lunedì 3 luglio 2017

Preferirei di no


Splendida dimostrazione al Palio di Siena, di come un dissenso pacifico ma fermo può cambiare il mondo, o almeno il proprio destino rimanendo comunque d'esempio ai posteri.
 Il cavallo Tornasol - il cui nome appare assai simbolico - si è semplicemente rifiutato ad oltranza di schierarsi per la corsa fino a che la piazza, dopo oltre un'ora di tentativi trasmessi in diretta TV, si è decisa di fare a meno di lui e dare l'avvio alla cosiddetta "carriera" con i rimanenti 9 equipaggi.
Bartleby lo Scrivano, nell'omonimo romanzo di Melville, oppose la sua resistenza passiva fino a lasciarsi morire - e non è detto che stessa sorte non tocchi anche al cavallo dissidente - ed in questi tempi molti italiani spremuti fino all'osso dallo Stato e dalle sue Agenzie delle Uscite (dal nostro punto di vista) non trovano miglior forma di protesta che porre termine alla propria vita dirottando e quindi
sprecando contro loro stessi tutta la loro energia difensiva.
Sono circa 4000 all'anno gli italiani che evadono dalla loro disperazione uccidendosi e ciò nonostante, ancora nessun politico - tra quelli che hanno pianificato e realizzato l'attuale crisi - è stato perseguito giudizialmente per istigazione al suicidio.
Un suicidio è sempre un dramma ma appare ancor più triste quando vittime di loro stesse sono persone che avrebbero potuto indirizzare la loro reazione verso i responsabili dei loro mali, col risultato, almeno, di preservare il prossimo da una sorte simile alla loro.

Pronta, sagace e pertinente come sempre, la vignetta di Alfio Krancic dedicata al vincitore del Palio della Dissidenza: