Avete presente quelle amicizie che rimangono intatte anche quando le contingenze delle vite di ognuno di noi impediscono di frequentarsi con la regolarità di un tempo?
G. Russo, Gei Ar per gli amici |
Non è il primo della serie ma è il primo amico per importanza a privarmi della sua presenza in questo mondo. Se n'è andato a seguito di complicazioni insorte pochi mesi dopo un trapianto cardiaco "perfettamente riuscito".
E' fuori luogo indugiare in particolari della sua vita privata ma lo ricordiamo tutti per le sue doti umane, e se gli affibbiammo - tra amici - l'appellativo di "sfrenato" è per via della sua irrefrenabile voglia di vivere anche al di fuori dei limiti imposti, proponimento purtroppo molto
difficile da attuare nel contesto in cui ha vissuto.
difficile da attuare nel contesto in cui ha vissuto.
Il suo stile innato, che lo faceva sembrare appartenente ad una classe sociale di livello superiore, ci portò anche a chiamarlo Gei Ar, in riferimento al personaggio di J.R. della serie televisiva Dallas in auge in Italia negli anni '80, soprattutto dopo che, durante il servizio militare, si fece ricamare il logo G.Russo sulle sue magliette e camicie civili.
Un post dedicato a lui in questo blog non è del tutto fuori luogo perché guidava molto bene sia auto che moto anche se non ha avuto la possibilità di dare pieno sfogo a questo suo talento.
Nutriva una passione discreta per le auto ma anche per le moto, quest'ultima inibita dalla famiglia dopo un paio di fratture procuratesi in altrettanti incidenti col suo Gilera TG1. E fu proprio per non indurre preoccupazioni in casa, che mise fine alla sua "carriera" di utente motociclistico anche se continuava a guidare con piacere le moto che occasionalmente gli venivano offerte in prestito.
In particolare, decise che le moto non gli interessavano più dal momento in cui fu introdotto l'obbligo del casco: fu una bella scusa con la sua coscienza.
Almeno in un'occasione ci ritrovammo insieme a visitare, con altri amici, uno dei primissimi Motor Show di Bologna ed abbiamo condiviso tante, memorabili scorrazzate, non solo automobilistiche.
Negli sport motoristici, condividevamo l'ammirazione per i campioni motociclistici dalla guida pulita come, alla sua epoca, Eddie Lawson e, per quanto riguarda la Formula 1 automobilistica, piloti creativi come Gilles Villeneuve. A riguardo, non è un caso che entrambi cessammo di appassionarci tanto alla F1 a partire dall'8 maggio 1982, il giorno dell'incidente mortale del famoso pilota canadese.
Gilera TG1 125cc - 1977 |
Nutriva una passione discreta per le auto ma anche per le moto, quest'ultima inibita dalla famiglia dopo un paio di fratture procuratesi in altrettanti incidenti col suo Gilera TG1. E fu proprio per non indurre preoccupazioni in casa, che mise fine alla sua "carriera" di utente motociclistico anche se continuava a guidare con piacere le moto che occasionalmente gli venivano offerte in prestito.
In particolare, decise che le moto non gli interessavano più dal momento in cui fu introdotto l'obbligo del casco: fu una bella scusa con la sua coscienza.
Almeno in un'occasione ci ritrovammo insieme a visitare, con altri amici, uno dei primissimi Motor Show di Bologna ed abbiamo condiviso tante, memorabili scorrazzate, non solo automobilistiche.
Negli sport motoristici, condividevamo l'ammirazione per i campioni motociclistici dalla guida pulita come, alla sua epoca, Eddie Lawson e, per quanto riguarda la Formula 1 automobilistica, piloti creativi come Gilles Villeneuve. A riguardo, non è un caso che entrambi cessammo di appassionarci tanto alla F1 a partire dall'8 maggio 1982, il giorno dell'incidente mortale del famoso pilota canadese.
Ora sfrénati in pace fuori dalla tua veste mortale, Gerardo: non hai più limiti, puoi finalmente volare alto come volevi, il nostro spirito vola con te.
La Via dell'Eccesso conduce al Palazzo della Saggezza
[William Blake]
§§§
In questa triste occasione, mi preme ribadire che la Medicina dovrebbe smetterla di pasticciare col corpo umano pretendendo di adattarvi ricambi non originali e ciò nonostante aspettarsi che funzionino senza dare problemi.
Mi si perdoni la metafora, visto che siamo in un blog di estrazione motoristica.
Avrebbe un senso trapiantare organi dotati dello stesso DNA del ricevente, quindi coltivati in vitro a partire da cellule staminali come già si comincia a fare con la pelle, ma ne ha molto meno utilizzare tessuti che l'organismo prima o poi riconoscerà come estranei, magari in un momento di "lucidità" funzionale dovuta ad una carenza di inibizione da parte dei farmaci immunosoppressori, gli stessi farmaci - irrinunciabili per i trapiantati da espianti - che espongono il loro organismo a tutte le infezioni possibili.
Ritengo i trapianti da donatori una delle più grandi sconfitte della Medicina, fatti salvi i progressi conseguiti nelle tecniche chirurgiche.
Di conseguenza, la ricerca scientifica dovrebbe, anzi dovrà essere orientata unicamente sulle colture di organi in vitro e sulla possibilità assistita che l'organismo riesca a rigenerare i suoi tessuti danneggiati. In entrambi i casi non si tratta di fantascienza ma di prospettive molto plausibili, stanti i risultati conseguiti negli ultimi tempi.
A contrastare la ricerca, c'è però il grande affare (più o meno criminale) degli espianti.
Approfondimenti: