Ho sempre sostenuto che la principale virtù del campione di sport motoristici è la fortuna, fatte escluse alcune categorie come il motocross o i raid in cui, effettivamente, le capacità di guida e di noncuranza del pericolo rivestono ruoli più importanti.
Non si può dire ad esempio che la carriera di supercampioni come Agostini e Rossi non sia stata caratterizzata da una serie di concatenazioni fortunate negate ai loro avversari e che non sia unicamente a causa della mancanza di fortuna che promettenti carriere siano state drasticamente interrotte da eventi sfortunati fino al dramma: come non pensare - per contro - a Pasolini, Saarinen, Rayney e Katoh? Ma anche a leader
provvisori del mondiale investiti e temporaneamente invalidati - ma tanto da perdere il mondiale - come fu per Capirossi con la Ducati?
provvisori del mondiale investiti e temporaneamente invalidati - ma tanto da perdere il mondiale - come fu per Capirossi con la Ducati?
Sotto questa luce si può porre l'incidente recentemente occorso in allenamento a Valentino Rossi: se - com'è molto probabile salvo miracoli ortopedici - l'urbinate dovesse saltare anche solo la prossima gara o comunque non essere in grado di frapporsi ancora una volta tra Dovizioso e Marquez, ecco che la corsa al titolo di quest'ultimo risulterebbe meno contrastata.
Molti difficilmente Rossi avrebbe potuto - ed ora ancor meno - vincere il suo decimo titolo ma la sua sfortuna si ritorce in questo caso anche contro Dovizioso che a questo punto avrà minori speranze e più difficoltà a gestire la sua leadership provvisoria in campionato. Dal punto di vista umano, sportivo e del doppio tifo nazionale (motoitaliana/ pilota italiano) sarebbe un vero peccato che la sorte favorisse un'ulteriore affermazione di Marquez a discapito dell'ottimo e abbondantemente sottopagato Dovizioso.
Ma la fortuna è dalla parte dei campioni, non è una novità. Valentino avrà esaurito la sua scorta ma evidentemente non è (ancora) così per il perfido spagnolo. Preciso che lo definisco perfido fidandomi dei giudizi espressi da chi lo conosce come persona, capace di manifestarsi in maniera ben diversa sa quanto riesca a far apparire nelle interviste.