sabato 23 settembre 2017

L'inerzia dei media

Se uno nasce anti-personaggio come il pilota Ducati Andrea Dovizioso, agli occhi dei media è inutile che si dia da fare con prestazioni da fuoriclasse nel corso di una lunga carriera tutta in salita: le sue gesta saranno sempre oscurate da qualche suo collega più estroverso ed originale, a prescindere dai risultati.
Qualcosa del genere era capitato già a Loris Capirossi che nonostante alcune sue prestazioni cronometriche strepitose e tre titoli mondiali di cui il primo conseguito come campione più giovane di tutti i tempi, per via della sua serietà professionale e dell'aspetto poco... fotogenico, è stato sempre trattato con sufficienza dai media
generalisti (ma a volte anche da quelli specializzati) oscurato dalla brillantezza mediatica della stella Valentino Rossi.
Ma perfino un astro come il tavulliano fu oscurato a lungo dalla fama che aveva già conquistato Massimiliano Biaggi vincendo 4 titoli mondiali in consecutiva: nonostante fosse ormai chiaro che Valentino era il fenomeno del momento, gli stringati resoconti dei media continuarono a parlare a lungo solo di Biaggi.

Le cose non sono cambiate negli anni: le ultime da Aragon, riportate sinteticamente da un paio di media televisivi nazionali rubando spazio al pervadente gioco del calcio, ci parlano di un primato di Pedrosa nelle libere (umide) del venerdì, di cosa hanno fatto Marquez, Iannone (forse preso in considerazione solo a causa del suo rapporto con Belen...) e del 20° tempo fatto segnare da un eroico Rossi ad appena tre settimane dalle sue fratture.
Per inciso, nella cronca si è parlato anche di Yamaha ed Honda evitando accuratamente di parlare della Ducati nonostante Lorenzo abbia staccato il secondo tempo e l'altra sia quella del pilota in testa al mondiale!

E Dovizioso?!?

No, perché se qualcuno non se n'è accorto, il PILOTA ITALIANO SU MOTO ITALIANA sarebbe ancora in testa al mondiale a pari punti col fenomeno da nove-milioni-di-euro-9 Marc Marquez, condividendo con lui anche il numero di vittorie conquistate quest'anno.
E invece, per uno che eguaglia le prestazioni del pilota-mostro del momento, neanche un accenno: i media vedono solo Valentino Rossi a cui si aggiunge Iannone quest'anno più in auge grazie al gossip che ai suoi risultati in pista.
 
Fotomontaggio del cadavere attribuito a Bin Laden

Niente di nuovo, si diceva, anche nelle cronache extra sportive i media paiono patire la stessa inerzia o miopia, fate voi.
Di questa consuetudine cominciai a prenderne atto seguendo le vicende successive all'11 settembre americano, quando di Bin Laden, morto tre mesi dopo le demolizioni, fu mantenuto mediaticamente in vita negli anni a venire fino alla farsa del suo funerale in mare. Per tutto il tempo rimase ufficialmente lo spauracchio dell'occidente e fu ucciso almeno altre due volte compresa quella definitiva provata al pubblico con un pasticciato ed evidente fotomontaggio. Ma l'opinione pubblica sembra poco accorta alle notizie significative. Se lo fosse, in Italia ci sarebbe stata una rivoluzione da tempo e invece ci ha pensato il Movimento Immobile a scongiurarne una focalizzando l'attenzione degli elettori su problemi risibili in modo da oscurare i temi più drammatici e pressanti.
E che dire di Al Queida, sciolta UFFICIALMENTE nel 2002 ma anch'essa considerata un pericolo reale perfino dopo la creazione della ben più hollywodiana ISIS?!?
Non parliamo poi delle vicende del passato e dei fatti di cronaca nera: una volta data in pasto ai media una prima versione su cui una pletora di esperti ed opinionisti cominciano a versare fiumi di parole, hai voglia a far passare la notizia di una modifica o di un totale ribaltamento della sentenza: per l'opinione pubblica, l'unico mostro di Firenze rimarrà per sempre il Pacciani e qualcuno, un po' meno addormentato, si ricorderà del Vanni. L'assassina di Cogne rimarrà per sempre la Franzoni, quelli di Erba la coppia incriminata, quello di Yara il povero Bossetti nonostante non esista - ne sia possibile confezionarne una plausibile sulla base delle prove emergenti - una sola ricostruzione razionale dei fatti che possa incolpare i condannati. Ma il caso più eclatante, che riguarda sia la disattenzione dei media che il giornalismo (ed anche la giustizia) spazzatura, è quello delle Bestie di Satana la cui definizione, nonostante fosse una pura invenzione giornalistica, non solo ha marchiato per sempre gli incriminati se pur platealmente incolpevoli ma è perfino entrata a far parte come caso di riferimento negli annali della criminologia! Se la cantano e se la suonano, inventano dal nulla, la considerano realtà e poi ne discutono: qualcosa come il concetto di Dio nelle teologia cristiana ed anche in quella musulmana.