Indubbiamente, gli anni '70 sancirono il definitivo surclassamento delle moto europee da parte della raffinatissima produzione nipponica ma, almeno fino a che i giapponesi non decisero anche loro di sviluppare per la serie delle sportive senza compromessi, nel campo delle Pure Sport l'utenza non poteva che rivolgersi ancora a produttori italiani come Ducati e Laverda.
La 750 SS nei fumetti |
72cv a ben 9500g/' non erano un valore altissimo in assoluto ma l'ottima penetrazione dovuta anche al contenuto ingombro trasversale del bicilindrico a L e le eccellenti caratteristiche della ciclistica le permettevano di offrire prestazioni complessive di primo livello. Su strada, col suo passo da un metro e mezzo ed il limitato angolo di sterzo - non prendendo neanche in considerazione un suo utilizzo urbano - risultava poco maneggevole nelle curve più strette e nei cambi di direzione ma le piste di allora erano abbastanza veloci da far ritenere superflue determinate attitudini.
Ducati 900 MHR - 1979 |
La 750 SS rimase in produzione fino al 1977 ma nel 1975 fu affiancata da una versione denominata "900" e maggiorata a 863cc grazie alle termiche derivate dal modello 860 GT. L'eredità sportiva della 750 fu raccolta a pieno titolo dalla 900 con la vittoria del leggendario Mike Hailwood al Tourist Trophy del 1978. Così, l'anno successivo fu prodotta una versione celebrativa dell'evento, denominata 900 Mike Hailwood Replica (M.H.R.), successivamente evoluta in una versione 1000 dotata di un più affidabile albero motore monolitico ed equipaggiata di avviamento elettrico che risultò anche per questo meno apprezzata dall'utenza sportiva dell'epoca.
La 900 MHR è diventata col tempo una moto leggendaria come il pilota a cui fu ispirata ma nelle quotazioni delle moto d'epoca non raggiunge attualmente i valori richiesti per le poche 750 SS prima serie, quelle ancora dotate di carter arrotondati come quelli utilizzati per i motori ancora privi di distribuzione desmodromica.