sabato 6 maggio 2017

Sicurezza stradale: una legge che ci vorrebbe

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Il recente tragico incidente stradale in cui ha perso la vita un noto campione di ciclismo, costituisce un'ulteriore conferma della necessità - più volte auspicata in queste pagine - di disciplinare con cognizione di causa e severità la circolazione di veicoli non motorizzati immessi nel normale traffico veicolare.
Non si comprende infatti come, in un'Italia in cui si introducono nuovi assurdi divieti ogni giorno, non si sia pensato a vietare la circolazione stradale di veicoli dotati di una dinamica non solo incompatibile con la realtà odierna dei flussi veicolari ma anche con lo sviluppo tecnologico.
Al giorno d'oggi, è demenziale che un veicolo in circolazione possa procedere in salita a passo d'uomo ed andare in giro privo di specchi retrovisori ed un adeguato impianto di illuminazione e segnalazione: chi lo permette è un
irresponsabile!

Italia prossima ventura
L'uso utilitario delle biciclette può andare bene in un Paese povero, in cui la gente non può permettersi altro ma l'Italia, nonostante le sinistre post-craxiane al governo abbiano creato ormai circa 9 milioni di poveri, rimane sempre uno dei Paesi più ricchi e benestanti del mondo, ancora fortemente produttivo anche se in forte picchiata verso un totale disastro economico e sociale. Ed in un Paese produttivo, è assurdo e controproducente che la gente si sposti in bici in mezzo al traffico perdendo tempo, salute, rischiando la vita ed affliggendo quella di chi per strada transita per lavoro o per svago.

Il deserto del Mugello
L'uso sportivo delle biciclette - ricoprendo una valenza ludica - andrebbe ancor più disciplinato e limitato ad appositi impianti sportivi: si spendono cifre colossali per supportare passatempi demenziali come i giochi a palla e si è restii ad investire nello sport: più velodromi e meno stadi!
Ma anche degli impianti sportivi esistenti si potrebbero vantaggiosamente impiegare per una sana pratica del ciclismo sportivo: tutti gli autodromi!
Infatti tali costosissimi impianti potrebbero essere tranquillamente utilizzati per gli allenamenti ciclistici senza apportare alcuna modifica e con vantaggio per i costi di gestione che potrebbero essere integrati dal ciclismo. Quasi tutti gli autodromi sono completamente inutilizzati durante la settimana e potrebbero benissimo aprire alle bici creando un nuovo indotto e permettendo la pratica di questo sport in tutta sicurezza lontano dalle strade aperte al traffico. Alcuni di essi - ma in Italia in pratica solo il Mugello - godono di certo andamento altimetrico che può tornare utile per gli allenamenti ma questo non esclude, se l'idea fosse presa seriamente in considerazione, la possibilità di costruire degli appositi circuiti in salita concepiti in modo da poter essere utilizzati sia dalle bici che, più occasionalmente, da mezzi motorizzati allo scopo di disputare gare in salita in tutta sicurezza e senza la necessità di dover chiudere temporaneamente le strade e provvedere al posizionamento di strutture di protezione. Circuiti di lunghezza complessiva di una ventina di km potrebbero essere perfetti per la pratica di tutti e tre gli sport: ciclismo stradale, gare in salita per moto, gare in salita per le auto ed inoltre potrebbero comprendere, all'interno del loro tracciato, anche circuiti di fuoristrada diversamente concepiti per tutti e tre i tipi di veicoli ed anche per i quad!

Un vero sogno sportivo da cui è necessario svegliarsi perché siamo in Italia, dove l'ignoranza diffusa ed il Pensiero Unico "vedono" solo il calcio, i ciclisti continueranno a circolare impuniti e pericolosi sulle strade aperte al traffico e delle leggendarie gare in salita bisognerà prima o poi fare a meno, o trasferirsi in Francia.

La magia delle gare in salita - a bordo con uno specialista: