quello dei riflessi!
Non serve a nulla - e può essere additittura pericoloso - avere dei riflessi fulminei se in una situazione di pericolo NON SI SA CHE FARE!!
La realtà è che nella maggioranza dei casi si scampa ad un incidente effettuando una manovra veloce ma ponderata ed eseguita con perizia: i soli riflessi possono al massimo permettere di raggiungere prima il pedale del freno (ammesso che frenare sia nel frangente la cosa giusta da fare...) ma non certo farci fare la cosa giusta se non abbiamo la capacità di farla!
In mancanza della necessaria perizia di guida, dei riflessi rapidi possono causare più danni che vantaggi: ad esempio, il cosiddetto "panic stop" è quel genere di frenata che allunga gli spazi (prima che inventassero l'ABS) e innesca situazioni di pericolo per gli altri utenti della strada.
Personalmente, in circa 40anni di guida di cui almeno una decina trascorsi anche sulle piste, ho riscontrato che si guida molto peggio - e ci si mette più facilmente in situazioni di pericolo - sotto l'effetto della caffeina che di una MODICA quantità d'alcool. Questo lo scoprii proprio in pista in occasione di impegni agonistici sostenuti in moto; e la guida sportiva della moto richiede ancor più che per l'auto di freddezza e determinazione prima ancora che di riflessi pronti.
Con questo non voglio dire NULLA che possa spingere chicchessia a sbronzarsi prima di guidare ma solo quello che ho detto, nell'esatta misura in cui l'ho detto, ed è la verità.
3) "Da recenti studi è infatti emerso che il 30% degli incidenti gravi è causato da soggetti sotto l'effetto dell'alcool.
Sarà vero (anche se bisogna prima stabilire cosa significa "sotto l'effetto dell'alcool": ubriachi o fuori dai limiti di legge? Sono due cose diverse.) ma il dato dimostra anche che il 70% degli incidenti gravi è causato da persone riconosciute sobrie.
Meditate gente, meditate...