sabato 14 maggio 2016

Proposta per una tassazione equa



Occupandomi in questa sede solo di tematiche in qualche modo relative al motorismo, preciso che la mia proposta è strettamente mirata all’odiosa tassazione applicata ai veicoli motorizzati privati.

Va detto subito che una nazione ricca come la nostra, che è classificata ancora come l’ottava potenza mondiale nonostante negli ultimi decenni i tentativi – in gran parte andati a segno – di distruggere la nostra economia l’abbiano detronizzata dalle Top5, non ci sarebbe nessun bisogno di vessare ulteriormente i proprietari di veicoli targati con iniqui balzelli che si vanno ad
aggiungere a quelli già ampiamente versati al momento dell’acquisto. Tuttavia questa odiosa consuetudine è radicata come un cancro nella nostra quotidianità e sarà difficile sradicarla senza un generale cambio di paradigma.
 Ora, ammesso e non concesso che una tassazione periodica sui veicoli sia da considerare normale irrinunciabile, osserviamo che il criterio con cui viene applicata fallisce completamente il millantato obiettivo di tassare i veicoli in base al loro valore reale oppure presunto in base a parametri redditometrici. Infatti una tassazione in base alla potenza espressa dal motore dice poco o nulla del valore del veicolo, che potrebbe benissimo essere una “vecchia gloria” prodotta in grande serie e di scarsissimo valore commerciale, avuta in regalo da uno zio che l’aveva a sua volta avuta in regalo dal padre.
Parallelamente, una piccola Mercedes sottomotorizzata ma acquistata nuova di zecca potrebbe valere più di 20 volte la vecchia gloria ed essere indice di un reddito altrettanto superiore! Da questo ne deriva che chi ha concepito un simile sistema di prelievo fiscale o è completamente idiota oppure dovrebbe spiegarci  le oscure motivazioni che stanno dietro a tale criterio.

Una tassazione equa dei veicoli targati, prima di tutto dovrebbe basarsi sull’effettiva immissione in circolazione e poi essere proporzionale all’unico parametro che dovrebbe interessare l’erario in questo caso: la superficie pubblica occupata.
Cosa c’entra la potenza del motore, che rimane nominalmente sempre la stessa, a prescindere sia dall’età del veicolo che dalla sua effettiva capacità di funzionare ancora?!?
Molto più corretto, se mai, sarebbe basarla sul valore d’acquisto, riducendone l’ammontare parallelamente alla perdita di valore commerciale del veicolo. Ma forse anche questo è un concetto troppo avanzato per chi concepisce i sistemi di tassazione.

La tassa di circolazione era senz’altro più giusta nei suoi presupposti non vessatori della nuda proprietà ma giustificati dall’effettiva circolazione del veicolo, motivata dall’usura del manto stradale e tutte le altre colossali spese di costruzione e manutenzione che affronta uno Stato per la sua viabilità. Le autostrade a pagamento applicano in effetti un criterio del genere, anche se allargato al profitto e anche se basato in maniera molto grezza unicamente sul numero degli assi, equiparando un camion da traslochi da 200.000€ ad una moto da 250cc da 2.000. E così come oggi i delegati al controllo possono stabilire in tempo reale se per un veicolo in circolazione sia stata pagata o no l’assicurazione, altrettanto potrebbero fare per un redivivo bollo: non si aggraverebbe né di spese né di spreco di risorse umane il controllo dei pagamenti.

Ma per una rivoluzione del genere dovremmo confidare prima di tutto sull’intelligenza pura dei nostri governanti e poi sull’effettivo svolgimento del loro compito istituzionale: agire nell’interesse dei cittadini. Forse chiedo troppo.