Le prime pagine di oggi danno spazio a due eventi che hanno avuto luogo nel mondo della cosiddetta "cultura" (come se la Scienza delle Costruzioni o la Fisiologia fossero da considerare ignoranza): il Nobel assegnato a Bob Dylan e la morte di Dario Fo, anch'egli a suo tempo beneficiato dallo stesso premio internazionale.
Dario Fo |
Certo,
nel suo caso è un dubbio lecito ma non mi sento di esprimere opinioni
in che andrebbero lasciate a chi s'intende - o ha la pretesa
d'intendersi - di valutazioni in merito artistico, essendo in tale
ambito tutte discutibili.
Sappiamo
bene che il potere reale di un Presidente americano equivale più o meno
a quello di un sindaco cittadino - se non su scala più vasta - ma il
fatto che ad una presidenza tra le più interventiste della storia in
ambito bellico venga assegnato un riconoscimento per il suo impegno
nella... pace, supera qualsiasi confine della decenza. Sotto la sua
presidenza infatti, si sono perpetuate le guerre già avviate dagli USA
in Afghanistan, Iraq, Pakistan e Somalia e se ne sono avviate altre
contro Libia, Ucraina e Siria che probabilmente ci proietteranno -
rapidamente, se alla carica dovesse ascendere la guerrafondaia Clinton -
verso la Terza Guerra Mondiale.
Non c'è che dire: un bell'impegno da premiare ma con la giusta motivazione: la guerra non è pace, salvo che negli ossimori del Grande Fratello.
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Che
dire: se ho "aperto la mente" a qualcuno con le cose che ho detto, non
posso che chiudere con le parole del neo-Nobel grande poeta americano,
scritte a soli 23 anni nel suo libro Tarantula:
"Tutto ciò che posso lasciarvi è una coscienza inquieta."
Perché è noto che solo l'ignoranza delle cose impedisce di rendersi conto della realtà circostante. Solo non sapendo si possono dormire sonni tranquilli immaginando il mondo come un'immensa oasi di pace ed altruismo.
La verità fa male e la coscienza è (anche) dolore, per questo si cerca l'Illuminazione allontanandosi dalla vita reale meditando oppure credendo ciecamente a ciò che sostengono i media di regime.
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