mercoledì 2 maggio 2012

La bicicletta come Soluzione Finale...

...della sovrappopolazione mondiale.



In questi ultimi tempi, pressoché simultaneamente in Italia ed in Gran Bretagna, si è cominciato a parlare molto dell'incidentalità legata all'uso della bicicletta ove inserita in un contesto di traffico veicolare. In effetti se ne parla come per altri problemi affrontati dai media (di regime): senza una gran cognizione di causa, in maniera allarmistica e girando attorno al vero problema in modo da deviare l'attenzione su aspetti marginali e poco significativi. Secondo la mia esperienza stradale, formatasi nell'arco di oltre mezzo secolo on the road con i veicoli più disparati tra cui ovviamente la bicicletta, i problemi legati alla sicurezza nell'uso della bici sono pochissimi ed estremamente semplici:
  • I comportamenti "a rischio" da parte di chi la utilizza;
  • La sua assoluta incompatibilità col traffico motorizzato e non solo: anche con quello pedonale.
I comportamenti a rischio
Su questo c'è poco da dire o da dimostrare: chiunque si trovi a percorrere frequentemente un'area pedonale a piedi oppure una strada aperta al traffico alla guida di un qualsiasi mezzo motorizzato, avrà infinite occasioni di osservare come tanti ciclisti utilizzino il proprio mezzo in barba alle più elementari norme del buon senso e della circolazione, come in preda ad una strana ebbrezza o delirio d'invulnerabilità: le bici sono utilizzate con gran frequenza nelle aree pedonali a velocità (relativamente) "folli" ovvero pericolose come se la mancanza di un motore rendesse impunibili ed al di sopra delle leggi chi le guida; sono altrimenti utilizzate nelle strade aperte al traffico molto spesso senza alcun rispetto della segnaletica in generale, dei segnali d'arresto (stop, semafori) e del senso di marcia. I ciclisti cosiddetti "professionisti" in allenamento alla guida di biciclette da corsa si dimostrano essere molto spesso i meno "professionisti" di tutti nel traffico sottovalutandone il pericolo con comportamenti ad altissimo rischio come procedere in formazione di tre, quattro o più su strade strette e trafficate sulle quali il semplice buon senso imporrebbe di procedere tassativamente in fila indiana. Un altro comportamento a rischio è semplicemente quello di "esistere" in un contesto nel quale il traffico procede ad una velocità media ben superiore a quelle loro possibili "manifestandosi" all'improvviso davanti al veicolo più veloce ad esempio in una curva priva di visuale. La cognizione con cui parlo di queste cose deriva anche dall'utilizzo quasi quotidiano che faccio della bici, nonostante tutto, stando SEMPRE bene attento a non compiere le imprudenze più comuni tra le quali quelle sopra descritte.
Incompatibilità
Nel traffico pedonale, la bici può essere utilizzata con sicurezza esclusivamente a patto di un'estrema prudenza di condotta ma per le sue caratteristiche dinamiche rimane comunque un veicolo che ha una sua dinamica ben precisa, inserito in un contesto in cui ci si muove a piedi con dinamiche ben diverse!
Nel traffico veicolare la bicicletta, mossa dal suo motore umano e per tanto limitato ad una potenza inferiore al cavallo, non possiede neanche lontanamente le doti di accelerazione sufficienti per trarsi d'impaccio da una situazione di pericolo. Inoltre, come se non bastasse, il concetto di "specchietto retrovisore" e con esso l'irrinunciabile sicurezza che conferisce nell'informarci di cosa stia succedendo alle nostre spalle, è relegato alle bici-giocattolo da bambini che poi, crescendo, diventeranno tanto audaci ed irresponsabili da smontare i loro specchietti ed abituarsi a non utilizzarli mai più. Inutile aggiungere che solo ultimamente, anche se spesso a livello di accessorio alla moda, si cominciano a rivedere dei dispositivi d'illuminazione sulle bici, forse perché oggi ormai alimentati a batterie invece che con la vecchia dinamo che ci appesantiva la pedalata.
Conclusioni
Se è vero com'è vero che non esiste alcuna prova storica che da Hitler o da chi per lui sia mai stato impartito un ordine di sterminio poi definito "Soluzione Finale" su base etnica, pardon razziale, e ciò nonostante si continua a parlare di Olocausto nei termini hollywodiani ai quali siamo abituati fina da bambini (ed anche prima) è anche vero che i 2500 ciclisti statisticamente morti negli ultimi 10 anni, andrebbero classificati come suicidi e non come vittime del traffico, essendo le bici assolutamente INCOMPATIBILI con i veicoli motorizzati a causa delle incolmabili differenze dinamiche che presentano rispetto ad essi: per cui, chi ha scelto di inserirsi con una bici in un contesto di traffico motorizzato, o ne conosce appieno gli enormi rischi ed è un suicida, un temerario oppure un semplice imbecille. Inoltre non è chiaro quali vantaggi debba apportare la bici alla salute quando utilizzata respirando gas di scarico a pieni polmoni.
Soluzione
L'unica soluzione razionale per "mettere in sicurezza" l'utilizzo della bici è riservarne la circolazione su percorsi appositamente dedicati, le famose "piste ciclabili", e vietarne o almeno dissuaderne fortemente la circolazione su strade pedonali o aperte al traffico motorizzato.
In attesa di vederne realizzate in abbondanza e con tutti i crismi in maniera da rendere sicuro e conveniente l'uso della bici, si raccomanda a tutti gli utilizzatori indefessi di... non fare i fessi e salvaguardare la propria pelle (e quella degli altri) adottando le opportune norme di prudenza dettate dal semplice buon senso.
Come suggerimento, in provincia di Salerno abbiamo, lungo la litoranea che congiunge il capoluogo ad Agropoli, un esempio lampante di come NON vadano realizzate le piste ciclabili:
  • scegliendo aree che rendano necessaria una deforestazione;
  • realizzandole troppo strette e circoscritte da staccionate per poterle utilizzare comodamente ed in sicurezza nei due sensi di marcia;
  • pavimentandole, anzi NON pavimentandole in maniera adeguata ovvero utilizzando materiali inerti non legati (brecciolino) tali da renderne la percorrenza pericolosa, faticosa ed a rischio bucature.
Tanto è vero che la maggioranza dei ciclisti "litoranei", loro malgrado preferiscono utilizzare la pur trafficatissima sede stradale lasciando la pista ai pedoni (che a rigor di segnaletica ne sarebbero esclusi), a qualche motorino, qualche utilitaria e perfino ad un trattorino-bar ambulante che ho avuto la sorpresa di vedere proprio oggi procedere a tutta velocità su tale sede.
Evitando gli errori appena elencati, ci auspichiamo un fiorire di piste ciclabili tanto sviluppate, invitanti e ben fatte da dissuadere tutti i ciclisti dalla tentazione di farsi ammazzare sulle normali strade aperte al traffico.
Paso

integralmente tratto da heymotard.it