venerdì 5 novembre 2010

PANORAMA disinformativo


"Panorama nel mirino Libertà di stampa ed ipocrisia"

Questo è alla lettera il lancio pubblicato in testa di copertina del numero 44/2010 del noto periodico milanese mentre il resto della pagina è dedicato al fatto di cronaca nera più gettonato e morboso del momento. All'interno del giornale, l'articolo su di esso fornisce lo spunto ai soliti esperti per sviluppare una serie di commenti "originali" e fare il punto anche su altri oscuri delitti assurti più o meno di recente alle attenzioni della cronaca, per un totale di una ventina di pagine.

Lo scopo dei giornali è quello di essere venduti e/o quello di fare pubblicità o propaganda per conto di qualcuno, e su questo c'è poco da fare, ma parlare d'ipocrisia per un giornale, nella maggior parte dei casi, significa esattamente parlare di esso stesso.


Giuliano Ferrara scrive del diverso trattamento riservato dal sistema ai giornalisti inquadrati dall'opinione pubblica nella (finta) destra e nella (ancor più finta) sinistra, e anche questo è un fatto acquisito: fin dal dopoguerra tutto ciò che è etichettato "di sinistra" è sdoganato automaticamente e senza critiche come qualcosa che ovviamente si attua in difesa dei "lavoratori" e delle classi più deboli (ma anche più numerose...) mentre quello che è "di destra" è chiaramente in difesa delle classi più agiate e conservatrici.
Strano, perché che io ricordi fin dagli anni '60, quando ancora erano facilmente distinguibili destra e sinistra, le proposte più coraggiose, progressiste, innovatrici e popolari provenivano più dalla prima fazione che dalla seconda, molto attenta quest'ultima a non mettere in dubbio le semplici certezze sulle quali facevano affidamento le masse meno acculturate. Ma la destra italiana ha sempre dovuto fare i conti col peccato originale di aver raccolto almeno una parte dell'eredità culturale di un regime manifesto come quello fascista. E quindi qualsiasi proposta proveniente da quell'ala del Parlamento era subito etichettata come "fascista" senza neanche stare a vagliarne criticamente i reali presupposti sociali.
Il fascismo, esattamente come tutte le monarchie prima e dopo di esso minate ed abbattute direttamente dalla massoneria o per suo conto dalla superpotenza d'oltre oceano, era troppo schierato contro le banche per poterne condividere lo spirito autarchico e patriottico quindi guai a professare idee "di destra" in Italia, un Paese unito forzatamente e con l'inganno da meno di due secoli, ancor privo di una vera identità che non sia quella dipinta dalle retoriche e dai luoghi comuni che ci riguardano.
E a questo punto della nostra storia, credo sia ormai troppo tardi per crearcela, una vera identità: in base alla logica corrente sarebbe catalogata come troppo "di destra" ed inaccettabilmente antiamericana, politicamente scorrettissima e troppo nell'interesse delle masse che nell'interesse del Sistema NON DEVONO avere nessuna voce in capitolo.
Per decenni, la sola ostentazione di una bandiera italiana è stata considerata come un atto "di destra" (mentre veniva considerato normale scendere in piazza con delle bandiere sovietiche!) e se adesso qualcuno ne ha rispolverato l'uso è solo perché la sottocultura imperante scimmiotta inconsapevolmente quella americana, con la differenza che l'americano della strada tiene VERAMENTE al suo Paese ed alle sue peculiari tradizioni anche se mediamente ne ha un'immagine molto falsata dall'indottrinamento che subisce fin da bambino.
Per noi invece, è ormai normale festeggiare Halloween.


Più avanti nel giornale, non manca un articolo sul film campione d'incassi del momento ambientato nella nostra Castellabate a suon di luoghi comuni contrappostii a luoghi ancor più comuni su quello che sarebbe il sud secondo l'opinione corrente dei settentrionali e su quello che è il sud veramente.
L'originale "Giù Al Nord" è forse abbastanza vicino alla realtà (dovrebbe dircelo un francese) mentre "Benvenuti Al Sud" descrive un'ambientazione manifestamente surreale ricorrendo a dei falsi miti da barzelletta, che nessun settentrionale sano di mente prenderebbe sul serio.
L'articolo sul film fa un sacco di nomi e cognomi veri ma nel complesso descrive una realtà locale più che pittoresca e quindi poco aderente a sé stessa.
Il film stesso usa Castellabate come un archetipo di luogo vagamente posizionato "a sud di Napoli" - esattamente come prima di esso fece il "Cavalli Si Nasce" di Staino, che ancor più vago non fa neanche menzione del suo nome - omettendo di sottolineare la sua insistenza nel cuore della provincia di Salerno.
Ma Salerno è poco presente nell'immaginario collettivo settentrionale ed anche nei luoghi comuni che lo alimentano, quindi nell'economia della storia e del film stesso è meglio piuttosto citare Napoli.
Il destino della nostra provincia è quello di essere trascinata e confusa spesso, senza le doverose distinzioni, nel male e nel folklore con la dilagante realtà napoletana o campana tutta: un esempio eclatante a tal riguardo è quello delle "Mozzarelle Campane alla diossina", realtà nota in zona da ben prima della conclamazione mediatica dello scandalo ma che non ha mai interessato la produzione proveniente dal salernitano, ovvero dalla Piana del Sele. Peccato che i media nazionali non abbiano mai sottolineato questa distinzione se non incidentalmente in uno degli ultimi servizi TV su questo argomento.
Ugualmente, un'altra ineluttabile licenza cinematografica è stata quella di far parlare la gente del posto con accento napoletano invece che cilentano, dimenticando che in queste terre aspre non arrivarono mai né gli spagnoli né i francesi che tanta impronta invece lasciarono nel dialetto, anzi nella lingua napoletana.
Ma va bene così: nell'interesse del posto che basa la sua economia sul turismo, un sindaco dapprima scettico ha poi compreso la portata dell'evento e adesso, sposando una linea d'azione trasversale alle politiche locali, nel Comune c'è un fermento di idee e di azioni... speriamo meno sconsiderate di quelle messe in pratica finora.


Il periodico scivola poi a pieno titolo nel baratro della disinformazione di regime affrontando acriticamente lo scottante argomento delle Scie Chimiche bollandole già in apertura con un dileggio tristemente noto nel web che porta la firma di professionisti della disinformazione: "Scie Comiche".
Niente da commentare sull'articolo, come altri che lo hanno preceduto e lo seguiranno, mirato a fugare ogni dubbio sull'argomento sulla base di un filo apparentemente logico basato in realtà su colpevoli omissioni e manifeste menzogne che appaiono tali a chiunque abbia qualche cognizione basilare sulla fisica dell'atmosfera e sia dotato di un normale spirito d'osservazione.
E via dunque con le solite pseudoargomentazioni parascientifiche che in realtà friggono aria (inquinata dalle scie chimiche) e non giungono ad alcuna conclusione plausibile.
Non manca nell'articolo l'apporto - con foto - dell'onnipresente Generale Costante De Simone, sempre in prima linea quando è d'obbligo insabbiare l'argomento.
Ma lui è un buon militare e, come sosteneva il mitico Colonnello Buttiglione, "Un militare non si arrende mai, neanche di fronte all'evidenza."

link correlato: Dossier informativo sulle Scie Chimiche