lunedì 1 ottobre 2018

Non c'è spazio per tutti.

Il titolo potrebbe far presupporre una tirata contro l'importazione criminale di giovani maschi stranieri da mantenere nullafacenti e spesso delinquenti a spese dello Stato ma non parlerò di questo. Lo spunto nasce da un recente incidente di caccia che ha comportato la morte di un ragazzo impegnato nel suo trekking andandosene però tranquillamente a spasso in una zona aperta all'attività venatoria. Probabilmente era anche abbigliato in maniera mimetica ovvero in armonia con i colori della natura e si aggirava nel bosco cercando di non disturbare la fauna, atteggiamenti adottati generalmente entrambi da noi tutti amanti della vita nella natura.
MA, e sottolineo "ma", bisogna tener sempre presente che il mondo è di tutti e ognuno di noi deve fruirne pensando di non essere solo al mondo. In Italia abbiamo già una regolamentazione venatoria tra le più articolate e restrittive al
mondo. Le aree in cui si può praticare la caccia sono relativamente limitate ed i periodi previsti sono variabili a seconda delle specie cacciate e generalmente comprese tra la terza domenica di settembre fino al 31 gennaio dell'anno successivo, escluse le giornate di martedì e venerdì e solo in orari diurni.
A conti fatti in base alle limitazioni sopra esposte, solo in determinate zone del Paese ben individuate da una serie ininterrotta di cartelli posti uno in vista dell'altro quando ci si addentra in un territorio, c'è il rischio di trovarsi in una zona destinata alla caccia ma solo di giorno e per non oltre 99 giorni all'anno quando la terza domenica di settembre capita il giorno 15. In pratica, considerando i soli orari diurni, i cacciatori hanno a disposizione per le loro attività solo circa un ottavo della durata solare di ogni anno. Possibile che a qualcuno venga in mente di praticare altri tipi di attività all'aria aperta proprio in tali periodi?!?
Personalmente, così come scelgo prudentemente di NON usare la bicicletta su strade aperte al normale traffico veicolare, evito di praticare il trekking nelle zone, nei periodi e nelle ore in cui viene praticata la caccia, ritenendo le due pratiche incompatibili tra loro e giudicando sconsiderato chi non tiene conto di questa realtà.
Per altro, l'Italia è piena di meravigliosi parchi in cui è vietata qualsiasi attività venatoria: perché pretendere di invadere le poche zone vocate alla caccia durante il suo esercizio? 
Non dirò che il ragazzo se l'è andata a cercare, come penso facciano tutti coloro che pretendono di usare la bici sulle strade aperte al traffico ma è pur vero che ha pagato con la vita la sua imprudenza. Ed ha creato non pochi problemi giudiziari all'avventato cacciatore, così come i ciclisti rischiano di fare - e fanno spesso - con i legittimi utenti delle strade. La colpa non è delle doppiette, come qualcuno vuole far credere strumentalizzando episodi del genere per le sue personali campagne di disarmo, ma del contesto di utilizzo. Se così non fosse, in qualsiasi caserma avverrebbero stragi giornaliere, e solo perché sono piene di armi... .