...della sovrappopolazione mondiale.
e girando attorno al vero problema in
modo da deviare l'attenzione su aspetti marginali e poco significativi. Secondo
la mia esperienza stradale, formatasi nell'arco di oltre mezzo secolo on the
road con i veicoli più disparati tra cui ovviamente la bicicletta, i
problemi legati alla sicurezza nell'uso della bici sono pochissimi ed
estremamente semplici:
- I comportamenti "a rischio" da parte di chi la utilizza;
- La sua assoluta incompatibilità col traffico motorizzato e non solo: anche con quello pedonale.
I comportamenti a rischio
Su questo c'è poco da dire o da dimostrare: chiunque si trovi a
percorrere frequentemente un'area pedonale a piedi oppure una strada aperta al
traffico alla guida di un qualsiasi mezzo motorizzato, avrà infinite occasioni
di osservare come tanti ciclisti utilizzino il proprio mezzo in barba alle più
elementari norme del buon senso e della circolazione, come in preda ad una
strana ebbrezza o delirio d'invulnerabilità: le bici sono utilizzate con gran
frequenza nelle aree pedonali a velocità (relativamente) "folli" ovvero
pericolose come se la mancanza di un motore rendesse impunibili ed al di sopra
delle leggi chi le guida; sono altrimenti utilizzate nelle strade aperte al
traffico molto spesso senza alcun rispetto della segnaletica in generale, dei
segnali d'arresto (stop, semafori) e del senso di marcia. I ciclisti cosiddetti
"professionisti" in allenamento alla guida di biciclette da corsa si dimostrano
essere molto spesso i meno "professionisti" di tutti nel traffico
sottovalutandone il pericolo con comportamenti ad altissimo rischio come
procedere in formazione di tre, quattro o più su strade strette e trafficate
sulle quali il semplice buon senso imporrebbe di procedere tassativamente in
fila indiana. Un altro comportamento a rischio è semplicemente quello di
"esistere" in un contesto nel quale il traffico procede ad una velocità media
ben superiore a quelle loro possibili "manifestandosi" all'improvviso davanti al
veicolo più veloce ad esempio in una curva priva di visuale. La cognizione con
cui parlo di queste cose deriva anche dall'utilizzo quasi quotidiano che faccio
della bici, nonostante tutto, stando SEMPRE bene attento a non compiere le
imprudenze più comuni tra le quali quelle sopra descritte.
Incompatibilità
Nel traffico pedonale, la bici può essere utilizzata con
sicurezza esclusivamente a patto di un'estrema prudenza di condotta ma per le
sue caratteristiche dinamiche rimane comunque un veicolo che ha una sua dinamica
ben precisa, inserito in un contesto in cui ci si muove a piedi con dinamiche
ben diverse!
Nel traffico veicolare la bicicletta, mossa dal suo motore
umano e per tanto limitato ad una potenza inferiore al cavallo, non possiede
neanche lontanamente le doti di accelerazione sufficienti per trarsi d'impaccio
da una situazione di pericolo. Inoltre, come se non bastasse, il concetto di
"specchietto retrovisore" e con esso l'irrinunciabile sicurezza che conferisce
nell'informarci di cosa stia succedendo alle nostre spalle, è relegato alle
bici-giocattolo da bambini che poi, crescendo, diventeranno tanto audaci ed
irresponsabili da smontare i loro specchietti ed abituarsi a non utilizzarli mai
più. Inutile aggiungere che solo ultimamente, anche se spesso a livello di
accessorio alla moda, si cominciano a rivedere dei dispositivi d'illuminazione
sulle bici, forse perché oggi ormai alimentati a batterie invece che con la
vecchia dinamo che ci appesantiva la pedalata.
Conclusioni
Se è vero com'è vero che non esiste alcuna prova storica che da
Hitler o da chi per lui sia mai stato impartito un ordine di sterminio poi
definito "Soluzione Finale" su base etnica, pardon razziale, e ciò
nonostante si continua a parlare di Olocausto nei termini hollywodiani ai quali
siamo abituati fina da bambini (ed anche prima) è anche vero che i 2500 ciclisti
statisticamente morti negli ultimi 10 anni, andrebbero classificati
come suicidi e non come vittime del traffico, essendo le bici assolutamente
INCOMPATIBILI con i veicoli motorizzati a causa delle incolmabili differenze
dinamiche che presentano rispetto ad essi: per cui, chi ha scelto di inserirsi
con una bici in un contesto di traffico motorizzato, o ne conosce appieno gli
enormi rischi ed è un suicida, un temerario oppure un semplice imbecille.
Inoltre non è chiaro quali vantaggi debba apportare la bici alla salute quando
utilizzata respirando gas di scarico a pieni polmoni.
Soluzione
L'unica soluzione razionale per "mettere in sicurezza"
l'utilizzo della bici è riservarne la circolazione su percorsi appositamente
dedicati, le famose "piste ciclabili", e vietarne o almeno dissuaderne
fortemente la circolazione su strade pedonali o aperte al traffico
motorizzato.
In attesa di vederne realizzate in abbondanza e con tutti i
crismi in maniera da rendere sicuro e conveniente l'uso della bici, si
raccomanda a tutti gli utilizzatori indefessi di... non fare i fessi e
salvaguardare la propria pelle (e quella degli altri) adottando le opportune
norme di prudenza dettate dal semplice buon senso.
Come suggerimento, in provincia di Salerno abbiamo, lungo la
litoranea che congiunge il capoluogo ad Agropoli, un esempio lampante di come
NON vadano realizzate le piste ciclabili:
- scegliendo aree che rendano necessaria una deforestazione;
- realizzandole troppo strette e circoscritte da staccionate per poterle utilizzare comodamente ed in sicurezza nei due sensi di marcia;
- pavimentandole, anzi NON pavimentandole in maniera adeguata ovvero utilizzando materiali inerti non legati (brecciolino) tali da renderne la percorrenza pericolosa, faticosa ed a rischio bucature.
Tanto è vero che la maggioranza dei ciclisti "litoranei", loro
malgrado preferiscono utilizzare la pur trafficatissima sede stradale lasciando
la pista ai pedoni (che a rigor di segnaletica ne sarebbero esclusi), a qualche
motorino, qualche utilitaria e perfino ad un trattorino-bar ambulante che ho
avuto la sorpresa di vedere proprio oggi procedere a tutta velocità su tale
sede.
Evitando gli errori appena elencati, ci auspichiamo un fiorire
di piste ciclabili tanto sviluppate, invitanti e ben fatte da dissuadere tutti i
ciclisti dalla tentazione di farsi ammazzare sulle normali strade aperte al
traffico.
Paso
integralmente tratto da heymotard.it