domenica 14 agosto 2016

POTERE DUCATI


E' da molti anni che non mi occupo di corse e la mia passione per le moto è sfumata quasi del tutto ma un evento storico come quello odierno merita un commento anche da parte mia che per diversi motivi ho dedicato gran parte della mia vita a questi - per certi versi - assurdi mezzi di locomozione.

La loro assurdità, lo dico subito, consiste essenzialmente nella loro dinamica che li vede privi di equilibrio statico quando sono fermi, in equilibrio precario appena si muovono e definitivamente assettati solo quando si trovano in
velocità (*).
Forse per questo è giusto definirle "moto" essendo la loro funzionalità vincolata al movimento, più di qualsiasi altro mezzo di locomozione, escluso forse i wind-surf...  (e non sarà un caso che queste vele minimali piacciano a molti motociclisti e viceversa).

Ducati 750 GT - 1971
La Ducati, per le prima volta dall'ultima vittoria di Stoner, è tornata in grande al vertice del podio con due moto e, volendo, tre piloti!
Infatti dopo Iannone e Dovizioso, il terzo gradino è stato conquistato da Lorenzo che l'anno prossimo rimpiazzerà il vincitore di oggi nella squadra bolognese.

Probabilmente avrebbe vinto Dovi ma oggi l'azzardo del suo compagno di utilizzare, unico in griglia, le mescole soft ha pagato, complice l'inutile (col senno di poi) risparmio di gomme attuato dal primo.
In realtà sono giunti alla fine con un distacco estremamente contenuto ma lo stesso Dovizioso ha dichiarato di non aver avuto abbastanza grip per attaccare il suo compagno. Succede che una scelta azzardata paghi, più di frequente non succede ma le corse sono così, per questo non potranno mai essere uno sport "puro" se pure i Trofei monomarca, come la Moto2 del mondiale, si avvicinano molto più alla purezza sportiva ed infatti mettono maggiormente in luce le doti di guida dei singoli piloti.

Al di là di ogni valutazione tecnica o sportiva, è bello rimarcare l'aspetto emozionale che l'evento può suscitare nel cuore degli sportivi, ancor più se di vecchia data, se si considera che la Ducati è una Casa italiana che per giunta una volta era di proprietà dello Stato e che i due piloti sono anch'essi entrambi italiani: non riesco a ricordare al momento un evento simile, forse bisognerebbe risalire a qualche doppietta messa a segno da Agostini e Bergamonti con la MV ma non vorrei dire sciocchezze. Non ha molto senso che mi metta a fare una ricerca in merito, forse la farò dopo aver pubblicato l'articolo!

Fabio Taglioni, 1920-2001
In un'occasione come questa, come non accennare al padre del sistema desmodromico Ducati che, ricordiamo, non costituisce per la Casa un'esclusività tecnica dato che il brevetto del meccanismo risale alla prima metà del '900 da parte di una Casa automobilistica, mi pare la Mercedes.
In ogni caso, solo grazie all'estro dell'Ingegner Taglioni questo sistema di comando applicato alla distribuzione è ancora vincente e si è legato strettamente, nell'immaginario collettivo, al marchio Ducati.

A qualche appassionato potrà sembrare strano che ponga l'accento più sulla marca delle moto che sulla prestazione dei piloti ma - parafrasando il regista Hitchcock quando parlava di attori - i piloti nelle corse sono "carne da macello"  mentre le Case restano. Ed io ero appassionato di moto, non di piloti anche perché questi erano e sono quasi invariabilmente maschi... .
Anche per questo ho ritenuto inutile sottolineare il 4° posto conquistato da Rossi, il 5° di Marquez e l'ottimo 6° posto conseguito da Vinales con la Suzuki: oggi il motorismo sportivo è già seguito da un numero sufficiente di media e professionisti e quindi un mio commento sportivo sarebbe irrilevante.

*) Appunto fisico
Non è vero, come pensano in molti, che le moto si reggano in piedi grazie all'inerzia generata dall'effetto giroscopico delle ruote (e di tutte le altre masse rotanti su assi trasversali come spesso succede per motore, volano e cambio-frizione). Questa inerzia contribuisce solo alla stabilizzazione del veicolo in velocità. In realtà le moto in marcia si reggono in equilibrio quasi esclusivamente grazie alle continue (soprattutto a bassa velocità) correzioni al manubrio che il pilota effettua a livello semi o più precisamente subcosciente (il livello corretto con cui si guida un veicolo).
Neanche un suo spostamento sulla moto ottiene un effetto significativo sull'assetto del veicolo, perché manca fisicamente un "punto d'appoggio" a qualsiasi leva si voglia applicare al sistema, a meno di non mettere un piede a terra o fare sufficiente "vela" con una gamba!
Una stabilizzazione inerziale giroscopica non sarebbe comunque in grado di riportare il veicolo in assetto ove disturbato (ad es. dal vento laterale) ma anzi lo stabilizzerebbe nel nuovo assetto. Solo una correzione effettuata col manubrio permette di variare l'assetto.
A riguardo ricordo di essere rimasto per un momento interdetto - per non dire spaventato - la prima volta che mi trovai ad affrontare molto piegato una curva a circa 230Km/h con una Honda VFR750 nel corso di una prima sessione di prove libere sul velocissimo circuito di Pergusa (EN). Non mi aspettavo infatti che al momento di raddrizzare la moto in uscita di curva (ero ormai in 6a piena) avrei avvertito in maniera così forte l'inerzia spaziale consolidatasi durante la piega. Nella curva di cui parlo, infatti, con la mia moto si entrava in 4a e si usciva in 6a mantenendo la moto in piega costante e rimasi sopreso dalla forza da applicare al manubrio per raddrizzarla.
Questa appena descritta è una situazione tipica in cui si possono apprezzare i vantaggi, in termini di facilità nel cambiare inclinazione, di ruote particolarmente leggere e di meccaniche trasversali del tipo BMW boxer e sogliola o Moto Guzzi a V, non generando, queste meccaniche, quasi nessuna inerzia spaziale in senso trasversale.