venerdì 23 settembre 2016

Un brutto segnale per l'economia ed il benessere: il downsizing


Che il PIL non rifletta assolutamente il nostro livello di benessere né di progresso, è cosa risaputa da tutti gli economisti e da una parte dell'opinione pubblica, sicuramente più vasta dopo il famoso discorso di Robert Kennedy che probabilmente giustificò la sua condanna a morte.

Il Prodotto Interno Lordo, infatti, è un dato tecnico che ha una rilevanza prevalentemente in ambito finanziario ovvero per un capitalismo che funziona solo se continua ad espandersi e genera profitti virtuali sganciati dall'economia reale, con delle dinamiche molto simili a quelle tipiche del gioco d'azzardo.
Ma in ambito economico, quello che ci riguarda da vicino, il valore del PIL è estremamente relativo alla sua composizione. Nel discorso citato, il mancato
presidente americano spiegava alla gente con parole semplici che, sostanzialmente, esso comprende anche le sbarre alle finestre e le serrature di sicurezza prodotte ed acquistate perché il mondo fuori è poco sicuro, le spese per aumentare la ricettività delle carceri, un numero indefinibile di altre incombenze negative e, non ultimo, l'indotto economico generato dalle guerre e dalle ricostruzioni nelle quali, guarda caso, gli USA sono sempre in prima linea. Magari condividono con altri Paesi i fronti di guerra ma sul fronte delle ricostruzioni sono sempre davanti a tutti.

Lamborghini Huracàn - 2014
Nell'ambito della perseguimento di un PIL sempre più elevato, rientra anche la pratica (criminale) dell'obsolescenza programmata dei prodotti, il loro rinnovo forzato mediante leggi che obblighino a determinate omologazioni - sempre nuove e sempre più severe, basate spesso su criteri insignificanti come l'emissione dell'innocua CO2.
Il mercato automobilistico, oserei dire a livello planetario, sta vivendo un periodo di "ridimensionamento" nel vero senso della parola, non riferito ai numeri circolanti ma proprio alle dimensioni fisiche dei veicoli.
Non solo il Mercato profonde il suo impegno a decantare i vantaggi offerti dalle sue auto dalle dimensioni sempre più risicate ma il regime fiscale, ad esso assoggettato e funzionale, lavora da anni per scoraggiare l'acquisto e la "detenzione" (con effetto quindi retroattivo) di automobili di alta cilindrata e potenza.
C'è da dire però, che a fronte di questo fenomeno, il mercato delle supercar esclusive è in costante crescita, a sottolineare la sempre maggiore sperequazione tra la classe abbiente e quella una volta definita proletaria.
Una volta, la tassazione dei veicoli era dovuta in base al loro effettivo utilizzo su strada e non solo al possesso, inoltre era proporzionale alla cilindrata del motore, un parametro relativamente insignificante se il criterio fosse quello di tassare maggiormente le persone più abbienti.
Con questo sistema di tassazione infatti, la auto usate di grossa cilindrata non le vuole più nessuno per cui il loro valore cala drasticamente. Succede quindi che un utente poco abbiente possa permettersi di acquistare solo un'auto che consuma e costa tanto di manutenzione!
Si ripresenta quindi una considerazione già esternata su queste pagine e quelle del blog gemello de I Truffatori: risparmiare è un lusso da ricchi.
Successivamente, il criterio di tassazione fu basato sul parametro della potenza di omologazione, vista anche la crescita di rendimento dei motori moderni. Ma già si era assistito al fenomeno della diffusione di auto di dimensioni medio-grandi mosse da motori sempre più piccoli e spinti, di scarsa durata ed affidabilità, perfetti nell'ottica di un'obsolescenza programmata. Dopo averci ridotto i motori, ora vogliono rinchiuderci in delle scatolette.

FIAT Nuova 500 - 1959
Il downsizing - o ridimensionamento al ribasso - delle auto costituisce un segnale negativo sotto diversi aspetti: il ritorno ad un livello di benessere inferiore a quello conquistato negli anni; la riduzione - di valore anche simbolico - degli spazi vitali privati, fenomeno accompagnato e sottolineato dalla costante riduzione delle libertà e dei diritti civili; la volontà precisa di non lavorare sui presupposti del traffico ma sulla miniaturizzazione dei veicoli per attenuare i fenomeni negativi da esso generato; la minore sicurezza passiva in caso d'incidente: dubito che per quanto sia ingegneristicamente all'avanguardia, in uno scontro frontale una SMART risulti protettiva quanto una vecchia Jaguar XJ, una Citroen DS o un'Audi 100; se non altro perché erano dotate di cofani e sbalzi anteriori lunghi quasi quanto l'intera scatoletta tedesca.
Ci eravamo liberati solo da poco - anche per colpa di un'ancor nutrita schiera di estimatori masochisti - dell'immonda vetturetta passata alla storia come "Nuova FIAT 500" ma ora stanno facendo di tutto per rinchiuderci nuovamente in trappole simili, ritrasformandoci in un popolo di sardine in scatola.



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