giovedì 20 dicembre 2012

Circolazione - Un paio di norme in meno: sugli pneumatici da neve per le auto e sull'ABS per le moto


Montare (catene omologate)

Roma, 19 dicembre - Salta la norma che imponeva l'uso dei pneumatici termici al di fuori dei centri abitati in caso di neve. Lo prevede l'emendamento dei relatori alla legge di stabilità approvato dalla commissione Bilancio del Senato che ha abrogato la norma del dl sviluppo. Sono state finalmente abrogate le norme che obbligavano gli automobilisti italiani all'uso esclusivo di pneumatici invernali, in caso di nevicate, e che mettevano fuori legge catene e altri sistemi omologati.[...]

Salta anche l'obbligo per le case produttrici di inserire l'ABS sulle moto. Il D.L. stabiliva che le case produttrici di moto avrebbero dovuto garantire l'offerta su tutti i veicoli di nuova immatricolazione a due o tre ruote e di cilindrata pari o superiore a 125 centimetri cubi, di sistemi di sicurezza e di frenata avanzati, vale a dire l'ABS.

(AGI)

 
Con l'occasione, è utile ricordare che in base alla circolare ministeriale 33/A/2/41655/1/2 del 14 maggio 2003, non è sanzionabile l'utilizzo di catene da neve non omologate.
Tuttavia, rimane comunque a discrezione delle Forze di Polizia la possibilità di vietare il transito ai veicoli non equipaggiati con i dispositivi (omologati) eventualmente previsti dai gestori delle strade.
 
articolo già pubblicato su heymotard.it 

sabato 15 dicembre 2012

IMU **** loro

Questo criptico titolo può essere interpretato solo da cilentani ed affini ovvero avvezzi a lingue italomeridionali in genere.

Nell'avvicinarsi della scadenza (che brutta parola) di pagamento dell'iniquo balzello denominato IMU, è il caso di ricordare la sua vera funzione che, dal punto di vista matematico, non può essere certo quella di sanare le casse di uno Stato così sprecone.
Gli effetti reali di tassazioni in genere e di quelle selvagge come questa sono stati a loro tempo perfettamente sviscerati da Paolo Franceschetti nel suo blog.
Riporto integralmente il suo lucido articolo.


A cosa servono le tasse, e in particolare l’IMU.

Una cosa che nessuno dice mai riguardo alle tasse, è che esse non servono a far entrare denaro nelle casse dello stato, ma ad altri scopi, di cui abbiamo parlato in articoli precedenti sulla crisi finanziaria.

Voglio però soffermarmi nuovamente su questo argomento perché è fondamentale per capire il sistema in cui viviamo e gli scopi di chi ci governa.

Risulterà quindi chiaro dopo questo articolo anche a cosa serve l’IMU.

Tutte le fonti ufficiali (mass media, politici, ma anche testi di economia e di scienza delle finanze, nonché diritto tributario) sostengono che le tasse servono a far avere soldi allo stato, che verranno poi tramutati in servizi pubblici ai cittadini (strade, scuole, ospedali, ecc.).

Questo errore concettuale di fondo, ad esempio, non solo la si trova in qualsiasi manuale di diritto tributario per le università, ma anche su wikipedia alla voce “tasse”, dove non esiste neanche l’ombra di una voce contraria.

Appare quindi logico ai più, quando lo stato è in crisi, che la soluzione inevitabile (oltre a quella del taglio alle spese) sia quella di un aumento della tassazione per reperire nuovi fondi.

In realtà questa mossa non solo è sbagliata, ma produce effetti talvolta completamente opposti rispetto al risultato che – si dice a parole – vuole essere ottenuto.
Facciamo un esempio. Non c’è bisogno di un genio per capire che un aumento delle tasse del 2 per cento non produce affatto un aumento delle entrate nelle casse dello stato di pari importo. L’unico effetto che viene realmente prodotto invece è quello di una contrazione dei consumi del 2 per cento; l’aumento reale delle entrate statali, invece, si aggira attorno allo 0,01 per cento, perché va ad incidere esclusivamente sui capitali immobilizzati e non su quelli in circolazione.

Un altro esempio preciserà meglio il concetto introdotto.

Se al dipendente pubblico che guadagna 1000 euro lordi la pressione fiscale aumenta dal 30 al 33 per cento, il dipendente invece di 700 euro ne incasserà 670; tale somma è così bassa che costui sarà costretto a ridurre i consumi. Quelle 30 euro finiranno direttamente nelle tasche dello stato, e non verranno spese in consumi vari.

Ma se tali soldi fossero stati spesi in beni di consumo, sarebbero comunque finiti nelle tasche dello stato, sia pure per via indiretta; infatti sarebbero andati ad un commerciante (ad esempio al pizzaiolo) che su quelle trenta euro avrebbe pagato circa il 50 per cento di tasse (quindi 15 euro); con le rimanenti 15 euro il pizzaiolo avrebbe acquistato altri beni, su cui sarebbero state ugualmente pagate tasse, e cosi via all’infinito.

Facciamo un altro esempio. Se io spendo 1000 euro di benzina, circa 750 vanno direttamente in tasse. Le altre 250 vanno al benzinaio, che ne darà circa la metà allo stato, sempre in tasse. Con le restanti 125 il benzinaio comprerà dei beni (cibo, un motorino, libri per la scuola dei figli); questi beni saranno il guadagno di altri imprenditori che pagheranno a loro volta tasse, che compreranno a loro volta beni, in un circuito infinito.

In pratica tutto il denaro in circolazione va sempre, prima o poi, allo stato. Il modo migliore per aumentare le entrate statali, quindi, non è quello di aumentare l’IVA o le tasse, ma quello di incrementare i consumi, e colpire il mercato nero.

L’unico denaro che non finisce prima o poi nelle casse dello stato è quello che il cittadino riesce a immobilizzare e mettere da parte; quindi un aumento del prelievo fiscale sulle classi più deboli non ha alcun senso, perché non produce un aumento delle entrate statali ma unicamente un decremento dei consumi (penalizzando sia il cittadino sia l’imprenditore).

L’aumento delle tasse ha senso solo se viene applicato alle classi agiate, quelle che riescono a mettere da parte soldi in banca.

In qualunque caso, in ogni sistema fiscale degno di questo nome, esiste una fascia protetta esente da tasse, che è quella dei redditi minimi, perché è un principio ovvio che non ha senso far pagare le tasse a chi guadagna poche centinaia di euro al mese, dato che i guadagni della classi povere finiscono tutti in consumi (e quindi vanno allo stato) e non si traducono in risparmi.

Da noi, fino a qualche anno fa, erano esenti le fasce di reddito più basse. Da qualche anno invece il prelievo fiscale opera anche su chi ha redditi di poche centinaia di euro al mese, perché il reale motivo è distruggere psicologicamente il cittadino e piegarne la volontà.

Non a caso i sistemi fiscali più intelligenti (come quello canadese, bulgaro o australiano, per fare qualche esempio) non solo hanno aliquote basse (spesso l’aliquota massima è il 35) ma prevedono sgravi fiscali per chi investe; in alcuni paesi infatti l’utile delle imprese non è tassato se l’imprenditore reinveste i guadagni in ulteriori attività produttive. Il motivo è molto semplice: se l’imprenditore anziché accumulare soldi li reinveste, quei soldi andranno prima o poi allo stato.

Ad esempio, se Tizio ha guadagnato un milione di euro, darà il 30 per cento al fisco. Se invece quel milione lo investe nuovamente non viene tassato. Perché? Perché con quel milione verranno acquistati macchinari, capannoni, pagati stipendi; i macchinari faranno guadagnare imprenditori che pagheranno le tasse allo stato, i capannoni idem, gli stipendi verranno spesi dai dipendenti in beni di consumo. In sostanza, se lo stato decide di tassare quel milione di euro di utili, il risultato sarà che nelle sue casse andranno solo 300 mila euro; se quel milione non viene tassato, ma reinvestito, nelle casse statali andrà probabilmente quasi tutta la somma reinvestita.

In conclusione, in molti casi per lo stato è più conveniente non tassare piuttosto che tassare. Senza arrivare agli eccessi di paesi come Bermuda, dove non esiste tassa sul reddito, o Tonga, dove fino a qualche anno fa c’era un’imposta sul reddito del 2 per cento, ci sono esempi di sistemi fiscali che riescono a sopravvivere meglio del nostro, avendo un prelievo fiscale che si aggira attorno al 20 per cento di media; e in alcuni casi, come accade nel Wyoming, possono non esistere tasse sul reddito ma solo imposte indirette.

In Italia invece le tasse assumono connotazione che sfiorano il ridicolo; l’imposta di registro, ad esempio, che per i terreni è addirittura del 17 per cento (quindi si paga circa il 20 per cento se ci si sommano le imposte ipotecarie, catastali, e spese notarili) è un balzello immorale. Fino a qualche anno fa avevamo addirittura la tassa sugli accendini, e fino all’avvento del governo Berlusconi i commercianti di prodotti alimentari avevano addirittura una… tassa sui frigoriferi (sic!).

In altre parole, dal punto di vista fiscale fino a qualche anno fa eravamo considerati il peggiore paese del mondo, una vera barzelletta per gli stranieri. Successivamente le regole dell’Unione Europea hanno eliminato alcune tasse prive di logica, come l’IVA al 40 per cento sulle auto di lusso, ma di fondo siamo uno dei paesi peggiori del mondo da questo punto di vista.

Le tasse quindi - perlomeno quelle di un sistema demenziale come quello italiano - servono unicamente a tenere i cittadini in condizioni di sudditanza, per non permettere che questi abbiano tempo per pensare, evolvere, fare attività politica, informarsi. I cittadini devono sgobbare a testa bassa sei giorni su sette, per poi correre trafelati al supermercato il sabato sera e permettersi al massimo una domenica di svago, dove tutto potranno fare tranne che evolvere.

Il discorso vale anche per gli imprenditori, che sebbene godano di agi materiali talvolta superiori a quelli dei dipendenti, spesso lavorano febbrilmente anche la domenica pur di far funzionare i loro lussuosi imperi, complicatissimi da gestire a causa delle centinaia di balzelli, controlli, normative, pastoie, ostacoli, posti dalla burocrazia.


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Le reali funzioni dell’IMU.

A questo punto è facile capire a cosa serve la recente IMU sugli immobili posta a carico di imprese e famiglie.

Scopo del governo attuale è sfasciare l’Italia definitivamente, e questo è ben chiaro a tutti.
Ma perché proprio con l’IMU?

Il motivo è presto detto.

Occorre tenere presente che le imprese hanno margini di utili abbastanza ridotti. Un grande magazzino, ad esempio, pur avendo incassi stratosferici, di milioni di euro al giorno, ha al contempo anche costi altrettanto stratosferici (dipendenti, luce, acqua, tasse varie, a cui deve aggiungersi il costo vivo delle merce deperibile che spesso viene buttata e il costo della merce invenduta).

Un’impresa che abbia un margine di utile netto all’anno, rispetto ai capitali investiti, del 10 per cento, può essere considerata florida.

Molte aziende anche di grosse dimensioni, hanno però margini di utili netti che si aggirano attorno al 2 per cento e anche meno.

Molte imprese agricole, da qualche anno, possono dirsi fortunate se raggiungono il pareggio del bilancio.

Questo discorso era valido fino a qualche anno fa.

Da quando è iniziata la crisi economica molte imprese hanno ridotto i loro margini di guadagno, hanno iniziato a licenziare personale, a tagliare le spese, e in alcuni casi gli imprenditori hanno iniettato liquidità in aziende in passivo per tentare di stare a galla (in altre parole hanno attinto dai loro risparmi personali per risollevare il bilancio aziendale in perdita).

Molti imprenditori hanno vari immobili in affitto e vivono con le rendite immobiliari.

Ora la tipologia della media impresa italiana è questa: l’imprenditore ha una o più aziende principali e una o più aziende secondarie; negli anni ha comprato immobili (parte li tiene sfitti per la famiglia, parte li ha riaffittati); in alcuni casi ha trasferito il capannone dal vecchio stabile (che ha dato in affitto) ad uno più grande.

In questo momento di crisi la maggior parte degli imprenditori ha problemi di liquidità.

Molti affittuari non pagano più l’affitto; molti smetteranno presto di pagarlo.

In altre parole l’IMU sottrae liquidità agli imprenditori, che non potranno utilizzare tali soldi per reinvestire; e in alcuni casi, alcuni si troveranno in difficoltà perché non avranno i liquidi sufficienti per affrontare l’esborso imprevisto.
Il paradosso è che molti imprenditori dovranno pagare l’IMU su immobili da cui non percepiscono più alcun canone di locazione proprio a causa della crisi economica; oltre al danno anche la beffa quindi. Poco tempo fa un imprenditore mi diceva che doveva pagare l’IMU sull’immobile dato in locazione all’ufficio di collocamento, che però non paga l’affitto da mesi; ma il paradosso è quello di un imprenditore a cui non viene pagato l’affitto da circa un anno, per un immobile locato addirittura alla Guardia di Finanza; in compenso l’IMU per un immobile di quelle dimensioni ammonta a decine di migliaia di euro; in sostanza, il proprietario si ritrova a sborsare decine di migliaia di euro di IMU, senza avere una corrispondente entrata come guadagno.

Stesso discorso, con le dovute varianti, vale per le famiglie.

In linea generale la famiglia media italiana è proprietaria della casa in cui vive, e se ha più figli spende quasi tutto quello che guadagna in spese scolastiche, vacanze, vitto ecc.

L’IMU serve quindi ad accelerare la crisi. A sottrarre liquidità alle famiglie e alle imprese, per accelerare lo sfascio.
Quei pochi imprenditori che avevano da parte dei liquidi e riuscivano a non vivere contando sui prestiti bancari, saranno costretti a mettere mano ai loro liquidi per pagare l’IMU sui loro immobili, in questo periodo spesso improduttivi per insolvenza dell’affittuario.

Quelli che non hanno liquidi saranno costretti a vendere qualche immobile (il che significa, in un periodo di crisi, che c’è il rischio che non riescano a vendere alcunché) oppure a chiedere un ulteriore prestito alle banche, indebitandosi ancor di più.

Nelle casse dello stato entreranno probabilmente meno soldi di prima, accelerando il caos e accellerando quell’effetto domino che porterà tutta l’economia italiana al collasso totale nei prossimi mesi. Ordo ab chao.
 
 
Nota: nella vignetta tratta da Marche Rosse si accenna al pagamento della tassa in tre rate.
In realtà è stata prevista la possibilità di pagare anche in due ma molti, soprattutto i meno abbienti, credendo che fosse più conveniente, hanno preferito il maggior frazionamento.
Fregatura nella fregatura!
Chi ha pagato in tal modo ha in realtà anticipato allo Stato una maggior somma di denaro prima del saldo finale stabilito per il 17 dicembre!

giovedì 6 dicembre 2012

Auto per tutti o tutti per le auto (blu)?

Avete presente quelle anonime berline scure di cilindrata medio-alta che vi sorpassano in autostrada, spesso con un lampeggiante blu acceso sul tetto, in barba a qualsiasi limite di velocità?
Sono, come tutti sanno, le famigerate auto "blu" appartenenti o comunque destinate al Servizio di Stato.
Pare che questo servizio, solo nel nostro strano Paese, comprenda l'utilizzo di tali auto per esigenze molto poco... statali, che vanno di norma dal prelevare e riportare a domicilio amanti, familiari ed amici degli assegnatari all'accompagnare tutti alla partita di pallone.
Fin qui niente di strano: è malcostume nazionale da sempre l'utilizzo di beni e risorse pubbliche per scopi privati, quello che appare meno nella norma è l'incredibile vastità di questo allegro parco.
 

 
Tanto per dare un'idea su come si regolano altri Stati, un esempio per tutti possiamo prenderlo dagli Stati Uniti d'America che, a fronte di una popolazione di poco superiore ai 314mln di abitanti offre ai suoi politici un parco composto da 72.000 auto: in pratica il costo e la gestione di ogni vettura ricade su 4361 cittadini, come dire paragonabile all'economia di un paesino come Santa Maria di Castellabate che si permette una vettura per il suo primo cittadino.
In base a tale proporzione, nel nostro Paese che non arriva ancora a 61mln di abitanti, dovrebbero esserci meno di 14000 auto di Stato, e secondo me sarebbero ancora troppe: l'Italia non è (ancora?) uno stato confederato come gli USA e per di più abbiamo degli Enti (quasi) locali come le Province e le Regioni (per come sono attualmente concepite delimitate) che sono più dannose che inutili alla Cosa pubblica ed andrebbero per tanto eliminate (le province) o ridotte a tre (le regioni).
E invece sapete quante auto "blu" abbiamo, roba da fare invidia agli Emirati Arabi?
 
626.760
 
Come dire che i costi (superiori nel complesso a qualsiasi manovra finanziaria finora messa in atto) relativi ad acquisto e manutenzione per ognuna di esse e per lo stipendio di relativo autista, sono sorretti da appena 97 cittadini italiani.
Facendo due conti, presupponendo che ogni vettura con autista costi tra acquisto, manutenzione e stipendio circa 50.000€ all'anno (presupponendone la sostituzione ogni 4 anni ed un costo d'acquisto limitatato a 50.000€, che è poco) ognuno di noi si sobbarca un esborso contributivo (aggiuntivo) che assomma a circa 500€ all'anno, a fronte dei 10$ circa che "spende" un cittadino statunitense.
 
 
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domenica 2 dicembre 2012

La corsia del disonore

Appena rientrato da una scorribanda giornaliera di cui circa 7h trascorse alla guida in autostrada, ho deciso di riprendere le pubblicazioni su questo blog riportando un mio articolo già pubblicato sul sito e riguardante la cattiva abitudine di molti utenti autostradali di snobbare la corsia di marcia più a destra anche quando è del tutto sgombra, causando di conseguenza un immotivato ingolfamento della viabilità.
Buona lettura.
 

Il sorpasso a destra come figura retorica
 
Trovandomi spesso a viaggiare in autostrade a tre corsie per senso di marcia, mi trovo a constatare mio malgrado che, a parte la totalità dei camionisti "over 35q.li" (almeno di quelli italiani), ben pochi altri utenti usano correttamente o sanno come va usata la sede stradale.
Eppure l'articolo 143 del Codice della Strada parla chiaro, imponendo a tutti gli utenti più o meno veloci, più o meno "dotati" in termini di massa complessiva, di utilizzare la corsia libera più a destra prevedendo una sanzione attualmente fino a 155€ accompagnata da una decurtazione di 4 punti dalla patente.
Da notare che in origine, prima del proliferare delle strade a più di una corsia per senso di marcia, l'articolo prevedeva l'obbligo di tenere addirittura il margine destro della corsia a disposizione, non solo della carreggiata.
Ma anche utilizzando il semplice buon senso, che dovrebbe prescindere dalle imposizioni di legge, è chiaro che l'inosservanza di tale norma può portare solo ad un pericoloso caos che per di più rallenta il flusso del traffico, trasformando la corsia di centro in una corsia di "marcia normale" per veicoli leggeri anche quando la corsia di destra è libera: in tal modo, e questo si verifica soprattutto durante i week-end quando il traffico pesante è fortemente ridotto, si creano delle congestioni nelle due corsie di sinistra nonostante quella di destra sia praticamente libera. In tali casi, si può assistere ai comportamenti più disparati:
  • c'è chi - e sembra si tratti della maggioranza - si piazza irremovibile nella corsia di centro e pretende di marciare a velocità significativamente inferiori a quelle massime concesse e soprattutto a quelle MEDIE DEL FLUSSO VEICOLARE, costituendo un intralcio per chi ha tutto il diritto di marciare a velocità superiori e soprattutto di trovare le corsie di sinistra libere (almeno ogni tanto...) per il sorpasso. Tra questi, molti sembrano procedere in uno stato di tipo ipnotico, certamente favorito dalla marcia disimpegnata a velocità costante, da cui alcuni sembrano risvegliarsi incazzati e strombazzanti quando si vedono sopravanzati dal lato destro, e non se ne comprende il motivo. Da notare che molti incidenti sono originati dalla differenza di velocità che esiste tra veicoli che percorrono lo stesso senso di marcia: non a caso, in Paesi come gli USA, forse più esperti di noi sotto l'aspetto della gestione del traffico, vengono multati anche gli automobilisti troppo lenti, rei - giustamente - non solo di rallentare il potenziale di drenaggio della strada ma anche di aumentarne il rischio di percorrenza.
  • altri subiscono la sindrome del gregge in cui, nel caos in cui si trovano, si sentono autorizzati a violare le norme del Codice solo perché attorno a loro lo fanno tutti e non vogliono sentirsi "più scemi" degli altri. Tali elementi non usano MAI l'indicatore di direzione per cambiare corsia e per avanzare s'infilano praticamente senza precauzioni in ogni spazio disponibile.
  • altri ancora pretendono di dettare la legge del più forte, anzi del più potente in termini di cavalli motore, a suon di lampeggi, strombazzate e staccatone [per chi non è del mestiere: "frenate violente eseguite all'ultimo momento" - N.d.R.] sulla corsia di estrema sinistra che imboccano non appena entrati in autostrada ed abbandonano solo per uscirne: questi "estremisti di sinistra" risultano perfino più fastidiosi - anche se non altrettanto pericolosi - degli stacanovisti della corsia centrale, che forse considerano quella di destra come la corsia del disonore.
In tutto questo c'è anche chi, come me, rispettoso del Codice ma anche del buon senso che dovrebbe governare tutte le vicende umane, cerca di procedere sulla corsia più libera a destra nei limiti di velocità imposti dal Codice. E se marciando a 130Km/h sulla corsia di destra si finisce per sopravanzare qualcuno, questo non può essere certo considerato "sorpasso a destra" ma tutt'al più e più razionalmente "retrocessione a sinistra", peraltro non sanzionata né prevista dal Codice Stradale... .
Da questo ne deriva che il sorpasso a destra come violazione non può esistere a sé stante ma risulta conseguenza diretta della violazione del citato articolo 143: del resto anche la semplice logica suggerisce che non può esistere nessun sorpasso a destra se chi precede non lascia sufficiente spazio alla sua destra. Non essendo configurabile quindi come violazione del Codice, non rimane che considerarlo come una figura retorica da utilizzare più per descrivere quello che accade in pista che quello che può verificarsi su strada.


lunedì 16 luglio 2012

Una brutta sorpresa al ritorno dalle ferie: Italia aderisce a ESM e Fiscal Compact

Questa ulteriore interruzione del "silenzio radio" autoimposto è dovuta al verificarsi di un evento di politica economica molto grave che potrebbe portare a peggiorare ulteriormente la qualità della nostra vita e le aspettative per un futuro migliore.

Come suggerito dall'articolo sopra citato, le "scelte" più catastrofiche ed impopolari dei nostri (finti) governanti, non a caso vengono fatte durante i pèriodi di ferie, in modo che la gente se ne accorga il meno possibile, travolta com'è dall'euforia vacanziera; salvo ricevere un duro colpo una volta che - dopo le meritate vacanze - torna a contatto con la realtà quotidiana, col lavoro, con lo stipendio, con le bollette e soprattutto con le tasse... .

Quello che è successo è gravissimo ma ancora non del tutto irrimnediabile, come esposto nel seguente articolo reperito in rete.



Il 13 luglio 2012 il Senato della Repubblica ha approvato il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) e il Trattato europeo sul Fiscal Compact, due nuovi accordi progettati per mantenere in vita il sistema speculativo globale attraverso l'austerità e la dittatura dei mercati finanziari.

Con il sistema dell'euro in via di disintegrazione, i poteri oligarchici sovrannazionali e i loro portavoce nella Troika (BCE, FMI, Commissione Europea) hanno ormai abbandonato ogni pretesa di democrazia e imposto un processo che porterà alla fine di ogni vestigia della sovranità nazionale.

Il Fiscal Compact è l'estensione del Patto di Stabilità, che obbliga tutti gli stati a rispettare i vincoli di bilancio stabiliti a suo tempo dal Trattato di Maastricht.

 Nel caso italiano significherebbe ulteriori tagli o tasse per circa 40 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20 anni. Quello che sta facendo oggi Monti è solo un piccolo assaggio. L'ESM è il fondo salva-stati, che originalmente era previsto venire in soccorso agli stati in difficoltà, agendo come ente indipendente con la forza contrattuale di dettare le linee guide ai governi che accettassero gli aiuti.

 Non ci sarebbe la possibilità di trattare, di discutere democraticamente con la popolazione, ma solo di eseguire gli impegni presi con qualsiasi mezzo.

 Nel frattempo gli è stato conferito anche il potere di finanziare direttamente le banche. Quindi non più la maschera di "salva-stati" ma "salva-banche".

Il Trattato ESM ratificato dal Senato prevede che i manager del fondo possano richiedere in qualsiasi momento un aumento del capitale, già consistente, senza che i governi o i parlamenti nazionali possano opporsi, e che gli stessi manager godano della completa immunità da ogni giurisdizione nazionale e internazionale.

Al Senato i due trattati sono stati approvati da tutti i gruppi parlamentari tranne la Lega Nord (contrari) e l'IdV (astenuti). I partiti della maggioranza si giustificano con la "necessità" di costruire un'Europa più forte, strada obbligata per uscire dalla crisi; cioè l'unione fiscale e politica che è l'obiettivo dell'UE da almeno il 1989, quando si decise di bloccare la strada dello sviluppo economico guidato da un'alleanza di nazioni sovrane.

La realtà è che il progetto degli Stati Uniti d'Europa rappresenta soltanto un tentativo disperato di tenere in piedi un sistema finanziario decotto. La politica dell'austerità, della deregulation e del disinvestimento nell'economia reale è la causa della crisi, e non si potrà cambiare direzione senza un taglio netto con il passato (la creazione degli Stati Uniti d'America, infatti, avvenne su basi ben diverse, mirate all'investimento nell'economia reale). Eppure ad ogni ulteriore manifestazione del problema i capi di governo europei - incoraggiati da Obama e Geithner che temono per le banche americane - raddoppiano: altri salvataggi, altri tagli al tenore di vita della popolazione.

Ormai è evidente che la ricetta non funziona, ma bisogna avere il coraggio di cambiare, prima che sia troppo tardi. Gli stati possono ancora decidere di riappropriarsi del futuro, ma per fare ciò dobbiamo porre fine al circolo infinito di salvataggi bancari.

 La soluzione comincia con la Glass-Steagall, cioè la separazione tra banche ordinarie e banche speculative, proposta che trova nuovi sostenitori ogni giorno. In Italia ci sono proposte di legge in entrambe le Camere del Parlamento (Peterlini, Tremonti, Lega Nord), come negli USA con il ddl della deputata democratica Marcy Kaptur. E lo scandalo Libor di questi giorni ha messo paura addirittura ad una fazione della City di Londra, che ora chiede di andare in questa direzione, con un editoriale sul Financial Times a favore della Glass-Steagall.

I trattati draconiani dell'UE si possono ancora fermare, sia a livello politico perché devono passare ancora per la Camera dei Deputati in Italia, sia a livello giudiziario, per esempio con i ricorsi costituzionali in Germania. La vera svolta però dipende dalla mobilitazione popolare, per costringere le istituzioni a guardare in faccia alla realtà e cominciare a costruire un futuro di progresso.



Tratto da:

sabato 30 giugno 2012

Castellabate: esplodono contemporaneamente due telefoni cellulari


Interrompo il "silenzio radio" per pubblicare una notizia che non avrebbe nulla di totalmente inconsueto se ad esplodere fosse stato un solo apparecchio: il fatto è che due giorni anzi due notti fa, due cellulari della stessa marca illustrata nella foto sono esplosi alle 2 di mattina in un appartamento di Santa Maria di Castellabate (SA). Erano entrambi spenti e pare non fossero in ricarica ma la cosa più strana è che sono esplosi contemporaneamente, ciò secondo quanto riferito dalle due villeggianti, madre e figlia, rispettive proprietarie dei due terminali.
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Nota: La foto utilizzata è stata reperita in rete e non è relativa all'accaduto.
Le esplosioni simultanee verificatesi, diversamente dal caso della foto, hanno mandato in frantumi i cellulari.
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La cosa farebbe pensare ad una causa esterna agli apparecchi essendo praticamente impossibile una simile sincronicità, si tratti o meno di modelli soggetti a tale rischio.
Completando il contesto dell'accaduto, va detto che proprio in questi giorni si è rilevato in zona una significativa diminuizione di campo della linea cellulare disponibile, almeno per quanto riguarda TIM e sappiamo bene che i cellulari anche spenti purché equipaggiati di accumulatore, si mettono periodicamente in contatto con le celle più vicine e quando il campo è debole emettono segnali più forti. Non ho la competenza necessaria per capire se questa condizione sarebbe sufficiente a causare un surriscaldamento critico degli accumulatori ma in tutta sincerità credo di no.
Spero solo che si tratti di un fenomeno non ricoducibile a campi elettromagnetici abnormi, anomali ed inspiegabili come quelli che hanno caratterizzato nel recente passato le note vicende di Canneto di Caronia... .
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Considerazioni sulle potenzialità offensive dei telefoni cellulari
Tenendo conto che si è già verificato in passato almeno un caso documentato di morte dovuta all'esplosione di un cellulare (link), non c'è da diffidare solo dei danni, ormai riconosciuti anche a livello ufficiale, derivanti dall'esposizione diretta ai campi elettromagnetici emessi dai terminali wireless.
C'è anche chi, in base a considerazioni molto poco fantascientifiche, ha ipotizzato la possibilità di utilizzare i cellulari, oltre che come mezzi di spionaggio e tracciatura degli individui, anche come strumenti di condizionamento e di morte a comando remoto, per via della nota interferenza delle onde radio con tutte le funzioni vitali, e ciò a maggior ragione per i soggetti portatori di microchip o apparecchiature elettromedicali come pacemakers.
Se oltre tali potenzialità, fosse tecnicamente possibile anche far esplodere a comando remoto un cellulare, sarebbe questa solo una funzionalità accessoria di quella che sembra già essere a tutti gli effetti arma, strumento di controllo e condizionamento, oltre che accessorio innegabilmente utile di comunicazione individuale.

venerdì 15 giugno 2012



- Messaggio... a reti unificate -
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Per un periodo che ancora non sono in grado di definire, il sito HEYMOTARD news, il suo mercatino, il presente blog ed I Truffatori non verranno più aggiornati fino a quando non rientrerò in sede, e preciso che purtroppo non mi allontano per godermi delle vacanze ma per varie impellenze... extra territoriali.

Avrò anche cura di rendere temporaneamente "invisibile" ai motori di ricerca il blog del mercatino in modo da evitare inutili ricerche ed infruttuosi ordini da parte di malcapitati utenti.

Ad ogni modo, tutti i siti sopra elencati rimarranno ovviamente on line per consultazione e se proprio avrò la possibilità o l'esigenza di pubblicare qualcosa di nuovo su uno di essi, potrò farlo ma senza nessuna garanzia che ciò accada, proprio perché NON parto per le ferie ma per assolvere a diversi impegni già troppo rimandati.
Nel frattempo, consiglio a chi invece parte per le meritate vacanze di non abbassare la guardia e continuare ad informarsi sulla Rete perché le peggiori azioni e leggi contro i cittadini sovrani vengono congegnate e messe in atto proprio durante le vacanze, quando la gente è distratta da cose più piacevoli.

Durante questo periodo, potrà però esservi utile disintossicarvi dai media di regime rappresentati dai maggiori organi di disinformazione e propaganda a mezzo giornali, radio e televisione tenendoli opportunamente lontani da voi. Ogni tanto fa bene al cervello cercare di sfuggire ai condizionamenti mentali. Solo l'osservazione diretta di quello che sta attorno a voi (ed anche sopra...), informazioni reperite in Rete e qualche buon libro potranno esservi utili per farvi un'idea realistica di cosa succede realmente. Mi raccomando.

Paso

giovedì 14 giugno 2012

Parti di ricambio vive e vegete, non solo fresche di giornata

La funzione della disumanizzazione è quella di far credere che il corpo umano sia paragonabile ad una macchina termica gestita elettronicamente e quindi sia la cosa più naturale del mondo intervenire ingegneristicamente su di esso, visto che la scienza attuale ce lo consente.

Non è così, ogni corpo è espressione di un essere unico ed irripetibile che porta con sé un patrimonio che solo in parte, in quanto razza, può condividere con altri della sua stessa specie. Prova dell'incompatibilità di fondo dei ricambi "non originali" trapiantati è che il sistema immunitario del ricevente non fatica ad identificarli subito come estranei ed a cercare di liberarsene. Per impedire ciò, l'Uomo tecnologico, si avvale della biochimica sopprimendo, con opportuni farmaci da assumere per tutto il resto della nuova vita artificiale, le naturali reazioni immunitarie. L'eccezione con la quale Madre Natura conferma questa regola è quella dei gemelli monozigoti le cui parti sono perfettamente intercambiabili tra loro. Ma anche reperendo un donatore realmente compatibile, qual'è l'etica che ci permette di uccidere un essere per salvarne un altro?

E già, perché al contrario di come si vuole far credere agli ingenui sostenitori delle donazioni, non è possibile trapiantare organi da cadavere ad essere vivente. Nella letteratura fantastica, a far ciò aveva provato il Dottor Frankenstein ma col risultato di creare un mostro! In questo discorso rientrano anche le donazioni di sangue perché anch'esso lungi dall'essere un olio lubrificante oppure un carburante, è un tessuto umano dotato di caratteristiche individuali come tutto il resto dell'organismo ed infatti le trasfusioni comportano reazioni simili al rigetto, solo più attenuate dal fatto che l'organismo riesce mano a mano ad eliminare ogni traccia del sangue alieno.

Con questa consapevolezza, nessuna persona sana di mente ed eticamente dotata arriverebbe a dare mai il consenso per un prelievo d'organi da sé stesso o da un congiunto: il problema è che tale consenso è estorto con l'inganno. Gli espianti, come abbiano detto possibili esclusivamente da persone vive e vegete, avvengono in un regime di sedazione muscolare in modo che il malcapitato non possa muoversi anche se dovesse tornare cosciente durante l'operazione, e quindi nessuno ci assicura, anzi ci sarebbero delle prove contrarie, che l'espiantato non abbia coscienza - e provi quindi immenso dolore - della sua macellazione.

Non è finita, costituendo questa insana pratica un affare planetario, nessuno ci può garantire che dietro ad una diagnosi affrettata di "morte cerebrale a cuore battente" non ci sia l'intenzione criminale di predazione d'organi. E allora vuol dire che tutti quelli che sopravviverebbero solo grazie ad trapianto dovrebbero rinunciare a questa possibilità?

Qui il discorso prende due pieghe, una scientifica e l'altra filosofica.

Diciamo pure che i trapianti di organi sono frutto di un'interpretazione meccanicistica della vita giustificata dello scientismo più becero: se medici del passato sono riusciti a reintegrare con successo parte del plasma perduto con semplici infusioni di... acqua di mare, la cui composizione è molto simile al plasma umano, com'è possibile che la ricerca su di un plasma sintetico sia puramente teorica?

Il fatto è che con la pratica delle trasfusioni, il giro d'affari che ne deriva è molto più interessante.

La coltivazione in vitro di organi della stessa persona da curare è una realtà che aggira del tutto il problema dei rigetti. E allora perché questa via è praticata solo molto timidamente ed in casi legati per lo più alla chirurgia ricostruttiva?

Semplice: perché è meno conveniente ed inoltre renderebbe inutile tutta una categoria di farmaci antirigetto! Il motore di tutto sono sempre il denaro, la convenienza, gli interessi privati: diffidate dei propagandati intenti "umanitari": dietro ogni operazione del genere c'è sempre da sospettare un tornaconto ben preciso. Il fatto che parli di questo su di un sito di vocazione motoristica è legato all'esclamazione di un chirurgo italiano che, in mancanza di... patri di ricambio disponibili, si lasciò scappare "Ora ci vorrebbe solo un bell'incidente motociclistico!". Gli organi da trapiantare si possono prelevare esclusivamente da organismi viventi uccidendoli con l'espianto e proprio in virtù di questo nessuno ci garantisce che venga fatto tutto il possibile per salvare un comatoso giunto in ospedale. Non sottoscrivete mai campagne in favore di donazioni. Di nessun tipo.

Per quanto riguarda l'aspetto filosofico della questione, il discorso si circoscrive ad una giustificazione plausibile dell'attaccamento alla vita: ma se l'essere umano non è solo corpo fisico, allora perché ostinarsi a... non morire quando ciò sembra inevitabile e la morte del corpo non è altro che una conseguenza ineludibile della vita stessa?

In ogni caso, guardate questo video che potrebbe risultare illuminante per coloro ai quali hanno fatto credere che, esattamente come per la favola del Dottor Frankenstein, sia realmente possibile trapiantare organi da cadavere ad essere vivente.
già pubblicato da heymotard.it

Nota: questo video è presente anche su YouTube ma parzialmente censurato dai vincoli di registrazione e della maggiore età
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martedì 12 giugno 2012

La sottile linea rossa

L'omonimo romanzo di James Jones non c'entra nulla o quasi ma rappresenta la metafora morale con cui si conclude questo spietato quanto esilarante cartoon animato da Bruno Bozzetto, incentrato sui luoghi comuni che caratterizzano gli italiani o vengono loro appioppati senza distinzioni di sorta.
Non sarebbe diseducativo, a patto che il messaggio che trasmette sia indirizzato, e quindi recepito, anche da quella parte di potere che si non cura affatto di calpestare la libertà ed i diritti fondamentali dei cittadini col pretesto, tutto da dimostrare, di agire per un superiore interesse comune.

E siccome non è possibile combattere la guerra facendo la pace, è bene che il Potere stia bene attento a non oltrepassare troppo, reiteratamente ed ulteriormente, quella sottile linea rossa.
Buona visione.

lunedì 11 giugno 2012

Primo impiego stabile per delle vetture ad aria compressa

Guy Negre tra le sue vetturette

Una tecnologia che potrebbe essere applicata anche a furgoni, autobus, taxi e barche.

<< Da giugno, questa vettura ad impatto zero sarà usata ne l'aeroporto Schiphol di Amsterdam in sostituzione delle auto elettriche di servizio. [...] Prodotta a Carros, una piccola città francese vicino a Nizza, l'Airpod appartiene alla Motor Development International (MDI), azienda che produce veicoli ecologici.
Il progettista è l’ingegnere francese Guy Negre, una volta nella Formula 1 e oggi Ceo della “Motor Development International” (MDI), che ne spiega i vantaggi. “Oltre all’uso della vetroresina, che fa guadagnare molto in termini di peso, sul rapporto qualità/prezzo la vettura ad aria compressa non ha concorrenti nemmeno tra le altre auto ecologiche. Rispetto alle macchine elettriche, questi veicoli costano molte meno, non hanno bisogno di dispendiose batterie da cambiare ogni 5 anni e si ricaricano in un attimo”.
Negre lavora a questo progetto da circa 13 anni ed è convinto che le auto ad aria compressa potrebbero migliorare la qualità della vita in città per la conseguente diminuzione delle emissioni nocive per la salute. Parere favorevole arriva anche da un esperto di motori che scrive sul quotidiano londinese Guardian che ne ha provato un prototipo. L’Airpod, al posto del volante ha un joystick, misura circa due metri, e raggiunge i 70 km orari. Il prezzo? Circa 3500 euro. Con una ricarica d’aria compressa del prezzo di un euro riesce a percorre più di 200 chilometri. Obiettivo della casa produttrice è presentare sul mercato, modelli nuovi, più grandi e potenti che dovrebbero raggiungere persino i 110 km/orari, avere 4 ruote e 5 porte e adatti alle grandi distanze. I modelli più piccoli, invece, avranno tre ruote e ospiteranno al massimo tre persone. >>

All'articolo di cui sopra, ripreso da IlFattaccio, bisogna aggiungere alcune delle considerazioni già espresse a suo tempo per i veicoli mossi da motori elettrici.
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La differenza energetica sostanziale tra un motore termico, uno elettrico ed uno ad aria compressa consiste nel fatto che il primo necessita di una determinata scorta di risorse energetiche non rinnovabili sotto forma di carburanti o combustibili (alcoli, gas e benzine sono propriamente carburanti; oli e gasoli sono combustibili) mentre gli altri due si avvalgono, ciascuno dei quali con un metodo diverso, di un vettore energetico.
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Questo significa che i motori termici producono inquinamento atmosferico durante il funzionamento mentre tutti i motori che utilizzano una forma di energia prodotta al di fuori del motore stesso, sono indirettamente responsabili o meno di un impatto ambientale negativo a seconda del metodo di produzione (e di trasporto) dell'energia stessa.
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In virtù di questo, è possibile valutare l'impatto globale di ogni tecnologia propulsiva solo se si considerano tutti gli effetti a partire da reperimento e trattamento della risorsa energetica oppure da produzione e trasporto di energia.
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Che un veicolo dotato di un motore non termico non produca alcun inquinamento atmosferico durante il funzionamento è pacifico ma bisogna stare attenti a non... nascondere la spazzatura sotto al tappeto perché per sapere se a livello globale stiamo realmente inquinando poco o nulla, dobbiamo essere certi che l'energia prodotta in altro loco e poi trasportata al motore non sia ottenuta, a sua volta, con metodi altamente inquinanti come l'energia nucleare tradizionale oppure con una centrale a combustibili fossili. Per di più, come evidenziato nel vecchio articolo di heymotard.it riguardante i motori elettrici, durante il trasporto, l'energia elettrica subisce una dispersione media del 30% di cui è necessario tenere conto nella valutazione dell'impatto globale. Questa valutazione incide anche per quanto riguarda i motori ad aria compressa in quanto questo secondo metodo di accumulo d'energia rappresenta nella maggioranza delle situazioni solo un'ulteriore trasformazione di energia prodotta altrove da un motore elettrico o addirittura da uno a combustione.
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Quindi ok per i veicoli ad aria compressa e per quelli elettrici: attrezziamo pure le nostre autorimesse e le nostre città con colonnine e stazioni di ricarica ma stiamo molto attenti a come viene prodotta l'energia che utilizziamo!
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Ecco un servizio dedicato ad una versione sperimentale, che risale allo scorso anno, della rivoluzionaria autovettura:


articolo già pubblicato su heymotard.it

venerdì 8 giugno 2012

Occhio ai furgoni gialli!

Sarebbe stupido trasformarlo immediatamente in una psicosi ma questo avvertimento prudenziale potrebbe rivelarsi salvifico in vista di un'attivitità sismica annunciata da diverse fonti e che potrebbe riguardare il sud Italia, più specificatamente Calabria e Sicilia.

Che il recente sisma in Emilia sia molto probabilmente di origine artificiale, è stato ipotizzato, oserei dire dimostrato, da diversi studiosi del fenomeno che hanno tenuto conto dello stato dell'arte della geoingegneria, che consentirebbe effettivamente di scatenare terremoti praticamente a comando, e di alcuni fenomeni verificatisi prima e durante le scosse. Mi riferisco a particolari luminescenze in cielo, relative probabilmente ad un'attività di tipo elettromagnetico, ed al confronto dei grafici dell'attività di HAARP con le modalità di manifestazione del sisma (vedi link a fine articolo).
Da tener presente che la zona colpita non è mai stata considerata a rischio sismico, tanto che l'ultimo fenomeno del genere di cui si abbia notizia risale a 5 secoli or sono.

Da una mail pervenuta ad un blogger impegnato nel campo dell'informazione, si denuncia l'avvistamento di misteriosi furgoni gialli dotati di grosse antenne sul tetto, notati nella zona del sisma nel corso del mese precedente all'evento.
Inoltre, e questa notizia è da tenere ancora in maggior considerazione, si riporta che il 19 maggio precedente al terremoto, parecchie persone del posto hanno ricevuto delle telefonate, esclusivamente sui telefoni di rete fissa, da parte di persone che si qualificavano come facenti parte della Protezione Civile e che le avvertivano dell'imminenza delle scosse!
Ma in Italia non è più ufficialmente impossibile prevedere i terremoti?

articolo di riferimento:
Grafici HAARP confermerebbero origine artificiale del terremoto in Emilia

Per approfondimenti sui terremoti artificiali, sono disponibili diversi articoli interessanti sul sito di Gianni Lannes

giovedì 7 giugno 2012

Quanto è aggiornata la nostra tecnologia?


Lamborghini Countach, ci sembra "moderna" ma fu concepita nel 1967

Chiunque si avvicini al motorismo ed a qualsiasi altra branca applicativa della tecnologia, con un interesse che va oltre le proposte del mercato, prima o poi scopre inevitabilmente che da circa un secolo a questa parte ci stanno "vendendo" tecnologia tutt'altro che aggiornata, spacciata però come "stato dell'arte" da opportune campagne propagandistiche supportate da altrettanto funzionali censure mediatiche su quanto riguarda il nostro ("nostro" si fa per dire...) reale stato di avanzamento tecnologico e scientifico.

Lo scopo di tutto ciò? Semplice: tenerci in un costante stato di arretratezza, utile a DETERMINARE e non certo a risolvere ogni nuova esigenza dell'umanità. Solo in presenza di bisogni, reali o fittizi che siano, è infatti possibile controllare la vita della gente a proprio vantaggio.

Se avessimo libero accesso al reale stato dell'arte dello sviluppo tecnologico, in tutti i campi, da decenni ormai non esisterebbe più una piaga come la fame e nessuna guerra avrebbe senso di essere combattuta, le malattie risulterebbero ridotte al minimo e quasi tutte facilmente curabili senza interventi chirurgici o cure più dannose e pericolose della patologia stessa. A nessuno converrebbe più mettersi a giocare con la natura brevettando nuove forme di vita per guadagnarci su a discapito della salute pubblica e nessun politico o scienziato sano di mente si sognerebbe mai di proporre la costruzione di obsolete centrali atomiche per la produzione di energia elettrica (come prodotto di scarto: in realtà le centrali atomiche vengono impiegate principalmente per fabbricare plutonio a scopi militari, altrimenti non converrebbe costruirle).

Limitandoci al campo elettivo di questo sito, il motorismo, secondo voi a quando risalgono i concetti basilari e le invenzioni che hanno dato luogo all'autotrazione? Includo alcune elementari invenzioni legate all'elettricità perché i diversi tipi di motori a scoppio sono solo alcune delle possibili forme di propulsione che possiamo utilizzare.

1745 - Bottiglia di Leida, un prototipo di condensatore che rappresenta la prima realizzazione moderna di un accumulatore di carica elettrica. Specifico "moderna" perché non si può prescindere dai ritrovamenti in Iraq di accumulatori databili ad un periodo di quattro secoli esattamente a cavallo della nascita di Cristo.

1799 - Volta presenta la sua pila.

1805 - Il primo motore a scoppio funzionava a "gas illuminante", un composto già utilizzato, appunto, per l'illuminazione e che conteneva idrogeno.

1834 - Non si dava ancora per scontato che i motori a scoppio rappresentassero l'unica strada percorribile per l'autotrazione, e allora un certo Robert Anderson propose la sua carrozza elettrica.

1854 - Heinrich Goebel realizza la prima lampada a incandescenza dell'era moderna, che andrà a sostituire le lampade a gas ancora utilizzate sui veicoli motorizzati e non. Dell'era moderna, perché alcuni bassorilievi presenti a Dendera in opere risalenti all'antico Egitto farebbero pensare ad un utilizzo di tale tipo di illuminazione per rischiarare le oscurità assolute di misteriosi ipogei. Del resto, gli studiosi sono concordi nell'affermare che di sicuro gli antichi non poterono utilizzare illuminazione da combustione in quel contesto, vista la mancanza di sufficiente ventilazione di tali locali sotterranei.

Bassorilievi di Dendera: una mega-lampada ad incandescenza?

1860 - I nostri Barsanti&Matteucci presentano il loro motore a idrogeno, oltre un secolo prima della BMW... .

1892 - Rudolph Diesel trova il modo di fare a meno delle accensioni comandate inventando il ciclo termico che porta il suo nome, alimentato ad olio di arachidi alla faccia dell'innovazione dei biocarburanti... . All'epoca si trattava di un motore che superava in rendimento i contemporanei motori a ciclo Otto ed è probabilmente per questo che il geniale inventore scomparve misteriosamente dal traghetto che lo avrebbe portato in Francia per realizzare su grande scala il suo motore.

1899 - Qualcuno insiste ancora a proporre vetture elettriche e non a caso, la prima auto al mondo a superare i 100Km/h, se pur per soli 34", fu la Jamais Contente di Camille Jenatry, spinta da un motore elettrico.

1939 - Nikola Tesla presenta la sua Tesla Car ad un magnate dell'auto, un'auto elettrica che non aveva bisogno di portarsi dietro accumulatori ma che captava dall'etere in maniera illimitata l'energia di cui aveva bisogno. E qui entriamo nel campo delle invenzioni occultate all'umanità. Il solo Tesla era titolare di circa 700 brevetti non tutti nel campo dell'elettricità: parecchie sue intuizioni trovano sempre maggior conferma in campo scientifico attuale e dobbiamo a lui, l'uomo che inventò il futuro, l'utilizzo della corrente alternata e tutte le invenzioni che portarono alla realizzazione delle lampade a luminescenza (neon), dei tubi catodici (TV), dei telecomandi, delle indagini a raggi X, della radio, ecc. . Lo stesso Guglielmo Marconi realizzò la "sua" famosa radio utilizzando 17 brevetti già depositati da Tesla, non prima di aver effettuato una visita... disinteressata al laboratorio americano del genio serbo.

1954 - Nella città di Obninsk (ex-URSS) si comincia a generare energia elettrica utilizzando per la prima volta un reattore atomico. Questo può dare un'idea di quanto obsoleta (e superata) sia questa tecnologia.

Insomma, la tecnologia che utilizziamo è solo una parte di quella disponibile in teoria ed è quella che rende di più a chi ce la vende, non a noi: ci sono migliaia di invenzioni più o meno epocali che avrebbero potuto - e potrebbero ancora - accelerare e migliorare vertiginosamente il nostro sviluppo se solo non fossero state condizionate da ben precise e vincolanti logiche economiche. Una per tutte è quella della scelta "definitiva" ed obbligata di lubrificanti, carburanti e combustibili fossili come se non fossero mai esistite, prima, durante e dopo la loro scoperta, alternative possibili. Altre possibilità perdute sono legate all'occultazione di tecnologie rivoluzionarie in tutti i campi, da quello energetico a quello medico, dall'elettronica alla chimica. La logica che sta dietro è sempre quella del profitto di pochi a discapito della comunità.
Fino a quando sarà così, il progresso ci verrà elargito, quando decideranno di farlo, col contagocce ed a caro prezzo.

articolo già pubblicato, arricchito da ulteriori illustrazioni, su heymotard.it

domenica 3 giugno 2012

Un sindaco da marciapiede

Chiariamo subito che l'appellativo vuole essere un richiamo puramente assonante al titolo del celebre film del 1969 "Midnight Cowboy" rititolato "Un uomo da marciapiede".
E l'ironia deve fermarsi qui senza doppi sensi perché il protagonista del film era un ragazzo di campagna riciclatosi in città come gigolò mentre il Sindaco di Castellabate sta dimostrando un impegno mai visto prima nella realizzazione di Opere Pubbliche infrastrutturali.
Ed il simpatico appellativo coniato dalla mia compagna è dovuto proprio all'inusitato proliferare di... marciapiedi, almeno nell'ambito della frazione di Santa Maria.
Marciapiedi di cui si sentiva il bisogno, sia chiaro, in quanto da sempre nel nostro paese i pedoni erano costretti a percorrere a loro rischio lo stesso piano viabile del traffico motorizzato.
Le precedenti amministrazioni si erano espresse timidamente in questo campo realizzando improbabili quanto inutili marciapiedi dalla funzione soltanto decorativa in quanto ritmicamente interrotti da palme o altri alberi così grandi da impedirne l'utilizzo.
In prossimità della caserma dei Carabinieri si possono ancora apprezzare i tronchi recisi di enormi palme che interrompono la continuità del pur necessario marciapiede.
Vista la grande attenzione di questa amministrazione ai marciapiedi... funzionali, suggerirei ad essa di prendere in considerazione - ormai dopo l'estate - l'eliminazione di quelli non funzionali come ad esempio quello che circoscrive Piazza Lucia, unico esempio al mondo, credo, di marciapiede consapevolmente costruito in un'area del tutto pedonale.
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Parimenti, ironia vuole che quando il lungomare era transitabile senza limitazioni fosse del tutto privo di marciapiedi mentre oggi che si cerca (invano) di pedonalizzarlo, sia costeggiato e delimitato da due marciapiedi non collegati tra loro. Il risultato è che i pedoni malgrado il traffico veicolare hanno la possibilità di "salvarsi" sui marciapiedi solo se si trovano vicini ad essi mentre sono costretti a scansare auto, moto e bici se invece si trovano nella zona che ne è priva.
Per il lungomare, è necessario decidere una volta per tutte se dev'essere realmente pedonale - e allora dev'essere sgombrato dai marciapiedi - oppure transitabile - e allora deve essere dotato di una rotonda finale, al posto della terrazza belvedere, che permetta alle auto di invertire il senso di marcia senza la necessità di ardite manovre tra i piedi dei pedoni.
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Il proliferare di rotonde, nel tentativo di disciplinare il traffico e di renderlo più sicuro, andrebbe inoltre riconsiderato in base allo spazio effettivamente disponibile: al di sotto di un determinato raggio, diciamo una decina di metri (quindi diametro 20mt), una rotatoria tende ad "incepparsi" per via dell'insufficiente capacità veicolare e della grossa difficoltà di manovra per gli autoarticolati.
Basta porsi a margine di una qualsiasi di queste rotonde troppo piccole per apprezzarne l'effetto negativo sulla scorrevolezza del traffico e sulla morale comune quando si ascoltano i sacrosanti improperi pronunciati dai camionisti di passaggio... . 
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In definitiva, il vero oggetto di questo articolo è quello di suggerire a qualsiasi amministrazione si succeda nel Comune, una maggiore attenzione alla concezione di un vero Piano della Viabilità su tutto il territorio piuttosto che la realizzazione di infrastrutture mirate a risolvere problemi o esigenze localizzate.
Castellabate e la sua principale frazione Santa Maria in particolare, sono oggetto da sempre di un'affluenza stagionale che va oltre la capacità di smaltimento delle loro strade e dell'accoglienza dei propri parcheggi; e questa situazione si è aggravata dopo la popolarità che è derivata dal pur brutto film "Benvenuti al Sud" e da tutte le trasmissioni televisive ambientate nel territorio del Comune.
Si è (male) pedonalizzato il Corso creando una passerella per lo shopping che non si differenzia da tante altre, al costo di creare un grosso problema alla viabilità perché non è stata PENSATA una viabilità alternativa prima di chiuderlo al traffico.
Ciò è ancor più grave se si pensa che il centro storico di Santa Maria è del tutto trascurato, non fosse che per la cura di alcuni proprietari di immobili.
I percorsi che si snodano paralleli ai due lungomari potrebbero ben essere valorizzati e frequentati vantaggiosamente dal passeggio, in modo da permettere ai lungomari veri e propri di meglio assolvere al loro compito di drenaggio veicolare; ciò sempre se si vuole prendere atto una volta per tutte che siamo (ancora) nell'era dell'automobile.
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Il metodo sarebbe anche semplice ed adottato in altri Comuni da altre più illuminate amministrazioni: liberalizzare ed incentivare le attività che intendano aprire o trasferirsi nel centro storico - da pedonalizzare in maniera assoluta - ripristinando una viabilità controllata nel Corso, a senso unico, con opportuni marciapiedi e con il parcheggio disciplinato da disco orario.
In una realtà dalle dimensioni così limitate, andrebbero anche eliminati i lampioni ripristinando il vecchio metodo a sospensione oppure ad applique, che non era affatto male, anche a livello estetico.
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Indicativo della scarsa attenzione prestata al centro strorico di Santa Maria, è il fatto che in Rete si sprechino foto raffiguranti le solite vedute della Torre e dei lungomari ma non se ne trovi neanche una del suo suggestivo centro storico.

venerdì 1 giugno 2012

Coste del Comune di Castellabate più sicure vigilate con moto d'acqua


A partire da oggi, le coste del Comune di Castellabate saranno vigilate da un operatore dotato di moto d'acqua: la notizia è tratta da un articolo di cilento.it che equivoca ripetutamente a cominciare dal titolo, assieme al Sindaco stesso, sulla definizione di "acquascooter".
Gli acquascooter propriamente detti, infatti, sono dei meri sussidi di nuoto azionati da motori termici oppure elettrici a seconda se destinati ad un utilizzo semi-sommerso o subacqueo. 
Ecco un esempio di acquascooter subacquei, è chiaro che non si tratta di veicoli utilizzabili per la sorveglianza marina, a meno di non usarli per controllare cosa fanno i bagnanti sotto il pelo dell'acqua...:


Un articolo più completo sull'argomento è disponibile su heymotard.it a questo indirizzo:

mercoledì 30 maggio 2012

Nuovo inceneritore a Salerno? Speriamo di no!

Se venisse realizzato, potremmo aspettarci un relativo incremento della casistica di tumori nelle aree contigue all'impianto. Per parziale fortuna delle nostre zone, i venti dominanti nel 75% dei casi veicoleranno lontano dal Cilento i fumi tossici.
Rimarrà da fare i conti col rimamente 25%...
Mentre in Europa nessuno più pensa che bruciare la spazzatura sia una soluzione razionale, Salerno si distingue per stupidità o criminalità - fate voi - con la manifesta intenzione di costruire in tempi brevi un impianto di incenerimento della spazzatura, che la solita ipocrisia corrente si ostina a definire "termovalorizzatore".
In realtà, l'unico valore creato da un impianto di bruciatura dei rifiuti è di tipo economico per chi è beneficiato dall'appalto, in genere parente o connivente dei politici che riescono a far passare il progetto criminale.
Ma siccome nulla si crea e nulla si distrugge, neanche la spazzatura, il corrispettivo costo sociale dell'arricchimento monetario di pochi si paga in termini d'inquinamento ambientale dell'aria che respiriamo e con la ricaduta degli agenti tossici al suolo che finiscono per inquinare colture e falde acquifere.
Un vero disastro ambientale, oltre al quale ci sono i costi economici di mantenimento della struttura.
Non è neanche vero che un bruciatore di rifiuti sia conveniente dal punto di vista energetico, come ipocritamente vogliono far credere i suoi sostenitori.
Ammessa e non concessa l'onestà intellettuale di chi vuole realizzare impianti del genere, bisogna prendere atto allora della loro totale ignoranza sull'enorme impatto ambientale creato da un inceneritoree quindi della loro totale incompetenza in materia di trattamento dei rifiuti.
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Eppure, basterebbe che si documentassero approfondendo le loro conoscenze scientifiche e informandosi sulle soluzioni adottate e che stanno adottando Paesi più evoluti del nostro, che a quanto pare rimane ancorato a metodi che potevano andare bene quando i rifiuti erano composti esclusivamente da materiali legnosi ma non certo oggi quando i rifiuti sono costituiti all'80% circa da materiali d'imballaggio, quasi tutti plastici.
E sappiamo che dalla plastica si sviluppa diossina, una delle sostanze più tossiche in assoluto, già a partire da temperature di 70°C.
Piombo, andride solforosa e molte altre sostanze tossiche sono quello in cui viene trasformata la spazzatura con la combustione.
Da tener presente che se viene bruciata una tonnellata di spazzatura o di qualsiasi altra cosa, vengono prodotti fumi che assieme alle ceneri residue pesano più di una tonnellata in quanto qualsiasi combustione consiste in un legame del combustibile con l'ossigeno e quindi alla fine del processo, il prodotto della combustione pesa per forza di cose di più del solo combustibile.
Basterebbe questa consapevolezza per capire che bruciare i rifiuti non è una soluzione praticabile.
Tra l'altro, una grossa quantità di rifiuti può essere vantaggiosamente riciclata per cui bruciarli costituisce un ulteriore spreco energetico.
Le strade da percorrere per abbattere draqsticamente l'impatto ambientale ed i costi provocati dai nostri rifiuti passa obbligatoriamente e convenientemente da tre punti fondamentali:
- una riduzione della massa dei rifiuti all'inizio della catena, preferendo merci sfuse o imballate senza materie plastiche, e già questa scelta da sola sarebbe in grado di dimezzare il problema!
- una raccolta seriamente e severamente differenziata;
- un oculato riciclaggio.

Si può fare, conviene, non si capisce perché nel 2012 esiste ancora qualcuno che, sprecando denaro, pensa a trasformare la spazzatura in rifiuti altamente tossici e cancerogeni.
Anzi, forse si capisce troppo bene.

articolo di riferimento:
integralmente tratto da Impatto Antropico